Milan-Pisa, trasferta vietata ma non per tutti: «Così siamo entrati a San Siro»
La mail di annullamento è arrivata quando in tanti erano già partiti e gli steward del Meazza li hanno fatti passare. La senatrice Zambito: «Avevo il biglietto da tempo, serata memorabile»
PISA. Tanti di coloro che hanno rischiato di rimanere fuori sono entrati e potranno dire «Quella volta in cui il Pisa sfiorò la vittoria a San Siro col Milan, io c’ero». Tanti altri, dopo aver ricevuto la mail di annullamento dei biglietti acquistati nei settori diversi da quello dedicato agli ospiti – sulla cui chiusura ai tifosi pisani non c’erano dubbi – non sono nemmeno partiti e adesso col senno di poi si mangiano le mani.
Alla fine per il tifo nerazzurro quella di venerdì sera è stata una trasferta vietata a metà. E quando più persone che partono dalle medesime condizioni (in questo caso aver acquistato un biglietto nei settori “milanisti”) finiscono per dividersi tra chi ce l’ha fatta e chi no, evitare le polemiche diventa complicato. Altrettanto difficile è fare distinguo in mezzo a una confusione generale che fino all’ultimo non ha dato certezze a chi da Pisa e provincia voleva raggiungere Milano e assistere alla partita.
A partire dal decreto emesso mercoledì dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a seguito degli scontri prima di Pisa-Verona, provvedimento che oltre a imporre la chiusura per tre mesi dei settori ospiti degli stadi in cui le due squadre avrebbero giocato in trasferta, ha vietato la vendita di tagliandi ai tifosi residenti in provincia da quel momento in poi, lasciando nel limbo coloro che a due giorni da un appuntamento storico si erano già muniti di biglietto per gli altri settori. E che, a differenza dei 4mila del settore ospiti per i quali era già scattata la cancellazione dei tagliandi e la procedura di rimborso, non hanno avuto nessuna notizia.
Addirittura chi ha chiamato gli operatori del Milan si è sentito dire «non si preoccupi, può partire». Fino a quando non sono arrivate le mail di annullamento dei biglietti, che decine di tifosi hanno ricevuto mentre erano in viaggio, mentre la maggior parte di quelli che l’hanno ricevuta prima di mettersi in auto hanno desistito, attenendosi alle regole.
E così, arrivati all’ingresso dei settori rosso e arancio, i tifosi pisani che hanno comunque raggiunto lo stadio – alcune centinaia – sono stati fatti passare quasi tutti. Evidentemente la confusione ha messo in difficoltà anche il Milan. Una minoranza invece è rimasta fuori, “rimbalzata” dagli steward o dal lettore automatico ai tornelli. Una disparità di trattamento che ha generato più di una perplessità nei diretti interessati.
Tra coloro che non si sono persi lo spettacolo, la senatrice pisana del Pd Ylenia Zambito, che in diretta ha postato sui social una sua foto sugli spalti. «Ero nel settore distinti con biglietto acquistato molto prima del decreto di Piantedosi – racconta – il provvedimento impediva l’acquisto di biglietti ai residenti in provincia di Pisa a far data dall’entrata in vigore, mentre io insieme ad amici avevo comprato il biglietto con largo anticipo. Rispetto sempre le regole, ma non rientrando nelle categorie del decreto sono andata ed entrata senza problemi. Ho mostrato il documento in cui c’è scritto che risiedo a Pisa e nessuno ci ha detto nulla».
«Alla partita il clima è stato molto sereno – prosegue la senatrice – Sono milanista da sempre ma ieri non ho avuto dubbi su chi tifare, sul 2-1 ci avevo sperato. Il Pisa ha fatto comunque un’ottima figura, è stata una serata memorabile ed emozionante. Spero che la squadra ingrani, a prescindere poter giocare in questi palcoscenici è bellissimo».
Sul divieto trasferte, Zambito non ha dubbi. «Il provvedimento è sproporzionato rispetto a ciò che è accaduto, ho fatto delle interrogazioni al ministro e mi aspetto che risponda in Senato – spiega – Dispiace vedere che la città di Pisa salga agli onori delle cronache per gli scontri, non fa bene alla reputazione della città e di una tifoseria che storicamente è sempre stata corretta e non violenta. Il ministero deve fare una riflessione sulla gestione dell’ordine pubblico».
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