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Docce in spiaggia, niente divieto in Toscana: sì all’acqua non potabile, ma solo per quelle in più

Due ragazze si fanno la doccia dopo il bagno in mare
Docce gelate contro il caldo
Due ragazze si fanno la doccia dopo il bagno in mare Docce gelate contro il caldo

La Regione stabilisce le linee guida: una parte dovrà funzionare con acqua potabile, le altre con quella di pozzo ma andrà segnalato con un cartello e si dovranno fare verifiche

15 giugno 2024
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Definite le linee guida sull’uso dell’acqua dei pozzi per le docce in spiaggia e negli stabilimenti balneari da parte di Regione e Asl. Una quota dovrà funzionare con acqua potabile, ovvero almeno due docce fredde e una calda ogni cento ombrelloni e punti ombra o per ogni frazione di cinquanta. Ma le docce e i lavapiedi in più rispetto alla dotazione essenziale richiesta dalla legge potranno usare anche acqua non potabile: basterà che un cartello indichi che non lo è, che provenga da pozzi regolarmente denunciati e censiti dalla Regione e che sia rispondente a determinati requisiti. 

Gli stabilimenti dovranno effettuare attività di autocontrollo almeno una volta nel mese precedente all’apertura della struttura e la conformità ai parametri individuati dalla Regione dovranno essere integrati con un piano di valutazione e rischio legionella.

Gli indirizzi per l’utilizzo dell’acqua dei pozzi, che è anche un modo per risparmiare l’acqua dell’acquedotto e favorire un uso razionale delle risorse disponibili in un’ottica di maggiore sostenibilità, sono già stati comunicati dall’assessorato al diritto alla salute a imprese ed associazioni di categoria.

Come nasce il caso

Tutto per l’entrata in vigore del decreto legislativo 18/23 (che recepisce una norma europea) sull’acqua potabile per usi umani. Come altre Regioni, anche la Toscana ha applicato la normativa a servizi tipici degli stabilimenti balneari come le docce e i lavapiedi. Il servizio, infatti, nella maggior parte dei casi è offerto utilizzando acqua non potabile. Quindi, fuorigioco per la nuova normativa.

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