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Livorno, ancora caos in via Cambini: consegnato ai legali il dossier dei residenti

di Martina Trivigno

	Un fermo immagine di un video realizzato venerdì 20 dicembre  prima dell'una di notte dal comitato Modì con un’app per smartphone capace di rilevare il rumore
Un fermo immagine di un video realizzato venerdì 20 dicembre  prima dell'una di notte dal comitato Modì con un’app per smartphone capace di rilevare il rumore

Il comitato Modì denuncia ancora rumori e schiamazzi: «Siamo quasi pronti, dopo Natale incontriamo il prefetto»

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LIVORNO. In quel dossier c’è tutto: i rumori notturni e gli schiamazzi fino a tarda notte documentati attraverso applicazioni specifiche per smartphone. E, con loro, sono stati immortalati anche il degrado e la sosta selvaggia.

Lì, in via Cambini, i residenti hanno indossato i panni di fotoreporter per raccontare come la loro tranquillità sia sconvolta dalla movida più o meno ogni weekend del periodo autunno-inverno. Il risultato? «Una crescente percezione di insicurezza ed è successo di nuovo questo fine settimana», spiegano. Così adesso quel dossier – confezionato con cura – è finito sulla scrivania di uno studio legale di Milano. «Che sta valutando eventuali azioni», spiega il comitato Modì, al momento in fase di costituzione: è già stato formalizzato l’atto costitutivo e il prossimo passo è la richiesta del codice fiscale all’Agenzia delle entrate. «Ma di fatto siamo già un comitato vero e proprio – raccontano i residenti delle aree del centro cittadino maggiormente interessate dal fenomeno della malamovida, tra cui via Cambini, via Roma, via Marradi e piazza Attias – . Il nostro obiettivo è quello di rappresentare in modo unitario e strutturato le istanze di chi vive quotidianamente una situazione di forte disagio. D’altra parte, la decisione di rendere pubblica la situazione nasce dal perdurare di criticità persistenti che, nonostante segnalazioni ripetute e interventi formali, continuano a incidere in modo significativo sulla vivibilità urbana e sulla sicurezza».

Ma cosa succederà adesso? L’idea del comitato Modì è di avviare interlocuzioni con tutte le istituzioni, gli organi e le amministrazioni competenti, non limitandosi al solo ambito comunale, con uno scopo chiaro: fare in modo che quelle problematiche segnalate da tempo vengano «affrontate in modo coordinato e strutturale, tenendo conto sia dei profili di ordine pubblico sia della tutela della qualità della vita dei residenti». In questo contesto, dopo le festività natalizie è previsto un incontro in Prefettura. «Incontrare il prefetto Giancarlo Dionisi rappresenterà un primo momento di confronto istituzionale sulla situazione e sulle possibili misure da adottare – proseguono i residenti – . A supporto delle segnalazioni, il comitato ha raccolto documentazione fotografica e video, che testimonia quanto avviene regolarmente nelle ore serali e notturne nelle aree interessate».

Una situazione – quella della movida in via Cambini – che ha rappresentato il primo atto del cortocircuito istituzionale tra il prefetto Dionisi e il sindaco Salvetti con il rappresentante del governo in città intenzionato a istituire il “numero chiuso” nella strada, contingentando gli ingressi per garantire la sicurezza: una proposta che, però, ha generato la levata di scudi da parte di Confcommercio e Confesercenti a difesa dei locali della via e che ha visto, di fatto, anche la contrarietà del sindaco Salvetti. Ma per i residenti l’ordinanza firmata dal primo cittadino non è sufficiente: la misura, con una validità di 60 giorni, ordina la cessazione della somministrazione dal lunedì al giovedì (eccetto 24, 31 dicembre e il 1° gennaio) alle 00,30 e dal venerdì alla domenica all’1,30; l’interruzione della musica alle 23 in settimana e alle 24 il fine settimana; la chiusura dell’attività all’1 infra settimana e alle 2 nel week end. Stop inoltre alla vendita da asporto di bevande alcoliche a partire dalle 21,30 (tutti i giorni). «Servono misure concrete ed efficaci, controlli adeguati e una gestione della movida compatibile con il diritto dei cittadini al riposo, alla sicurezza e alla vivibilità degli spazi urbani – concludono i residenti – . Non è più rinviabile un intervento strutturale sul fenomeno».


 

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