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Pisa, il sindaco sul potenziamento dello Scolmatore: «Argini da rialzare di un metro». La solidarietà ai Comuni colpiti dagli allagamenti

di Francesco Loi

	Il sindaco Michele Conti
Il sindaco Michele Conti

L’obiettivo è accrescere la capacità di contenimento delle grandi piene. I lavori annunciati dalla Regione (14 milioni di euro) interessano il tratto tra la statale Aurelia e l’Emilia

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PISA. Lo Scolmatore, dopo il salvataggio di Pisa dalla grande piena, si prende ancora la copertina. Ieri, lunedì 17 marzo, le telecamere di Unomattina, rubrica di Rai1, erano sulla scogliera della foce armata, a Calambrone, per un’intervista al sindaco Michele Conti, che ha ribadito alcuni concetti dei giorni precedenti. «Il canale – ha detto il sindaco – necessita ancora di interventi per evitare che una parte del territorio, che fa parte della provincia di Livorno, possa andare in sofferenza come successo in questi giorni. Sono vicino ai sindaci di quei Comuni, a cominciare da Collesalvetti, che ha subìto danni ingenti, e alle aziende agricole della zona, che si sono allagate, proprio perché il sistema deve essere migliorato».

Una richiesta che chiama in causa soprattutto la Regione. Nel 2018 si sono conclusi i lavori per realizzare la foce armata (15 milioni di euro), opera essenziale per evitare l’insabbiamento dello Scolmatore e rendere efficace la sua azione. Poi, sempre la Regione, aveva annunciato il secondo lotto del piano di intervento sul canale, stavolta a beneficio degli argini (da rialzare a causa di cedimenti avvenuti nel tempo): avrebbe dovuto essere realizzato cinque anni fa.

In questi giorni, su richiesta de Il Tirreno, il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo ha fatto sapere che «i lavori di rafforzamento degli argini dello Scolmatore stanno per partire, con un investimento di 14 milioni di euro da parte della Regione». I nuovi lavori «interesseranno il tratto tra l’Aurelia e via Emilia, aumentando la capacità di deflusso dell’acqua nei momenti di piena».

L’esigenza di intervenire sullo Scolmatore, proprio per il suo ruolo strategico e decisivo, è nota da tempo. «L’opera – scrive la Regione in alcuni atti – è di fondamentale importanza per la sicurezza idraulica dei territori a valle di Pontedera e di Pisa. Oltre a ciò che gli arriva dall’Arno durante le piene, riceve i contributi di numerosi affluenti tra cui il canale allacciante d’Usciana, i torrenti Zannone, Crespina, Isola, Orcina, Tora, Fossa Nuova, Fossa Chiara, canale emissario di Bientina, canale navigabile dei Navicelli».

Nel 2013, in una relazione della Provincia di Pisa, Servizio difesa del suolo, in preparazione dei lavori per la foce armata il quadro è descritto chiaramente: «Il canale, che si sviluppa per 28,3 km a partire dall’opera di presa, ubicata in prossimità della località Magazzini (Pontedera), è stato progettato per una capacità complessiva di 1.400 mc/s, dei quali 900 mc/s riservati alla derivazione del fiume Arno». Ma la sua funzionalità idraulica è in realtà ridotta a una portata massima di 500-550 metri cubi al secondo. «Dal completamento dei lavori originari, però, il canale – scrive infatti la Provincia – ha mostrato ben presto segni di malfunzionamento, portando all’allagamento di ampie aree della pianura ogni volta in cui è stato significativamente utilizzato. Le principali criticità sono costituite dal rigurgito dei tronchi vallivi degli affluenti, dalla subsidenza di vasti tratti arginali, dalla modifica del profilo di numerose sezioni, dovuta tra l’altro a scoscendimento delle sponde, e da fenomeni di interrimento del tratto terminale».

Se l’interrimento è stato superato con la foce armata, non è così per le problematiche a cui fa riferimento Conti per la sponda sinistra, lato livornese, da cui i lavori del secondo lotto annunciati da Mazzeo. Il tratto critico è in effetti quello tra la statale 1 Aurelia a Stagno e la regionale Emilia in località Faldo. Nel 2019, chiusi i lavori per la foce armata, una nota della Regione metteva in evidenza che la capacità di colmare del sistema si «era significativamente ridotta per il progressivo abbassamento degli argini, realizzati su terreni particolarmente compressibili». E così si faceva espressamente riferimento a «un secondo lotto con interventi per circa 14 milioni di euro», in particolare «per l’adeguamento delle arginature e riportarle ai livelli originariamente fissati con rialzamenti compresi tra 50 centimetri e 1,5 metri per accrescere la capacità di contenimento dei livelli di massima piena».

L’ultima, quella dei giorni scorsi, ha ricordato l’esigenza di avviare i lavori. 


 

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