Docce in spiaggia, niente divieto in Toscana: sì all’acqua non potabile, ma solo per quelle in più
La Regione stabilisce le linee guida: una parte dovrà funzionare con acqua potabile, le altre con quella di pozzo ma andrà segnalato con un cartello e si dovranno fare verifiche
Definite le linee guida sull’uso dell’acqua dei pozzi per le docce in spiaggia e negli stabilimenti balneari da parte di Regione e Asl. Una quota dovrà funzionare con acqua potabile, ovvero almeno due docce fredde e una calda ogni cento ombrelloni e punti ombra o per ogni frazione di cinquanta. Ma le docce e i lavapiedi in più rispetto alla dotazione essenziale richiesta dalla legge potranno usare anche acqua non potabile: basterà che un cartello indichi che non lo è, che provenga da pozzi regolarmente denunciati e censiti dalla Regione e che sia rispondente a determinati requisiti.
Gli stabilimenti dovranno effettuare attività di autocontrollo almeno una volta nel mese precedente all’apertura della struttura e la conformità ai parametri individuati dalla Regione dovranno essere integrati con un piano di valutazione e rischio legionella.
Gli indirizzi per l’utilizzo dell’acqua dei pozzi, che è anche un modo per risparmiare l’acqua dell’acquedotto e favorire un uso razionale delle risorse disponibili in un’ottica di maggiore sostenibilità, sono già stati comunicati dall’assessorato al diritto alla salute a imprese ed associazioni di categoria.
Come nasce il caso
Tutto per l’entrata in vigore del decreto legislativo 18/23 (che recepisce una norma europea) sull’acqua potabile per usi umani. Come altre Regioni, anche la Toscana ha applicato la normativa a servizi tipici degli stabilimenti balneari come le docce e i lavapiedi. Il servizio, infatti, nella maggior parte dei casi è offerto utilizzando acqua non potabile. Quindi, fuorigioco per la nuova normativa.