Carrara, molestava le bariste: condannato carabiniere
L’uomo sarà affidato in prova ai servizi sociali e sconterà la pena lavorando per questi.
CARRARA. È definitiva la condanna nei confronti del carabiniere di Carrara (in servizio prima dei fatti a La Spezia e di cui omettiamo il nome per tutelare le vittime) accusato di violenza sessuale nei confronti di quattro giovani dipendenti del bar di famiglia. Con la pronuncia emessa dalla Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso della difesa, è stata confermata integralmente la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Genova nel 2023. La pena, già ridotta in secondo grado rispetto al primo grado del tribunale di Massa, resta fissata in due anni, undici mesi e quindici giorni di reclusione, con l’assorbimento del reato di molestie all’interno del più grave reato di violenza sessuale.
La Cassazione ha dunque ritenuto inammissibili le doglianze del difensore dell'imputato, confermando la tenuta complessiva dell’impianto accusatorio che, fin dall’inizio, aveva portato al processo e poi alla condanna del militare, all’epoca in servizio nella provincia di La Spezia. Secondo il sostituto procuratore generale Fulvio Baldi «non sussiste il vizio di inidonea motivazione, atteso che il provvedimento ha evidenziato le responsabilità del ricorrente per le condotte per cui ha riportato condanna oltre ogni ragionevole dubbio, saldando in maniera logica e congrua le fonti di prova in atti».
L’uomo non va in carcere per la mitezza della pena. Sarà affidato in prova ai servizi sociali e sconterà la pena lavorando per questi.
I fatti risalgono a circa otto anni fa e riguardano episodi avvenuti all’interno del bar di famiglia a Carrara. Secondo quanto ricostruito durante l’istruttoria dibattimentale, l’uomo avrebbe rivolto attenzioni insistenti, molestie verbali e fisiche, come palpeggiamenti, fino ad arrivare a episodi di natura sessuale. Una delle parti civili ha raccontato che un giorno, mentre puliva i bagni, il carabiniere sarebbe entrato nel locale, ignorando la richiesta di attendere, e si sarebbe spogliato davanti a lei. Un comportamento che sarebbe stato accompagnato, in altri momenti, da insulti e commenti a sfondo sessuale. Le giovani, inizialmente, si erano confidate con lo zio di una di loro, anch’egli carabiniere, raccontando delle molestie ripetute. Da lì sarebbe partita l’indagine che ha poi portato al rinvio a giudizio. L’attendibilità delle denunciatrici è stata ritenuta piena dalla Corte d’appello e ora anche dalla Cassazione, che ha condiviso le argomentazioni della Procura e dei legali delle parti civili, gli avvocati David Giovanni Cappetta e Luca Pezzica.
Confermate anche tutte le sanzioni accessorie: l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, l’interdizione perpetua da ogni ufficio attinente alla tutela, alla cura attiva e all’amministrazione di sostegno, da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da ogni servizio in istituzioni pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori. Resta inoltre valida anche la condanna al risarcimento dei danni per le parti civili. l