Il Tirreno

Lavoro e diritti

Nautica, il caso dei resinatori minacciati in Toscana. Ora si apre un varco: «Altre denunce» – Cosa sta succedendo

di Giovanna Mezzana

	Una veduta dello scalo carrarese
Una veduta dello scalo carrarese

L’annuncio al convegno di Cgil a Carrara: il prefetto convoca un tavolo. Incontro straordinario a Palazzo Ducale «per contrastare criminalità organizzata e caporalato»

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CARRARA. È giovane, straniero. Lavora nel settore apuano della nautica: fa il resinatore. Succede che per tre mesi non prenda lo stipendio. Quindi, arriva, il ben-servito: viene licenziato. Come per incanto, però, in quattro e quattr’otto, spunta un’impresa che lo ri-assume. Che fortuna, pensa lì per lì. E che coincidenza: alla guida c’è la moglie del suo ex datore di lavoro. Quella appena descritta è una “storia” recentissima, raccolta dai sindacalisti della Cgil. Dice molto: innanzitutto, indica che in quel comparto industriale – la nautica – così strategico (a detta di tutti) per il sistema economico locale, c’è molto più di qualcosa che non va; ma per il tempismo con cui la testimonianza arriva rivela anche che è successo qualcosa negli ultimi giorni: il muro del silenzio si è crepato.

Si squarcia il velo

È l’11 novembre quando il segretario generale della Cgil di Massa-Carrara Nicola Del Vecchio rende noto di aver presentato un esposto alla guardia di Finanza; i suoi sindacalisti hanno del resto raccolto la denuncia di giovani resinatori stranieri che parlano di un «clima intimidatorio» sul posto di lavoro; di «minacce» subite da chi comanda; di soldi chiesti indietro sul salario già pattuito; di buste-paga decurtate per vitto e alloggio; di dispositivi per la sicurezza pagati di tasca loro; di spalle che si devono voltare e di occhi che si devono chiudere in caso di infortunio.

Passa qualche giorno e succede che altri resinatori giovani e stranieri – originari del Pakistan ma anche del Sud America – si facciano avanti con Cgil e raccontino circostanze e situazioni, modalità e approcci simili a quelli descritti da chi li ha preceduti. Il Vaso di Pandora si è scoperchiato. La speranza è che non si arresti la forza propulsiva che – a questo punto – deve arrivare anche dalle Istituzioni. Dalla Politica. Dall’Impresa-bella-e-sana. Ci sono segnali rassicuranti: ecco quali.

È il momento giusto

«Io dico: “Avanti così”, sulla linea tracciata dalla Cgil stasera (ieri sera, 5 dicembre)». Sono le parole del presidente della regione Toscana Eugenio Giani intervenuto ieri pomeriggio alla tavola rotonda, ospitata nella sala di rappresentanza dell’Autorità portuale, che Cgil Massa-Carrara con Nicola Del Vecchio – che rende conto sulla nuova “tornata” di denunce – e Cgil Fiom Toscana con il segretario generale Daniele Calosi hanno voluto dedicare al settore nautica e «al lavoro di qualità».

Cosa c’è di sconcertante

«Non chiamateli imprenditori, perché non lo sono», dice Davide Brizzi, presidente della Cna apuana, tra gli ospiti della tavola rotonda, riferendosi a quei faccendieri che ai piedi delle Apuane – ma più probabilmente in tutto quel Distretto della cantieristica da diporto che corre dalla Spezia a Viareggio – arruolano manovalanza-che resini, aprono e chiudono piccole e medie aziende, che sono accomunate da un dettaglio non trascurabile: condividono la committenza. Lavorano cioè per i più grandi produttori al mondo di yacht e superyacht che tra La Spezia e Viareggio passando da Massa-Carrara, appunto, hanno le loro maison. Ecco, questo è l’aspetto più disorientante, incredibile e allarmante del fenomeno portato alla luce dal sindacato. Su questo convengono gli ospiti della tavola rotonda, intervenuti ciascuno – da Domenico Gullì, direttore dell’Uoc per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Asl nord ovest al deputato Pd Arturo Scotto – con le proprie competenze.

La chiamata

C’è un primo risultato. Il prefetto Guido Aprea ha convocato per il 9 dicembre – alle 10, nella Sala della Prefettura – un tavolo speciale. Straordinario. Ci saranno: i sindacati, Cgil, Cisl, Uil, Ugl; ci sarà Confindustria; l’Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure orientale; l’Inail e l’Inps; l’Ispettorato territoriale del lavoro; l’Asl nord ovest; il Questore, l’Arma dei carabinieri, la guardia di Finanza. Obiettivo: convenire sulla necessità della messa a punto di un protocollo «per rafforzare le sinergie interistituzionali», e «per contrastare fenomeni di illegalità, come le infiltrazioni della criminalità organizzata e del caporalato». Sono obiettivi che pesano. C’è più di qualcosa, del resto, da ricacciare da dove è venuta. 

Primo piano
La decisione

Maxi sanzioni per dirigenti e un ex professionista di un club toscano: «Quasi un anno e mezzo di squalifica complessiva»

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