Il Tirreno

Toscana

L’analisi

Maltempo in Toscana, poteva essere un altro 1966: Scolmatore e Roffia, così i due “polmoni” ci hanno salvato

di Tommaso Silvi

	Lo Scolmatore a Pontedera
Lo Scolmatore a Pontedera

Il confronto con i dati della storica alluvione: senza le grandi opere idrauliche Pisa e Firenze avrebbero rischiato di finire sott’acqua

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Poteva essere un altro 1966. Poteva essere una tragedia di dimensioni enormi per la Toscana. Se non fosse stato per quei “polmoni” che hanno abbracciato l'acqua dell’Arno e hanno fatto diminuire il livello del fiume evitando che città come Firenze e Pisa finissero sommerse da fango e distruzione. L’ondata di maltempo di giovedì 13 e venerdì 14 marzo ha confermato ancora una volta l’importanza delle opere idrauliche in Toscana. Due su tutte: il canale Scolmatore, aperto a Pontedera alle 16 di venerdì 14 marzo, e il bacino di Roffia, a San Miniato, aperto nelle stesse ore. E altre casse di espansione minori. Poteva essere un altro 1966 e lo dicono i numeri. A fare il punto della situazione, nella giornata di sabato 15 marzo, mentre la Toscana si appresta a uscire dall’allerta rossa – che terminerà a metà giornata – è il Centro Meteo Toscana.

Il punto della situazione
«Alle 7 del mattino di sabato 15 marzo – spiega il Cmt – la piena dell’Arno sta scendendo verso valle. L'apertura dello Scolmatore ha già permesso una riduzione del livello di circa 30 centimetri. Il deflusso continuerà nel corso della giornata, sebbene lo svuotamento a monte dei bacini idrici, come il Bilancino, potrebbe rallentare il processo. Tuttavia, il peggio sembra ormai superato. Ora, nei vari comuni colpiti dalle piene dei corsi d’acqua minori e dalle frane, inizierà la difficile conta dei danni».

Il confronto con l’alluvione del 1966
«Per comprendere la portata dell’evento – dice ancora il Centro Meteo Toscana – è utile un confronto con la disastrosa alluvione del 1966. Venerdì 14 marzo, la portata massima registrata a Pontedera è stata di 2650 metri cubi al secondo, a cui si aggiungono circa 350 mc/s dello scolmatore. Nel 1966, la portata massima raggiunse i 3000 mc/s. Tuttavia, la differenza più rilevante si è registrata a Firenze: venerdì 14 marzo il fiume ha toccato un picco di 1500 mc/s, mentre nel 1966 arrivò a 4000 mc/s. L’altezza massima delle acque presso gli Uffizi è stata di 4,30 metri contro gli 8,69 metri del 1966. Un fattore determinante è stata la presenza di opere di contenimento come il Bilancino e lo Scolmatore, che allora non esistevano, rendendo il disastro inevitabile».

Le previsioni
Nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 sono cadute ulteriori precipitazioni, seppur con minore intensità, fornendo un parziale aiuto alla stabilizzazione del livello idrico. Dopo la tregua della mattinata, dal pomeriggio nuove piogge interesseranno gran parte della regione, con accumuli tra i 20 e i 35 millimetri entro la serata.

Il miglioramento atteso
A partire da domenica 16 marzo la situazione meteorologica inizierà a migliorare. Le prime schiarite faranno la loro comparsa già dalla mattinata. Lunedì 17 marzo è prevista una rotazione dei venti da nord-est, con un calo termico e nuove piogge deboli, accompagnate da un po’ di neve sull’Appennino, ma senza particolari preoccupazioni per il livello dei fiumi. Da martedì 18 marzo, finalmente, una pausa asciutta garantirà qualche giorno di stabilità con temperature più fredde, soprattutto nelle minime, con possibilità di leggere gelate anche in pianura. Le condizioni di bel tempo dovrebbero persistere almeno fino a venerdì prossimo.

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