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Elba, trovato un altro delfino spiaggiato: perché è un campanello d'allarme sullo stato di salute del mare

Elba, trovato un altro delfino spiaggiato: perché è un campanello d'allarme sullo stato di salute del mare

La carcassa del cetaceo in stato di decomposizione è stata rinvenuta a Lacona

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PORTOFERRAIO. Nei giorni scorsi, un nuovo episodio di un cetaceo spiaggiato ha interessato le coste dell'Elba, in prossimità di Lacona, dove è stato rinvenuto un giovane tursiope (Tursiops truncatus). Si tratta solo dell’ultimo ritrovamento di questo tipo nel giro di poco tempo.

Un vero campanello di allarme per chi ama e si occupa sul campo della salute del mare. Valeria Paoletti è la presidentessa della associazione Elbamare APS. Per lei l’ennesimo spiaggiamento non è certo un episodio da sottovalutare.

L’allarme

«I volontari dell’associazione Elbamare e dell’associazione Marelibero, una volta giunti sul posto – racconta Paoletti – hanno potuto osservare che la carcassa del delfino era ormai in stato di decomposizione e la coda dell'animale risultava essere rimasta intrappolata in un attrezzo da pesca; tuttavia, non è stato possibile accertare se tale condizione sia stata la causa diretta del decesso».

I volontari intervenuti hanno prontamente avviato le operazioni necessarie per effettuare i rilievi del caso, in collaborazione con Arpat - Sezione Area Mare di Livorno e l'Università di Siena.

«La sinergia tra l'Associazione Elbamare APS, gli enti regionali e universitari consente interventi rapidi sugli animali spiaggiati lungo le coste dell'isola, assicurando il ricovero tempestivo nel caso di tartarughe marine bisognose di assistenza o l'acquisizione di dati fondamentali per la ricerca e lo studio delle minacce antropiche sulle specie rinvenute decedute – spiega Paoletti – Proprio queste minacce per i cetacei e per le tartarughe marine, che derivano dall'azione dell'uomo e dalle involontarie azioni di cattura accessoria nella pesca, rappresentano una grave problematica per la conservazione di queste affascinanti creature marine. L'attività umana, che include il traffico marittimo, l'inquinamento acustico e la pesca eccessiva, mette a rischio l'habitat naturale delle specie marine e influisce negativamente sul loro benessere. Inoltre, la cattura accessoria durante le attività di pesca comporta un ulteriore pericolo per la sopravvivenza di queste specie, con numerosi incidenti causati dal Bycatch che provocano danni irreparabili alle popolazioni di tali animali».

Habitat sotto pressione

Insomma, per i delfini e i tursiopi le condizioni di vita nel mare dell’arcipelago sono messe a dura prova da un’attività antropica che, per questi animali, nasconde una serie di pericoli.

«Riteniamo essenziale adottare misure efficaci per proteggere queste specie – fa presente la presidente dell’associazione Elbamare – e favorire la loro sopravvivenza nel loro habitat naturale. È fondamentale, inoltre, studiare strategie volte a ridurre l'impatto delle attività umane e sensibilizzare i cittadini riguardo agli effetti delle nostre azioni sugli ecosistemi marini».

I consigli utili

Nel caso di avvistamenti di animali marini in difficoltà o spiaggiati, si sottolinea l'importanza di contattare il numero della Guardia Costiera 1530 per le emergenze in mare o contattare direttamente gli uffici locali della Capitaneria di Porto comunicando la posizione e possibilmente inviando alcune fotografie dell’esemplare da soccorrere. «Si tratta di una piccola azione – conclude Valeria Paoletti di Elbamare – che permetterà di avviare la procedura d’intervento prevista in questi casi».

 

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