Il Tirreno

Toscana

Fine vita

Daniele Pieroni, primo toscano a scegliere il suicidio assistito: la malattia, le sue ultime ore e il "testamento" del poeta

di Federico Lazzotti

	Daniele Pieroni 63 anni, poeta e scrittore, primo toscano ad aver avuto accesso al suicidio medicalmente assistito dopo l’approvazione della legge
Daniele Pieroni 63 anni, poeta e scrittore, primo toscano ad aver avuto accesso al suicidio medicalmente assistito dopo l’approvazione della legge

Affetto da una forma grave di Parkinson, lo scrittore ha intrapreso un percorso lucido e sofferto. Il racconto di chi lo ha accompagnato: «Gli ho augurato buon viaggio, lui mi ha sorriso e mi ha detto: “Grazie”»

4 MINUTI DI LETTURA





«La morte non spaventa l’anima perché non la disunisce dal lungo respiro del mondo, anzi è “cosa bella” perché concede una visione del sublime che agli occhi non riesce». Daniele Pieroni, 63 anni, poeta, scrittore e intellettuale, primo toscano ad aver avuto accesso al suicidio medicalmente assistito dopo l’approvazione della legge regionale, raccontava così la sua idea di fine, di separazione tra corpo e spirito. Di aldilà. In altre parole: la sua scelta.

È in uno dei suoi libri che scrive il testamento di “Piero”, non una guerra ma una battaglia moderna e civile: un viaggio anche doloroso verso i diritti, consapevole e liberatorio per arrivare in «un’altra dimensione». Poiché «l’anima – aggiunge – conosce già l’esperienza del distacco, cosa voglia dire entrare in una stanza, spogliarsi d’ogni paramento, per far ingresso in una successiva, dove la disposizione muta e si stempera il legame con le cose». L’idea di quella stanza è diventata realtà alle 16, 47 del 17 maggio scorso, dentro l’abitazione di Chiusi, in provincia di Siena, dove il poeta viveva. È tra queste mura che Daniele ha lasciato una dimensione che non sopportava più, fatta di malattia, privazioni e attese, per entrare in un luogo dal quale non si torna indietro, ma dal quale si spera di poter andare ovunque.

Racconta Felicetta Maltese, coordinatrice della cellula toscana dell’Associazione Luca Coscioni che ne ha seguito il percorso fin dall’inizio: «Quando è arrivato il momento di salutarci gli sono andata vicino e gli ho augurato buon viaggio. Lui mi ha sorriso e mi ha detto: “Grazie”. Nei suoi occhi ho percepito serenità, una specie di liberazione da parte di una persona poetica e ironica che fino all’ultimo temeva che qualcosa non andasse per il verso giusto. Se ho visto un ripensamento, un dubbio nel suo sguardo? Sono la prima a cercare quel segnale per capire se la persona è convinta o se tentenna per la paura. Sono sentimenti umani e comprensibili. Ma in Daniele questo non c’è stato». È la stessa Maltese a ripercorrere la storia sanitaria e umana dello scrittore. A cominciare dalla scoperta della malattia, un forma molto aggressiva e degenerativa di Parkinson, era il 2008, ma soprattutto quello che gli accaduto nel 2021. «È andato all’ospedale di Careggi e vista la sua situazione di salute i medici hanno ritenuto opportuno innestare una sonda per l’alimentazione artificiale. Da allora la sua giornata era strutturata in funzione dell’alimentazione: solo tre ore di autonomia nell’arco di una giornata. Questo per lui ha significato l’obbligo di restare a casa e di non potersi muovere. Con un peggioramento fisico evidente».

È l’anno in cui Pieroni vince il “Premio Montale Fuori di casa” nella sezione poesia. Si legge nelle motivazioni del riconoscimento: «È un combattente nello spirito e nell’impegno poetico che non nasconde mai la sofferenza del resistere, come la forza insita nel dolore che gli permette di manifestarsi con semplicità. Infatti i periodi della sua poetica sono vigorosi e puntuali: semplici nella loro forma e sostanza. Trasmettono le difficoltà di una vita, il timore di un dopo incerto con il candore di chi non ha niente di nascosto o celato». È anche la filosofia attraverso la quale, due anni dopo, contatta l’associazione Luca Coscioni e avvia la richiesta di suicidio assistito. «La procedura – ricorda Maltese – prevede un colloquio con un medico. Venne una dottoressa delle Palliative che lo convinse a fare un tentativo con la terapia del dolore. Fu un anno di sedute tra Arezzo e Montepulciano che al contrario, hanno peggiorato la situazione».

È qui che Daniele torna indietro per andare avanti senza voltarsi più: «Inizialmente – ricorda chi lo ha seguito -temeva che dopo aver rinunciato alla prima richiesta non potesse farne una nuova». Il 25 febbraio la domanda per accedere al suicidio medicalmente assistito viene protocollata, il 22 aprile l’ok del medico dell’Asl che doveva verificare che ci fossero tutte le condizioni previste dalla Corte Costituzionale. Sono le ultime mattine di Daniele in giardino: sole, silenzio, aria fresca. L’arrivo delle dottoresse che hanno risposto all’appello dell’Asl per seguirlo è l’ultima casella. C’è l’autoiniezione e infine «la luce, il suo trascolorare, che non è per l’anima la fine di tutto il precipitare in una notte oscura ma solo l’entrata in una dimora più ampia, resa sublime da un colore più quieto», quello che aveva immaginato Daniele.
 

La notizia del momento
La guerra

Israele attacca l'Iran, colpiti siti nucleari e vertici militari. Teheran risponde: lanciati 100 droni – Video

Sani e Belli