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Lutto

Montecatini, morto il magistrato Roberto Pennisi: fu pubblico ministero anche a Livorno

di Luigi Spinosi

	Il magistrato Roberto Pennisi
Il magistrato Roberto Pennisi

Originario di Acireale dal 2000 il magistrato si era trasferito in Toscana. Malato da tempo è deceduto all’ospedale di Pescia dove era ricoverato

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MONTECATINI. Si è spento domenica sera all’età di 73 anni, all’ospedale di Pescia dove era ricoverato in seguito alla malattia contro cui stava combattendo da tempo, Roberto Pennisi, e con lui scompare una figura che ha vissuto in prima persona alcuni dei momenti più drammatici della storia d’Italia. Per esempio era il Pm di turno a Siracusa la sera della crisi di Sigonella. Una vita dedicata alla lotta alla criminalità organizzata la sua, che si chiamasse ’ndrangheta o cosa nostra, o che si ramificasse in territori ingenuamente considerati immuni da quel male, basti pensare alle indagini condotte da magistrato a Venezia o l’inchiesta Aemilia.

Pennisi aveva svolto la sua attività per la giustizia anche in Toscana. Per esempio dal 2003 al 2006 era arrivato a Livorno per ricoprire il ruolo di Pm (dove ha condotto diverse indagini sull’usura), proveniente dalla Dda, la Direzione distrettuale antimafia, di Reggio Calabria. Lì ha lasciato dopo 12 anni durante i quali è diventato uno dei simboli della stessa Dda, essendo stato infatti titolare di inchieste storiche che hanno dato il via alla Tangentopoli reggina ed alla stagione delle grandi inchieste sull'attività della 'ndrangheta.

Originario della Sicilia dal 2000 si era trasferito a Montecatini, dove vive il figlio Cristiano, pur trascorrendo gran parte del tempo ancora a Roma alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, coordinando le inchieste sulla grande criminalità organizzata e rivestendo incarichi in materia anche a livello europeo.

Pochi anni fa era andato in pensione, ma lo stesso aveva continuato la sua battaglia per la legalità, e lo aveva fatto in un altro modo, non meno importante: incontrando i ragazzi delle scuole. Memorabile – prima di andare in pensione – l’incontro con i ragazzi della scuola media Cecchi di Ponte Buggianese, in cui aveva raccontato i suoi sogni di ragazzo, l’aspirazione giovani di diventare un medico e poi di essersi ritrovato quasi per caso a fare quello che faceva. In un certo senso era pur sempre un medico, anche se il malato da curare in questo caso era il nostro Paese. E quella frase, bellissima, in risposta a un ragazzo che gli aveva chiesto se non avesse paura: «Vedo i vostri occhi e capisco che è giusto così. Che vale la pena lottare per affermare il valore della legalità. Siete la ragione per cui continuo a farlo. No, non posso avere paura». E si che di minacce di morte ne ha subite tante nella sua vita, in giro per l’Italia, da Reggio Calabria a Napoli, dal Veneto alla Toscana, con un solo faro a guidarlo, quello della legalità.

Un grande magistrato insomma, ma anche un grande persona. Autorevole, coraggiosa, carismatica, schietta. A dare la triste notizia della sua scomparsa sono stati i figli, Cristiano, Laura, Gaetano, e la nuora Annalisa, cui va l’affettuoso abbraccio della nostra redazione. Per chi volesse dare l'ultimo saluto a Roberto Pennisi la salma è esposta nella sua abitazione di via Cristoforo Colombo 36 a Montecatini prima del funerale, domani alle 15, nella vicina chiesa di San Francesco.


 

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