Il Tirreno

Toscana

La testimonianza

La mamma Toscana che accudisce il figlio in stato vegetativo: «Lasciata sola dallo Stato». Il terribile incidente e la lotta per i diritti

di Ivana Agostini

	Nicola Consolandi su una panchina prima dell'incidente
Nicola Consolandi su una panchina prima dell'incidente

Valentina: «Sono una caregiver, ma in Italia questa figura non è abbastanza tutelata»

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PORTO SANTO STEFANO. Una parete tappezzata da immagini che racchiudono momenti felici e scampoli di vita passata. Al centro una foto con un ragazzo moro, che guarda al mondo con grandi occhi scuri pieni di entusiasmo. Sorride. Sotto di lui una cornice a giorno dove sono racchiusi due calzini gialli di Sponge Bob, il suo personaggio preferito. Li indossava sempre, anche per i matrimoni, e poco importava se non erano in linea con gli abiti eleganti che in genere si mettono per l’occasione.

Questo è il mondo di Nicola Consolandi. Una camera a Porto Santo Stefano (Grosseto) dove lui sta da due anni. Immobile.

Il terribile incidente

Nicola ha 26 anni e da quattro è in stato vegetativo: nel 2020 cadde da un tetto nella zona artigianale del Campone, sempre a Porto Santo Stefano. Aveva dimenticato le chiavi di casa e provò a entrare sul terrazzino passando dal tetto di un cantiere vicinissimo alla sua abitazione. La copertura cedette e lui cadde al suolo. Uno schianto dall’altezza di poco meno di 10 metri che ha cambiato la sua vita e quella di Valentina Solari, sua madre. Le ferite riportate da Nicola furono gravissime. Il suo cuore forte di ragazzo, però, non ha mai ceduto e lui è sopravvissuto. Nicola ha trascorso due anni in una struttura per la riabilitazione, poi la mamma ha deciso di portarlo a casa.

«Mio figlio ha bisogno di amore e qui a casa è trattato come un principe. È il mio principe e sarà sempre così fino all’ultimo giorno. Non avrei mai potuto sopportare che fosse solo un numero, uno dei tanti pazienti in stato vegetativo dentro a un istituto. Lui mi sente, reagisce alla mia voce. Sa che io sono qui e mi occupo di lui».

«Mi dicono che lui non sente nulla – racconta Valentina al “Tirreno” – ma nessuno può dire con certezza cosa senta e provi Nicola. Lui sa che io sono qui e lo assisto, prova dolore quando sta male. Sente che gli parlo. So che non potrà mai guarire. Sono stata da molti luminari e ne sono consapevole, ma questo non vuol dire che mio figlio debba stare in un istituto».

La vita di Valentina è diventata una lotta quotidiana.

Le difficoltà di ogni giorno

«L’Asl fornisce i presidi medici e per “Nico” è stato attivato un piano terapeutico speciale vista la sua situazione e di ciò non posso lamentarmi. Nonostante questo aiuto, però, ci sono altre spese da affrontate che variano di mese in mese. Ricevo un contributo dal Comune di Monte Argentario, ma non basta. Le spese correnti sono molte e io non ho entrate visto che ho lasciato il lavoro per accudire mio figlio. Ogni spesa extra che faccio deve essere centellinata perché i costi per Nicola sono moltissimi».

La figura del caregiver

Valentina lotta anche perché la figura del caregiver (assistente familiare) abbia maggiori tutele a livello normativo. In Italia «questa figura non gode di adeguato riconoscimento, altrove riceve uno stipendio. Noi caregiver sostituiamo gli operatori sanitari – sottolinea la donna – Rinunciamo al lavoro per amore dei nostri cari, ma abbiamo difficoltà. La figura del caregiver è importantissima e dovrebbe avere maggiori tutele».

Nonostante le grandi difficoltà, Valentina va avanti. «So che alcuni pensano che avrei dovuto lasciare Nicola in un istituto, ma vorrei che tutti capissero che chi è in stato vegetativo come mio figlio ha diritto alla dignità e questa, molto spesso per motivi diversi, non è garantita. Io voglio che Nicola, per il tempo che resterà in vita, oltre alle cure di cui ha bisogno e all’assistenza giornaliera, si senta amato e coccolato. Riceva una carezza, un bacio. Tutto questo lo può avere solo a casa. Solo da una madre. Se sta male, voglio essere vicino a lui. Se la nostra società non riesce ad assicurare dignità a un malato, a un ragazzo in stato vegetativo, significa che la società ha perso».

«Sono consapevole – prosegue Valentina – che la mia scelta di accudire Nicola ha cambiato non solo la mia vita ma anche quella delle mie figlie, ma è l’unica cosa che io potessi fare».

La mamma di Nicola è stata felice quando è stato organizzato l’evento “Xmas Factor” a Porto Santo Stefano dedicato al figlio. Soprattutto per la vicinanza che ha sentito. Grazie alla generosità del pubblico e al contributo delle associazioni Cuochi Costa d’Argento e Marittimi Argentario, l’intero ricavato le è stato consegnato per aiutare lei e il figlio.

«È stato impegnativo – commenta una delle organizzatrici, Teresa Capitani – ma il risultato è andato oltre le aspettative». Aggiunge Lorenzo Fusini, presidente del Rotaract Club Monte Argentario, coorganizzatore: «Siamo orgogliosi della riuscita di questo evento».

Come aiutare Valentina e Nicola

Chi vuole aiutare Valentina e Nicola potrà farlo con un bonifico all’Iban IT11M0103072302 000001189869 intestato a Nicola Consolandi.
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