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L’idea di Orban è il contrario dell’Europa

Piero Fassino
L’idea di Orban è il contrario dell’Europa

Cosa nasconde la visione del presidente ungherese e dei suoi epigoni italiani

31 luglio 2022
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«La migrazione ha diviso l’Europa in due. Potrei anche dire che l’Occidente è diviso in due parti. Una delle due metà è un mondo in cui nella stessa nazione convivono popoli europei e non europei. Questi paesi non sono più nazioni. Questi paesi sono conglomerati di popoli. Potrei anche dire che questo non è più l’Occidente».

Parole pronunciate dal primo ministro ungherese Orban lo scorso 23 luglio davanti agli studenti di lingua ungherese dell’Universita Libera di Balvanios in Romania, specificando ulteriormente che «nel bacino dei Carpazi noi non siamo una popolazione mista, ma semplicemente un misto di popoli che vivono (…) creando una nuova cultura europea tutta loro. Abbiamo sempre combattuto per questo. Siamo disposti a mescolarci tra di noi, ma non vogliamo diventare una popolazione mista», cioè obbligata alla convivenza con popolazioni di altre origini.

Così dicendo Orban pone una questione razziale non soltanto politicamente irricevibile, ma priva anche di fondamento storico, se solo si pensa a come la storia del mondo e dell’Europa sia storia di migrazioni. E come il Mediterraneo sia stato nel corso dei secoli un crogiuolo di popoli, etnie, lingue, religioni. E come la stessa Ungheria parli una lingua del tutto diversa dalle altre lingue europee. Orban non è un politico qualsiasi. È il plurieletto primo ministro dell’Ungheria, esponente di punta di quelle “democrazie illiberali” che in nome del sovranismo contestano l’Unione europea, erigono muri, disconoscono diritti, svuotano le istituzioni. E le sue parole evocano idee razziali che riportano a stagioni cupe di oppressione, persecuzioni, discriminazioni. Viene messa in discussione l’uguaglianza e la pari dignità di tutti gli esseri umani, contraddicendo profondamente i principi liberali dello Stato di diritto, i Trattati europei e la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, su cui si fonda la costituzione ideale e morale dell’Europa e delle democrazie europee.

Nella visione di Orban un’Europa smarrita, vinta e contaminata dalla convivenza multietnica, si contrappone un’altra Europa, ancora pura, incontaminata, dove non è arrivata l’immigrazione e dove ancora i paesi possono fregiarsi della qualifica di nazioni.

Un’enfasi ideologica del concetto di nazione, rappresentata come uno spazio etnicamente omogeneo, escludente ogni forma di pluralità demografica e culturale, vissute come insidia alla purezza della propria identità. È l’ideologia nazionalista che ha prodotto due guerre mondiali e l’olocausto di un intero popolo. E che ha suscitato ancora in anni recenti terribili conflitti – nei Balcani, nel Caucaso – segnati dalla contrapposizione etnica e identitaria. E anche l’aggressione della Russia all’Ucraina si pone nel solco dell’ideologia nazionalista di cui Putin si è fatto portatore.

Al contrario l’Unione europea, nata dalle macerie del secondo conflitto mondiale, trova la sua origine e ragion d’essere proprio nel superamento di ogni nazionalismo. La forza della Ue sta – secondo una bella definizione di Delors – nell’essere una “federazione di minoranze” dove nessun popolo e nessuna nazione è prevalente sugli altri. Un’Europa che non chiede a nessun popolo di rinunciare alla propria identità, ma in nome di diritti universali e uguali per ogni persona fonde l’essere italiano, tedesco, polacco, francese, spagnolo con la comune identità europea. E per questo non teme di accogliere donne e uomini provenienti da mondi diversi e di promuoverne l’integrazione.

Mentre Orban evoca il disegno di un’Europa sovranista, antiliberale e antioccidentale e soprattutto alternativa all’Ue. Un progetto oggettivamente funzionale al disegno russo di disarticolazione e dissoluzione dell’Unione europea. Tant’è che Orban – pur deplorando formalmente l’aggressione russa all’Ucraina – non offre alcun aiuto all’Ucraina, chiede la revoca delle sanzioni e non ha esitato a precipitarsi a Mosca per sottoscrivere accordi sul gas che violano l’embargo europeo.

Tutto ciò riguarda da vicino anche noi italiani. Orban infatti è il vessillifero di uno schieramento nazionalistico e antieuropeo che si manifesta in ogni Paese del continente e anche in Italia. Salvini coltiva da tempo un’intensa frequentazione con Orban, indicandolo come il leader europeo di suo riferimento. E la Meloni non esita a esibirsi in selfie con Orban. Il che fa comprendere la posta in gioco nelle elezioni italiane del 25 settembre, dove non si contrapporranno solo due schieramenti alternativi, ma due visioni del mondo, dell’Europa e della collocazione internazionale dell’Italia. E soprattutto risulta evidente quanto il voto italiano inciderà profondamente non solo sul futuro del nostro Paese, ma dell’intera Europa.  

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