Crollo all’Esselunga di Firenze, gli investigatori si concentrano sul “dente” della trave: cos’è e perché potrebbe aver ceduto – Video
L’ipotesi: un difetto o un errore di montaggio alla base del crollo in via Mariti
FIRENZE. Non sarebbe stata la trave a cedere, ma il dente di cemento armato su cui era stata poggiata. È questa, in attesa degli esami che saranno affidati ai consulenti, la ricostruzione che al momento appare più verosimile agli investigatori che indagano sul disastro avvenuto venerdì scorso nel cantiere per la realizzazione del supermercato Esselunga in via Mariti a Firenze. Uno scenario che deriverebbe da un primo esame, per così dire “a vista”, del luogo del disastro, e dalla visione di alcuni video, uno in particolare, girati dalle telecamere di sorveglianza della zona.
Il dente altro non è che una base di cemento armato su cui la trave viene appoggiata, seguendo delle guide, per poi esservi fissata con dei bulloni. Quando gli operai hanno iniziato a gettare il cemento sul solaio sovrastante – erano arrivati circa al 15% dell’opera –, il dente potrebbe non avere retto sotto il peso, sbriciolandosi e facendo collassare il resto della struttura. Ai sospetto sul dente, così come ai quesiti le cause che ne avrebbero provocato il cedimento – come ad esempio problemi al materiale o un errato assemblaggio – potranno dare una risposta solo le verifiche dei professionisti che saranno incaricati dalla procura. A produrre il dente, secondo quanto si apprende, sarebbe la stessa ditta, l’abruzzese Rdb, che ha fabbricato la trave. L’installazione dei pezzi prefabbricati sarebbe stata affidata però a un’altra società, con sede a Fidenza. La trave che è venuta giù era stata posizionata da almeno un mese.
Nella serata di martedì, dopo oltre cento ore di ricerche, è stato recuperato il cadavere dell’ultimo dei cinque operai deceduti. Terminate le operazioni, il cantiere è stato posto sotto sequestro da parte del personale della Asl. Alle indagini partecipano anche polizia postale, squadra mobile di Firenze, la polizia scientifica.
Le attività di recupero dei corpi, spiega il portavoce dei vigili del fuoco Luca Cari, sono state impegnative e pericolose per gli stessi operatori: «Era come uno “shangai” – spiega –, per procedere dovevamo liberare tutto prima dalle cose che erano sopra la nostra testa, altrimenti c’era il rischio che ci cadessero addosso». Il recupero del cadavere dell’ultimo disperso, Bouzekri Rahimi, marocchino di 56 anni, è avvenuto alle 23 di venerdì. Le altre vittime sono Luigi Coclite, 59 anni residente a Collesalvetti, Taoufik Haidar, 43 anni del Marocco, Mohamed El Farhane, suo connazionale di 24 anni, Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni.
Oggi i pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, titolari insieme al procuratore Filippo Spiezia del fascicolo aperto sul caso, hanno affidato al medico legale l’incarico per eseguire le autopsie sui cadaveri. Un atto praticamente dovuto data la presenza di un’indagine penale, sebbene siano evidenti le cause della morte dei cinque operai. I loro corpi erano così straziati che sono stati identificati grazie a dna e impronte digitali.
Al momento il fascicolo, aperto per i reati di omicidio colposo plurimo e crollo colposo, resta senza indagati. Gli investigatori sono ancora al lavoro per ricostruire il dedalo di imprese, grandi e piccole, fino alle ditte individuali, che lavoravano nel cantiere. La polizia postale sta visitando le sedi delle società in giro per l’Italia per acquisire tutta la documentazione relativa al cantiere.
Stando alle prime verifiche, alcuni degli operai coinvolti nel crollo sarebbero stati lavoratori a distacco, ossia non dipendenti delle ditte incaricate del subappalto ma di altre società specializzate nella fornitura di manodopera. Adesso si indaga per capire se queste ultime ditte siano state creare ad hoc o fossero preesistenti al subappalto.
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