Medio Oriente
Infarto, svolta nell’emergenza: team salva-vita in 14 ospedali toscani
Obbligo di cardiologo e un infermiere specializzato in pronto soccorso
Un cardiologo specialista e un infermiere esperto di cardiologia. È il minimo che ogni pronto soccorso dovrà avere per poter far parte delle nuova rete tempo dipendente sull’infarto del miocardio in Toscana. A dettare i paletti su organico, dotazioni tecnologiche e tempi di risposta che policlinici e mezzi di soccorso sul territorio dovranno rispettare sono le ultime linee guida varate dalla Regione con una delibera appena approvata dalla giunta Giani e firmata dall’assessore alla sanità Simone Bezzini.
Il sistema sanitario toscano non solo fotografa in qualche caso gli standard che già offre in molti ospedali, soprattutto quelli di alto livello come Cisanello, Careggi, Meyer, Opa di Massa e Le Scotte, ma fissa per quasi tutti i presidi sul territorio regole per costruire un network di sicurezza che garantisca a chiunque si senta male e accusi sintomi dell’infarto in regione di poter accedere ad assistenza e cure in tempi utili per potersi salvare.
Non tutti gli ospedali avranno i nuovi “Team dell’emergenza cardiologica”. Anzi, si andrà per gradi tanto che le linee guida li suddividono dalla A alla E. I piccoli presidi di tipo A non avranno specialisti della reti tempo dipendenti. Spesso ospitati in piccoli centri delle aree montane, anche se si trovassero a dover assistere un paziente che si presenta da solo nei loro pronto soccorso, avranno come unico compito quello di trasferirli in un ospedale attrezzato nei tempi previsti dalle nuove regole, quindi entro 120 minuti. Fra questi ospedali ricadono Fivizzano, Pontremoli, Castelnuovo Garfagnana, Portoferraio, Volterra, Cortona, San Sepolcro, Abbadia San Salvatore, Castel del Piano, Bibbiena, Massa Marittima, Orbetello, Pitigliano, Borgo San Lorenzo.
I team salva-vita si troveranno in 14 ospedali o centri super specializzati. In sei casi tratta di ospedali di tipo D o addirittura di tipo E, cioè con squadre di medici di varie specialità. Rientrano fra i primi l’Aou Pisana (Cisanello), l’Aou di Careggi, il Meyer, l’Opa di Massa e il centro della Fondazione Monasterio a Pisa perché possono contare, 24 ore su 24, oltre al normale personale del pronto soccorso, anche su un team dedicato allo shock cardiogeno formato da uno specialista cardiologo della terapia intensiva (Utic), un infermiere di area cardiologica della terapia intensiva, un cardiologo interventista, un cardiochirurgo, un anestesista, un perfusionista e un infermiere di sala e oltre a questi possono chiedere la consulenza o il supporto di un infermiere di emodinamica, un tecnico radiologo di emodinamica, un chirurgo toracico e un chirurgo vascolare. Gli ospedali di tipo E, come Le Scotte, potranno disporre anche di due cardiochirurghi esperti di trapianto di cuore. Ma per far parte degli ospedali top del Team dell’emergenza cardiologica bisognerà avere anche un reparto di emodinamica e un’unità di terapia intensiva cardiologica. Fra questi rientrano anche gli ospedali di Livorno, Lucca, Prato, Pistoia, Empoli, Bagno a Ripoli, Grosseto e Arezzo, tutti ospedali di tipo C. Meno dotati, perché privi di un’emodinamica aperta h24, quelli di tipo B, ma attrezzati comunque con una terapia intensiva e di cardiologo e infermiere esperto di cardiologia in pronto soccorso (Pescia, Santa Maria Nuova Firenze, Torregalli di Firenze, Noa di Massa, Versilia, Piombino, Cecina, Poggibonsi, Val di Chiana, Gruccia di Montevarchi). Questi ultimi in caso di necessità dovranno però trasferire i pazienti ai centri specializzati.
Le linee guida fissano anche dei tempi di risposta: i pazienti soccorsi dal 118 con i sintomi di un infarto dovranno essere sottoposti ad elettrocardiogramma entro 10 minuti dall’arrivo del personale sanitario sul posto, e l’eventuale angioplastica primaria dovrà essere svolta entro 120 minuti.