Raccolta fondi per il morto in cava a Carrara? I familiari: «Mai chiesti soldi». Il sospetto di un tentativo di truffa
Lanciata sul web a pochi giorni dalla tragedia, la famiglia: «Stiamo valutando la querela»
CARRARA. L’invito è chiaro. «Un aiuto per la famiglia di Paolo Lambruschi». Questo l’incipit di una raccolta fondi lanciata sul web nella giornata del primo maggio e che – vista anche la popolarità di “Paolone”, conosciuto da tutti a Carrara, e la risonanza che ha avuto la notizia della sua tragica scomparsa – si è diffusa rapidamente anche sui social network. Peccato che di questa iniziativa la famiglia Lambruschi fosse del tutto all’oscuro, e che lo sia venuta a scoprire solo quando alcuni amici e conoscenti, notando circolare il link per fare le donazioni, si sono insospettiti e hanno contattato i parenti ancora sconvolti per quanto accaduto lunedì mattina nella cava di Fossa Ficola (la numero 150), in località Fantiscritti.
I sospetti
In virtù del garantismo, chiamarla truffa potrebbe non essere – almeno per il momento – del tutto corretto. Di certo però la famiglia di Paolo Lambruschi non ha mai fatto richiesta né dato incarico a qualcuno di aprire una raccolta fondi per fornire un aiuto economico alla moglie e alla figlia dell’operaio 59enne tragicamente morto in cava lunedì mattina. E se anche a muovere la mano che sulla piattaforma online ha avviato questa iniziativa – sollecitando anche in modo accorato la comunità carrarese a dare un contributo – è stata solo la volontà sincera di aiutare i parenti di “Paolone” travolti dal lutto (e quindi un’azione mossa da un nobile intento), di questo la famiglia non è mai stata informata né resa partecipe. A chiarirlo sono proprio i familiari in una nota inviata alla stampa per darne diffusione e avvertire tutti a non effettuare donazioni.
«Siamo stati tempestati di chiamate e messaggi – racconta un parente di Lambruschi – di persone che ci chiedevano di cosa avessimo bisogno, vista la raccolta fondi sul web. Ne siamo venuti a conoscenza così e abbiamo subito avvertito il nostro avvocato». Il legale della famiglia, contattato anche dal Tirreno, spiega di aver «già scritto al profilo che ha promosso la raccolta fondi, attraverso il meccanismo di comunicazione interno alla piattaforma online, diffidandolo per conto della moglie e della figlia a proseguire, e specificando che la famiglia non condivide questo tipo di iniziativa né ne è la promotrice o la beneficiaria. E gli ho scritto – conclude l’avvocato – chiedendo anche di prendere immediati contatti con il mio ufficio legale».
«Pensiamo di querelare»
La campagna di finanziamento online ha raccolto – il dato è aggiornato a ieri pomeriggio – soltanto 25 euro versati da un contribuente anonimo. Questo perché la famiglia ha provveduto ad avvertire più persone possibili del rischio che si trattasse di una truffa, dato che non era a conoscenza né si era fatta promotrice di azioni di questo genere, dissociandosi immediatamente. Altrimenti in tanti, visto l’affetto dimostrato dall’intera comunità nei confronti della moglie, della figlia e dei parenti di Paolo Lambruschi, avrebbero sicuramente dato un proprio contributo mossi a solidarietà. Per questo i familiari stanno anche valutando azioni legali contro chi ha promosso questa raccolta fondi (un utente sconosciuto a moglie e parenti di Lambruschi, che potrebbe anche essere un profilo falso creato ad hoc). «È stata anche utilizzata una foto di Paolo e una dell’incidente – sottolinea l’avvocato della famiglia – che, non trattandosi di diritto di cronaca, aggravano gli estremi per una querela per diffamazione che la famiglia sta valutando in queste ore di presentare alle autorità».