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Il tema

In Italia un ragazzo su dieci ha rapporti prima dei 13 anni, ma la scuola ignora il tema (con qualche eccezione)

di Filippo Ruggeri *

	(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

La città di Milano ha siglato un accordo con l’azienda che commercializza i preservativi Durex: progetti anche in Toscana

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A livello internazionale l’educazione sessuale è al centro di un acceso dibattito da anni. Tabù e costrutti sociali ostacolano da sempre la possibilità di introdurre nel sistema scolastico, utopicamente sin dalle elementari, un programma di educazione sessuale e affettiva per scoprire e rispettare il corpo umano e le proprie emozioni. In Italia solo la città di Milano sembra dimostrarsi all’avanguardia, avendo siglato un accordo valido per l’anno scolastico 2024/2025 con Reckitt Benckiser Healthcare, azienda che commercializza il marchio di preservativi Durex, per far fronte alla dilagante disinformazione tra i più giovani.

I dati su cui si basano le decisioni del capoluogo lombardo parlano chiaro: un ragazzo su 10 ha rapporti sessuali prima dei 13 anni. L’approccio a sessualità e affettività è dunque sempre più precoce e spesso inconsapevole. Per questo il Paese dovrebbe andare verso un ampliamento degli orizzonti dell’educazione. D’altro canto però, l’attuale governo è supportato e incitato dall’associazione Pro Vita e Famiglia che rivendica l’emanazione di leggi proposte nel programma elettorale, contrarie ai temi gender e alla formazione a scuola dei giovani sul piano affettivo. Il portavoce dell’associazione, Jacopo Coghe, ricorda a Meloni di dover rispondere alla propria base elettorale.

L’associazione si è mobilitata con la campagna “Mio figlio no” per assicurare che l’educazione affettiva e sessuale dei giovani sia di diretta pertinenza dei genitori, evitando quella che definisce “propaganda gender”, un espediente retorico per prendere posizione contro i diritti Lgbt e contro il femminismo, ritenendo che possano “indottrinare” i giovani. Nonostante sul piano legislativo il governo non abbia ancora portato avanti alcuni dei punti più radicali del proprio programma, l’educazione, la conoscenza e la consapevolezza di sé e degli altri non sembrano essere l’arma scelta in passato da Fratelli d’Italia contro femminicidi, abusi e contro il sempre più precoce contatto con la sessualità delle nuove generazioni. La lotta alla “propaganda gender” appare come un pretesto per oscurare sempre più i tanto delicati temi dell’affetto, della volontà altrui, del rispetto reciproco e del proprio corpo.

Le scuole

Per questo, attendendo chiare direttive ministeriali per tutelare il futuro dei giovani, Milano ha portato nelle scuole il progetto “A luci accese”. Altre realtà locali non sono da meno, tra cui il nostro istituto, il liceo XXV Aprile di Pontedera, che ormai da anni collabora con il consultorio della città per portare avanti progetti formativi per i ragazzi su tematiche quali sessualità, malattie sessualmente trasmissibili, prevenzione e consapevolezza emotiva. Il consultorio si impegna a coinvolgere i giovani in progetti extracurriculari, tra cui i recenti incontri intitolati “Senza tabù”, nel tentativo di sopperire ad una carenza di volontà da parte del ministero dell’Istruzione di formare cittadini consapevoli.

* Studente del liceo XXV Aprile di Pontedera

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