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Prato, violenze sessuali e interventi abusivi in ambulatorio – Cosa faceva l’ex guardia giurata arrestata e il ruolo della moglie

di Paolo Nencioni

	L'orrore in ambulatorio a Prato (Foto di repertorio)
L'orrore in ambulatorio a Prato (Foto di repertorio)

A far scattare le indagini della squadra mobile di polizia è stata la denuncia di una delle pazienti che si è lamentata per il trattamento ricevuto

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PRATO. Una ex guardia giurata era stata adibita, senza alcuna competenza medica, agli interventi di lavaggio dell’intestino di alcune pazienti. Questo dice di aver scoperto la Procura di Prato in un ambulatorio di via del Castagno.

Le accuse contro l’uomo

Ma questo, pur grave, sarebbe il meno: l’uomo di 53 anni, marito della titolare dello studio, che è stato trovato a fare interventi ben diversi dalla sorveglianza notturna di un capannone industriale, ogni tanto avrebbe anche allungato le mani, palpeggiando le pazienti. E dunque è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale, cui si aggiunge quella di esercizio abusivo della professione medica.

La denuncia delle pazienti

A far scattare le indagini della squadra mobile di polizia è stata la denuncia di una delle pazienti che si è lamentata per il trattamento ricevuto. Ce ne sarebbero altre due che raccontano le stesse attenzioni particolari non richieste. Secondo quanto riferito dal procuratore Luca Tescaroli, l’uomo, ora ai domiciliari, avrebbe insomma abusato di almeno tre pazienti all’interno dell’ambulatorio gestito dalla moglie in via del Castagno. Nello studio, si spiega, venivano eseguite pratiche di idrocolonterapia, un metodo che comporta il rischio di perforazione del colon, usato per ripulire dalle scorie il colon in pazienti con problemi gastrointestinali.

La posizione della moglie

Anche la moglie dell’ex guardia giurata è indagata per esercizio abusivo della professione medica. Nel suo caso non per la mancanza di titoli (si è laureata nel 1991 e ha lavorato anche negli ospedali prima di passare al privato), ma per aver consentito al marito, privo di qualsiasi titolo medico, di svolgere pratiche mediche nell’ambulatorio. Una delle tre pazienti che avrebbero subito la violenza sessuale ha avuto il coraggio di denunciare e ora le indagini proseguono per accertare che non ci siano altri casi (la Procura ha lanciato un appello a chi abbia subito «abusi sessuali o comportamenti prevaricatori»).

Le condizioni igieniche dello studio

Durante la perquisizione dell’ambulatorio di via del Castagno sono state riscontrate anche condizioni igieniche precarie. Alcune sonde ancora da utilizzare, riferiscono gli investigatori, sono state trovate accanto a un bidone della spazzatura e su questo aspetto sta facendo accertamenti l’Ufficio igiene dell’Asl.

La carriera della dottoressa

La moglie del cinquantenne finito agli arresti domiciliari è una dottoressa molto nota in città. Sessantenne originaria di Roma, si è laureata giovanissima a Firenze in medicina con 110 e lode, poi si è specializzata in gastroenterologia ed endoscopia digestiva, sempre col massimo dei voti. Per quasi vent’anni, dal 2000 al 2018, ha lavorato negli ospedali di Prato e Pistoia, prima di scegliere la libera professione continuando a occuparsi delle materie di cui è esperta.

L’attività privata

Da qualche anno pubblicizza su Internet le sue attività e risulta operativa in almeno tre ambulatori di Prato dove esegue le sue prestazioni, verosimilmente facendosi aiutare da qualche collaboratore. Tra le prestazioni, come detto, c’è anche la idrocolonterapia, cioè il lavaggio del colon per eliminare le scorie nocive, un metodo anche questo molto pubblicizzato e offerto a partire da 100 euro. Il problema sollevato dalle indagini della squadra mobile e dall’inchiesta della Procura è che ad eseguire queste operazioni deve esserci qualcuno che ne ha titolo, a garanzia dell’incolumità dei pazienti. Invece a manovrare il macchinario, secondo quanto accertato dalla squadra mobile, ci sarebbe stato l’ex guardia giurata, evidentemente istruito sui vari passaggi della procedura. Per l’abusivo esercizio della professione medica di solito non si finisce in carcere e nemmeno agli arresti. A far scattare la misura di custodia cautelare è stata l’accusa di violenza sessuale sulle tre pazienti.

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