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Il caso

Nuovo codice della strada, può cambiare la norma sulle droghe: i dubbi della Corte costituzionale e le possibili modifiche


	Può cambiare la norma sulle droghe nel nuovo codice della strada
Può cambiare la norma sulle droghe nel nuovo codice della strada

La nuova norma punisce chi risulta positivo ai test, anche senza alterazione alla guida. Una giudice solleva dubbi di costituzionalità

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Il nuovo Codice della strada, promosso dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, finisce sotto la lente della Corte costituzionale. Al centro delle contestazioni c'è la controversa norma che sanziona chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti, anche in assenza di uno stato di alterazione psicofisica.

Il giudice

A sollevare ufficialmente la questione è stata la giudice per le indagini preliminari di Pordenone, Milena Granata, che ha trasmesso il caso ai giudici costituzionali. Il motivo? L’attuale formulazione della legge punisce automaticamente chi risulta positivo a un test, senza tener conto del reale stato della persona al momento della guida. Le sanzioni previste sono pesanti: arresto fino a un anno, multa fino a 6mila euro e sospensione della patente per due anni.

La nuova regola

La modifica normativa ha infatti eliminato ogni riferimento allo stato di alterazione psicofisica, che in passato era requisito essenziale per configurare l’illecito. In sostanza, prima si sanzionava il comportamento pericoloso, ora basta che una sostanza venga rilevata nell’organismo – anche se assunta giorni prima e non più attiva.

Il caso

A sollevare il caso è stata una donna fermata alla vigilia di Natale 2024 dopo un incidente lieve. In ospedale, il test del sangue ha dato esito negativo, mentre quello delle urine è risultato positivo alla codeina, un oppiaceo contenuto in un farmaco che la donna assumeva regolarmente con prescrizione medica. Lei stessa ha dichiarato di aver preso l’ansiolitico e il farmaco dopo il sinistro, ma anche se l’assunzione fosse avvenuta prima, la presenza nel solo test urinario, secondo molti esperti, non sarebbe prova sufficiente di alterazione alla guida.

Il nodo

Il nodo, infatti, è proprio nella permanenza della sostanza nelle urine, dove può rimanere anche per settimane, mentre nel sangue scompare nel giro di 48-72 ore. Tuttavia, la nuova legge non prevede più alcuna distinzione: se un test risulta positivo, scattano automaticamente le sanzioni, a prescindere dagli effetti reali sul comportamento del conducente. Il caso non è isolato. Già in passato, il provvedimento era stato contestato per i suoi effetti su pazienti che assumono cannabis terapeutica. In un episodio simile, un’insegnante si è vista ritirare la patente nonostante un uso regolare e controllato del farmaco. In quell’occasione, l’associazione Meglio legale ha promosso un ricorso per sollevare il dubbio di legittimità costituzionale della norma. Ora che un tribunale lo ha fatto ufficialmente, si apre un fronte delicato per il governo.

Attesa per la decisione

La Corte costituzionale dovrà decidere se la legge così com'è rispetta i principi fondamentali della Carta. Se ritenuta in contrasto con i diritti garantiti dalla Costituzione, la norma potrebbe essere dichiarata invalida e costringere l’esecutivo a rivedere l’impianto della riforma.

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