Il cranio invaso da maxi tumore, le viene ricostruito in laboratorio: a Livorno il rivoluzionario intervento
Una donna toscana affetta da un meningioma diploico del diametro massimo di 20 centimetri: «Se n’è accorta la mia parrucchiera pettinandomi»
LIVORNO. Se li ricorda benissimo – e con quel che ha passato non può certo dimenticarli – quei giorni immediatamente successivi alle dimissioni dall’ospedale. «Mi muovevo come una lepre, mi sembrava di essere un’altra persona. Una gioia mai provata in tutta la mia vita. Ora sono una persona assolutamente normale, devo solo stare attenta a non compiere grandi sforzi e a non stare troppo tempo con la testa rivolta verso il basso».
Chi parla è Sandra Picchi. Ha 78 anni, è sposata con un figlio, abita a Lammari (nel comune di Capannori) ed è una ex dipendente del Comune di Lucca. Si considera una miracolata e per certi versi ha perfettamente ragione. Il miracolo le è stato confezionato in sala operatoria, nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Livorno diretto dal dottor Orazio Santonocito, che nei mesi scorsi, insieme alla sua équipe le ha tolto dal cranio un tumore benigno del diametro massimo di ben venti centimetri.
«E pensare – aggiunge Picchi – che non avevo alcun sintomo. Non avevo alcun dolore. È stata la mia parrucchiera ad accorgersi che c’era qualcosa di strano e di allarmante. Un giorno, mentre mi stava pettinando, si fermò improvvisamente e mi disse: “Qui c’è qualcosa che non va, è come se nella testa tu c’avessi un gigantesco bernoccolo”».
Dopo pochi giorni la terribile diagnosi in seguito a una risonanza eseguita all’ospedale San Luca di Lucca: voluminoso meningioma diploico gigante del diametro massimo di circa 20 centimetri. «I meningiomi – ci spiega il dottor Santonocito, direttore dell’unità operativa di Neurochirurgia dell’ospedale di Livorno, a cui la pensionata lucchese si è rivolta su consiglio di altri medici e di alcuni amici – sono tumori benigni ad origine delle meningi, a lenta crescita. In questo caso il meningioma originava dal tessuto osseo della teca cranica al vertice in corrispondenza dell’osso parietale, cioè nella parte più alta del cranio e determinava una notevole deformazione del cranio nella parte coperta dai capelli, di cui si era appunto accorta la parrucchiera della paziente. Le particolarità di questo caso sono rappresentate dalle enormi dimensioni e dal fatto che nel corso della sua crescita il meningioma aveva invaso tutte le strutture anatomiche man mano che le incontrava e cioè le meningi, il seno sagittale superiore che risultava totalmente invaso per una estensione di circa 15 centimetri e il tessuto cerebrale in aree particolarmente eloquenti dal punto di vista funzionale in quanto responsabile della funzione motoria».
C’era da far presto. C’era da intervenire chirurgicamente senza perdere troppo tempo. «La strategia chirurgica – continua Santonocito – prevedeva l’asportazione di tutto l’osso del cranio infiltrato e interessato dalla patologia, resezione che va oltre i limiti della patologia stessa per essere certi di asportarlo integralmente per un’estensione di oltre 20 centimetri con la conseguente necessità di ricostruire la volta cranica attraverso la preparazione di una cranioplastica custom-made, cioè una porzione di teca cranica perfettamente corrispondente alla porzione patologica asportata, costruita preventivamente e appositamente in laboratorio con metacrilato, che è una resina ad alta biocompatibilità».
Un complesso, delicatissimo, eccezionale e rivoluzionario intervento chirurgico, destinato in qualche modo a fare scuola. «La realizzazione della plastica – spiega ulteriormente il primario dell’ospedale livornese – avviene infatti simulando l’intervento e utilizzando sofisticate tecniche di neuronavigazione computerizzata». Una tipologia d’interventi che, proprio per la sua elevata difficoltà, è gravata da un alto rischio di complicanze che vanno dalla morte all’invalidità permanente e possono pertanto essere eseguiti soltanto in centri di Neurochirurgia ad elevati volumi di trattamento di casi ad alta complessità.
Nel corso dell’operazione, durata circa dieci ore, eseguito dallo stesso dottor Orazio Santonocito e dalla dottoressa Claudia Scudieri, il tumore è stato asportato completamente, inclusa la porzione che invadeva il seno sagittale superiore. «Il seno sagittale superiore – sottolinea il neurochirurgo – è un importante collettore venoso che raccoglie la maggior parte del sangue refluo dell’irrorazione vascolare cerebrale. Questo è stato poi ricostruito con una complessa tecnica microchirurgica ristabilendone la piena pervietà. Il meningioma è stato separato dalla corteccia cerebrale e asportato. La paziente ha avuto un decorso post-operatorio regolare, è stata dimessa nella settima giornata post-operatoria ed è ritornata al suo domicilio senza alcun deficit neurologico. Ha ripreso con gradualità una vita del tutto attiva e normale».
E Sandra Picchi conferma: «Nei giorni seguenti l’operazione ho solo dormito tanto (si mette a ridere, ndr) . Mai stata dolorante, solo un po’di stanchezza e di sonnolenza. Poi, mi sono ripresa alla grande. Io sono stata fortunata e i medici, a partire ovviamente dal dottor Santonocito, sono stati esemplari. Bravissimi nell’affrontare e vincere una sfida molto complicata».
Giusto rendere merito all’intera équipe protagonista della maratona di dieci ore in sala operatoria. I chirurghi erano Orazio Santonocito e Claudia Scudieri, gli anestesisti Rosaria Alessi e Riccardo Adami, gli strumentisti Antonella Cicchitti e Nicole Le Painteur, gli infermieri Sara Lucarelli e Christian Cioce, l’infermiere di anestesia Stefano Baldanzi. Tra le loro mani è passato il trionfo della buona sanità.
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