Maltempo, l’assessora: «Migliaia di evacuati in tutta la Toscana». E “bacchetta” i cittadini irresponsabili
Monia Monni: «Abbiamo attivato tutti i livelli di protezione civile: comunale, provinciale, regionale e anche nazionale»
FIRENZE. «Ci sono migliaia di persone evacuate in tutta la regione, un migliaio solo a Campi Bisenzio, cento a Fucecchio, oltre cento a Empoli. La situazione è critica». Monia Monni, assessora regionale all’Ambiente e alla Protezione civile, riesce a fare un punto alle 20,30 passate di venerdì 14 marzo dopo una delle giornate più lunghe per la Toscana, quando ancora non si conosce il destino dell’Arno a Pisa.
«La situazione è molto complessa su gran parte del territorio regionale, in particolare tutto il bacino dell’Arno e dei suoi affluenti, quindi da Pisa all’Empolese, fino a Prato e Pistoia. Arno che ha raggiunto livelli enormi perché la perturbazione è enorme. Una dinamica simile a quella del novembre 2023, solo che stavolta il fronte è più esteso e dura di più».
L’allerta rossa è fino alle 14 di oggi, 15 marzo, ma con riserva. «La perturbazione è entrata prima del previsto, evolve in modo rapido. Quindi faremo una rivalutazione». Insomma, l’allerta potrebbe essere estesa.
Gli appelli ai cittadini a non muoversi sembrano aver fatto presa. «Le persone ci hanno ascoltati e la scelta dei Comuni di chiudere le scuole per evitare spostamenti, la scelta più difficile per un sindaco, è riuscita a trasmettere la necessaria emergenza e urgenza. Il problema è che la gente poi va sui ponti e sugli argini a “vedere la piena”, ma è pericoloso. Ribadisco: state in casa. Lo dico in maniera brutale per la sicurezza di tutti».
Chi invece ha la casa in una zona a rischio ha dovuto lasciarla. Le ordinanze di evacuazione emesse dai sindaci «sono tantissime», dice Monni. «Non abbiamo ancora un numero preciso degli evacuati, ma si parla di diverse migliaia. Molti sono stati portati in centri allestiti dai Comuni, un numero minore negli alberghi, e la maggior parte in casa di amici e parenti».
Del resto la situazione è «spaventosa. Perché anche se non è la prima volta che c’è l’alluvione in Toscana, stavolta riguarda l’Arno, cioè zone densamente abitate, e con affluenti che non riescono a scaricare, esondano e creano problemi diffusissimi».
Le misure
Non a caso la risposta è stata proporzionata. «Abbiamo attivato tutti i livelli di protezione civile: comunale, provinciale, regionale e anche nazionale. Non è ancora stimabile quanta gente sia operativa. Con la mobilitazione nazionale, domani (15 marzo) avremo altre persone e mezzi in arrivo. E potremo avere i numeri».
Ieri, 14 marzo, l’unità di crisi si è riunita ogni 3 ore e per tutta la giornata si sono susseguite riunioni di aggiornamento con le Province e sopralluoghi. «Sono andata a vedere con i miei occhi e ho trovato ovviamente una situazione complessa perché, quando colpisce aree urbanizzate è tutto più complesso, anche la gestione dell’emergenza. Ma ho anche trovato sindaci recettivi e attenti. Il percorso che abbiamo avviato per far capire come si gestisce l’emergenza dà i suoi frutti».
E ha voluto toccare con mano la situazione anche il presidente della Regione Eugenio Giani. Che ieri sera tardi era ancora a Pisa con gli occhi rivolti all’Arno che sfiorava le spallette degli argini. «Stavolta il fatto eccezionale è la fortissima intensità e la lunga durata delle precipitazioni nel mese di marzo: mai viste negli ultimi decenni. Sembra autunno», spiega. Cambiamento climatico? «Senza dubbio», risponde.
La regione si è svegliata con l’emergenza a Campi Bisenzio, e poi, seguendo il corso dell’Arno, le criticità si sono spostate sempre più verso ovest, fino a Pisa. Stesso percorso effettuato da Giani. «A Sesto Fiorentino il torrente Limaccio non aveva mai esondato nell’ultimo secolo. Ho visto in diretta quando hanno sbloccato uno dei due ponti, sotto al quale si era accumulata della vegetazione». Poi la paura per Firenze, dove «il problema è che l’Arno si trova a veder concentrati due flussi: l’Arno vero e proprio che viene dal Casentino e la confluenza con la Sieve a Pontassieve».
Su tutto, però, la sorte di Pisa. «Vogliamo salvarla grazie allo scolmatore di Pontedera e alla cassa d’espansione di Roffia, vicino a San Miniato», spiegava ieri sera. «Intorno alle 15,50 era stata programmata l’apertura dello scolmatore di Pontedera, un canale artificiale che entra in funzione in casi eccezionali, l’ultima volta 6 anni fa, e che ha attenuato il corso naturale dell’Arno fino al mar Tirreno. Ha una portata di 315 metri cubi al secondo, che sono stati poi aumentati fino a 500 metri cubi. E nonostante questo si è subito riempito». E poi «la cassa di espansione a Roffia nel comune di San Miniato, che ha una capacità di 5 milioni di metri cubi d’acqua. Speriamo di salvare la città, anche se l’acqua è già sostanzialmente alle spallette e cesserà di piovere solo tra le 22 e 24».