Nella “Città che legge” in Toscana chiude l’ultima libreria: «Questo negozio non serve più...»
Pescia, l’amarezza dei titolari che hanno aperto l’attività nel 2011 come un vero e proprio centro culturale
PESCIA. «Questo negozio chiude perché non serve più». Corrado Rezzonico, titolare insieme alla moglie Stefania Cei della cartolibreria Alma in piazza Mazzini a Pescia, usa poche parole caustiche per motivare la scelta di chiudere i battenti dell’attività entro l'anno. Le pronuncia senza intenti polemici, chiarisce subito, ma ha la voce strozzata dall’amarezza quando spiega che non è un problema locale, ma l’effetto inevitabile di una tendenza generalizzata.
Il commerciante e i motivi
«Non ce l’ho con nessuno sia chiaro – precisa il commerciante – è che a livello globale non siamo stati salvaguardati. Questo negozio serve per le emergenze: ti manca un quaderno, lo scotch, un libro che non hai trovato su internet e allora vieni qui, ma questo non è sufficiente a garantire la nostra sopravvivenza. Non possiamo contare sul cliente assiduo, quello che acquista con assiduità. Non più». Alma ha aperto nel maggio del 2011 e nell’idea di Corrado e Stefania fin da subito doveva essere molto più di una cartolibreria. «Sì, nella nostra idea doveva essere una “cartolibertà” – spiega Corrado, che anche nell’aspetto appare come un libraio d’altri tempi, elegante e sorridente, sempre pronto a dare un consiglio di lettura ai clienti che si affacciano – ovvero un luogo di incontro, dove si respirava un clima progressista, di apertura e tolleranza perché quando c’è rispetto e voglia di ascoltarsi davvero non ci sono barriere. Questo chiaramente non è business, il business doveva essere una conseguenza. Abbiamo sicuramente fatto degli errori, gestendo, ad esempio, questo negozio come si faceva 40 anni fa, senza stare sui social ma preferendo sempre il contatto umano, il passaparola, il confronto e le chiacchiere. Per esempio l’iniziativa dei “giovedì di Alma”, pensata per dare spazio al dilettantismo della cultura - presentazioni di libri, saggi di musica, conferenze - erano promossi attraverso la lavagna che c’è dietro il banco perché ci piaceva l’idea che i nostri clienti andassero a leggere per sapere cosa c’era in programma».
«Ad ogni modo, umanamente siamo stati ripagati di tutto – prosegue Rezzonico – Alma ci ha fatto incontrare tante belle persone, che poi si sono anche incontrate tra loro e hanno preso a frequentarsi, diventando amici in alcuni casi. In un tempo in cui non si fa più politica, non si discute più, non ci si confronta più dal vivo ci sembrava un bell’investimento sul fare comunità».
Che poi Corrado e Alma non sono neanche pesciatini, ma hanno scelto di investire sul territorio e la comunità ha risposto bene, almeno i primi anni. Chiediamo: quando le cose hanno iniziato ad andare male? «Dal 2018. Il Covid ha segnato un cambiamento importante nelle persone – ne è sicura Stefania – sono cambiate le abitudini d’acquisto, anche le persone anziane che prima non erano avvezze a comprare sul web hanno iniziato a farlo e da allora non hanno più smesso. E poi la gente esce poco, o almeno vive poco la piazza, il centro storico è vuoto al di là dell’aperitivo e di altre abitudini così. I nostri fornitori non possono fare a meno di notare che non c’è mai nessuno in giro».
Sembra paradossale, ma l’unica libreria superstite sul territorio chiuderà a dicembre, a un anno esatto dal conferimento a Pescia della qualifica di "Città che legge", riconoscimento tributato dal Centro nazionale per il libro e la lettura, d’intesa con l’Anci, che ha come finalità quella di promuovere e valorizzare quelle amministrazioni comunali impegnate a svolgere con continuità sul proprio territorio politiche pubbliche di promozione della lettura. Chiediamo ancora: l’amministrazione comunale è a conoscenza del fatto che chiudete? «Ufficialmente non ho avuto segnali, ma presumo di sì – dichiara ancora Corrado – ad ogni modo non possono fare nulla».
Chiude insomma l'unica libreria della città, e tutte le volte che una libreria indipendente chiude è come un “lutto culturale” per l’intera comunità. «La verità – conclude il libraio – è che ci è venuto meno anche un po’ di entusiasmo e per quella che è la nostra filosofia l’entusiasmo serve, è ora di cedere il passo. Siamo contenti di questi anni, non andiamo via sbattendo la porta, ma con un saluto e un ringraziamento ad una comunità che ci ha accolto e ci ha voluto bene davvero».