Lucca, bimbo restò ferito in un incidente: mamma condannata a risarcirlo
Sul sedile del passeggero lo teneva in braccio senza cintura: conto di 90mila euro
LUCCA. Lui ha chiesto i danni all’assicurazione per le lesioni subìte in un incidente stradale quando aveva un anno e 5 mesi. Il Tribunale gli ha dato ragione, ma ha ritenuto la madre corresponsabile dell’episodio. E l’ha condannata in solido a risarcire il figlio con la compagnia assicuratrice.
Un gravissimo incidente stradale in auto come trasportato quando lo spedì per giorni in ospedale tra la vita e la morte. Si salvò, ma i segni rimasti sul corpo lo accompagneranno per tutta la vita. Un trauma con effetti permanenti che nel contenzioso giudiziario ha avuto un finale a sorpresa.
Una parte di colpa il Tribunale l’ha addebitata anche alla mamma: il piccolo era in braccio alla donna, senza cintura di sicurezza, sul sedile del passeggero.
Se fosse stato sistemato nell’ovetto, sui sedili posteriori, molto probabilmente che non avrebbe riportato le gravi lesioni che ne misero in forse la sopravvivenza.
“La colpa”
Nella causa avviata dal giovane, nel frattempo diventato maggiorenne, il Tribunale di Lucca ha condannato l’assicurazione risarcirlo, ma ha inserito un “concorso di colpa” imponendo il pagamento in solido con la mamma. Un conto che con le spese legali supera i 90mila euro e dal quale vanno scalati i 12mila euro già versati all’epoca dalla compagnia assicurativa ai genitori.
L’incidente
Lui neanche si ricorda cosa successe il pomeriggio del 20 novembre 2003 nei paraggi del ponte Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Lo ha capito con il tempo guardandosi allo specchio e ascoltando i racconti del nonno, alla guida, e della mamma che lo teneva in braccio.
Loro erano su una Panda di proprietà della donna, ora 43enne, quando finirono contro una Golf Volkswagen.
Sui sedili dietro c’era anche il fratellino più grande e un’alta persona, pure loro rimasti feriti nello schianto concluso con l’utilitaria distrutta.
La causa
A distanza di tempo il 23enne ha citato l’assicurazione per chiedere un risarcimento superiore a quello liquidato all’epoca e la compagnia ha chiesto che nel procedimento entrasse anche la mamma, rimasta contumace, per la sua quota di responsabilità.
Il punto centrale della condanna è che il bimbo non doveva stare in braccio alla madre sul sedile del passeggero e senza cintura.
L’alternativa sicura
A sostegno della tesi la relazione del consulente del Tribunale secondo il quale «le lesioni riportate a livello cranio facciale sono indicative di un impatto contro materiali rigidi (pedaliera dell’auto oppure manto stradale) , impatto verificatosi a seguito della proiezione del bimbo in seguito all’urto ricevuto. È innegabile che l’utilizzo dei sistemi di ritenuta avrebbe trattenuto il piccolo al sedile, producendo verosimilmente altre lesioni quali traumi da cinture, distrazione del rachide cervicale, contusione del capo contro i montanti laterali del seggiolino».
“Condotta non corretta”
Quando arrivarono i soccorsi la mamma era fuori dall’auto, il bimbo steso sulla strada privo di sensi. Il bimbo fu ritrovato, secondo quanto riferito dalla madre, con la testa riversa contro la pedaliera dell’auto.
Per il giudice «è da ritenersi maggiormente probabile che il minore fosse trasportato, in braccio alla madre, sul sedile anteriore e senza cintura. È del tutto evidente come la conseguenza dannosa patita dal minore dipenda sia dall’intervenuto scontro tra veicoli, ascrivibile alla condotta di guida di entrambi i conducenti, sia dalla non corretta e non adeguata modalità di trasporto del minore all’interno del veicolo, profilo anche questo non imputabile in alcun modo all’attore che all’epoca aveva soltanto un anno, bensì da ascriversi al conducente del veicolo, che doveva sincerarsi che il trasporto avvenisse in totale sicurezza ed alla madre del minore, cui la cura dello stesso era riferibile al momento del fatto».
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