In Toscana il lato oscuro della grande moda: i nomi dell’inchiesta, la “pausa panino” e i macchinari insicuri
Il pm Storari indaga sul caporalato e ha disposto tre ispezioni tra i piccoli fornitori cinesi di Tod’s
PRATO. È arrivata anche nella piana tra Prato e Firenze, più precisamente a Carmignano e Scandicci, l’inchiesta del sostituto procuratore milanese Paolo Storari sul caporalato che sta facendo tremare i grandi marchi della moda.
Le perquisizioni
Tra il 18 e il 20 novembre la Procura di Milano ha inviato i carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro a fare perquisizioni nei capannoni di tre fornitori di secondo livello del fornitore ufficiale di Tod’s, la società leader nel campo della pelletteria di proprietà dell’ex presidente della Fiorentina Diego Della Valle. Il fornitore di primo livello del gruppo che fattura un miliardo di euro è la Loipell srl di Scandicci, che ha subappaltato il lavoro a tre piccole aziende cinesi, secondo uno schema consolidato: la Pelletteria Antonio di Wu Xianxiang e la Pelletteria JM di Fu Fangjum a Scandicci e la Bag Group srls a Carmignano. Qui i carabinieri hanno trovato quello che si aspettavano: sfruttamento lavorativo. Oltre il 10% di lavoratori in nero, sicurezze rimosse dai macchinari, cattive condizioni igieniche, zero formazione, turni di 12 ore con pausa panino. Insomma tutto quello che ormai siamo abituati a vedere nel “distretto parallelo” cinese.
La risposta di Tod’s
Lo stesso 20 novembre, e forse non è un caso, il consiglio di amministrazione di Tod’s ha deliberato «l’adozione di una nuova release del modello organizzativo», «un aggiornamento dei codice etico, del codice di condotta dei fornitori, e della procedura laboratori/terzisti», «l’istituzione di una nuova funzione aziendale di Technical Compliance per assicurare la piena aderenza ai requisiti normativi, etici e ambientali», «l’avvio di un nuovo ciclo di formazione obbligatoria per tutto il personale da gennaio 2026». In altre parole un giro di vite sui controlli per evitare che lo sfruttamento lavorativo si annidi, come accade di norma, nell’ultimo anello della filiera. Queste misure sono poi servite all’azienda di Della Valle, mercoledì in Tribunale a Milano, per chiedere e ottenere dal giudice per le indagini preliminari una proroga al 23 febbraio. Il gip Santoro infatti avrebbe dovuto decidere sulla richiesta del pubblico ministero Storari di vietare alla Tod’s di fare pubblicità ai propri prodotti. Per arginare, aveva argomentato il pm, «la cecità intenzionale di Tod’s» sullo «sfruttamento di manodopera in stato di bisogno» come 53 cinesi in 6 opifici di fornitori e subfornitori ispezionati dai carabinieri tra il 15 ottobre 2024 e il 27 maggio 2025 a Milano, Vigevano e Macerata. Quell’iniziativa aveva provocato l’irritazione di Della Valle. «Noi non siamo quelle porcheriole, mettere in discussione con leggerezza il made in Italy crea danni enormi, questa mancanza di rispetto per la nostra reputazione è una vergogna – aveva detto il patron di Tod’s – Gente come il procuratore Paolo Storari deve pensare che non si può mettere alla berlina la reputazione di persone come noi». I risultati delle perquisizioni a Carmignano e Scandicci devono avergli fatto cambiare idea, o almeno strategia.
Le altre aziende nel mirino
In precedenza il sostituto procuratore Storari aveva messo in amministrazione controllata per lo stesso motivo (sfruttamento lavorativo nell’ultimo anello della filiera) aziende del gruppo Dior, Armani, Alviero Martini Spa (questa poi revocata in anticipo) e Valentino.
«Siamo di fronte ad un sistema che ormai è stato messo a nudo da decine di inchieste giudiziarie e lotte sindacali, e che coinvolge in qualche modo tutte le filiere dell'industria della moda “made in italy” – commenta il sindacato Sudd Cobas che da anni tenta di far emergere il problema a Prato – Filiere costruite su catene di appalti e di subappalti deregolamentati, dove il massimo risparmio sul costo di produzione si scarica sistematicamente sulle condizioni di chi lavora. Tutto avviene mentre il governo italiano porta in parlamento un disegno di legge che vuole introdurre uno scudo penale per i brand in casi di caporalato e sfruttamento nelle proprie filiere. Non è un segreto che il disegno di legge sullo scudo penale nasce proprio dai “colloqui” tra il ministro D'Urso e Della Valle (patron di Tod's), di cui lo stesso ministro D'Urso aveva dato notizia in comunicati ufficiali del Ministero. Il ministro D'Urso aveva partorito la proposta, inserita poi nel disegno di legge sulle PMI, proprio come risposta alle iniziative della Procura di Milano parlando di “tutela della reputazione del Made in Italy”, a pochi giorni di distanza dalla richiesta di amministrazione controllata».
