Il Tirreno

Prato

Il dibattito

«Direzione distrettuale antimafia a Prato? Non serve, basta Firenze»

di Paolo Nencioni

	Il procuratore Nicola Gratteri sul palco del Politeama con la sindaca Ilaria Bugetti e il presidente del consiglio comunale Lorenzo Tinagli
Il procuratore Nicola Gratteri sul palco del Politeama con la sindaca Ilaria Bugetti e il presidente del consiglio comunale Lorenzo Tinagli

Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri boccia l’idea di una sezione distaccata: «Parcellizzare non conviene, aumenta la spesa e non si lavora a regime»

15 novembre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





PRATO. «Una sezione distaccata della Direzione distrettuale antimafia a Prato? No, non serve». È una bocciatura “eccellente” quella che arriva dalle parole di Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, uno che di mafia se ne intende, per usare un eufemismo.

Gratteri ne ha parlato oggi, 15 novembre, rispondendo alle domande dei cronisti al termine dell’incontro che ha avuto con centinaia di studenti al Teatro Politeama nell’ambito di “Un Prato di libri” come autore di “Grifone” il suo ultimo saggio scritto insieme ad Antonio Nicaso su come la tecnologia sta cambiando il volto della ’ndrangheta.

È un esperto di mafia, Gratteri, ma anche del funzionamento degli uffici giudiziari ed è anche su questo che basa il suo giudizio. «Una sezione distaccata della Dda secondo me qui non serve – ha spiegato – Non serve parcellizzare. Più parcellizzi, più aumenta spesa e non si lavora a regime. Soprattutto oggi che un’ordinanza custodia cautelare deve essere firmata da tre giudici». Per spiegare il concetto ha fatto riferimento a numeri che sono praticamente identici a quelli della Procura e del Tribunale di Prato, che in queste settimane ha ben altri problemi. Il trasferimento di quattro giudici in altre sedi ha costretto a passare da tre collegi giudicanti a uno soltanto, con il conseguente allungamento dei tempi per arrivare alle sentenze. Il Tribunale dovrà dunque stringere i denti almeno fino alla fine dell’anno, quando si spera che un paio di giudici vengano trasferiti o applicati a Prato per formare un secondo collegio giudicante. E dunque sembra ragionevole l’opinione di Gratteri quando dice che per coordinare le eventuali indagini di mafia a Prato basta la Dda di Firenze. Un’opinione solo in parte condivisa dal procuratore Luca Tescaroli, che arriva proprio dalla Dda di Firenze e si è detto favorevole a una sezione distaccata. «Ma la mia è solo un’opinione – taglia corto Gratteri – Siamo in democrazia e ognuno ne può avere una diversa».

L’idea di chiedere per Prato una sezione distaccata della Dda è stata lanciata lo scorso 10 ottobre dai deputati di Fratelli d’Italia Chiara La Porta e Francesco Michelotti, quest’ultimo componente della commissione parlamentare antimafia, all’indomani del pestaggio di operai e sindacalisti davanti alla confezione cinese Lin Weilong di Seano. Quel fatto e la manifestazione organizzata una settimana dopo dal sindacato Sudd Cobas a Seano hanno riacceso i riflettori sulla piaga dello sfruttamento lavorativo, che qualcuno mette in relazione con la presenza della criminalità organizzata, in questo caso la mafia cinese, un’entità di cui si parla da tempo in città ma che finora è stato molto difficile tradurre in indagini e soprattutto sentenze di colpevolezza. Per questo i due deputati ritengono che servirebbe un occhio di riguardo con la costituzione della sezione distaccata della Dda. Una proposta che, come detto, ha trovato il favore del procuratore Tescaroli, ma anche della deputata Chiara Gribaudo del Pd, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro, al termine dell’incontro di lunedì in Prefettura. Ma non di Nicola Gratteri, che un paio di anni fa è stato in corsa per diventare il procuratore nazionale antimafia. 

Primo piano
Economia

Quanto investono le imprese toscane: i dati di Comfidi, i settori più in crescita e i finanziamenti

di Massimiliano Frascino
Sportello legale