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Livorno e il suo Teatro Lazzeri:  viaggio tra passato e futuro. «Poltroncine in platea e galleria: ecco come diventerà»

di Francesca Suggi
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Con l’istituto Mascagni all' ex cinema tra i più antichi in città chiuso da anni: «Non sarà solo il nostro auditorium, vogliamo restituirlo alla città: ecco il progetto»

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LIVORNO Un ritorno alla bellezza delle origini dello storico Teatro Lazzeri. Un salto nel tempo, quando il pubblico sedeva in platea e in galleria. Col palco lato via Buontalenti, la torre scenica, a godersi spettacoli e poi proiezioni di film in quello scrigno di tardo liberty tra i primi in città. «Vogliamo restituire questo patrimonio alla città con attività compatibili alla struttura e all’ascolto, non sarà soltanto il nostro auditorium», il prof Emanuele Rossi, presidente del Mascagni e il direttore Federico Rovini si guardano intorno, in quella sala spogliata dalla sua storia cinematografica e spettacolare durante gli anni in cui l’ex cinema teatro è stato libreria (l’ultima chiuse nel 2020 e poi più niente). Il Conservatorio ha acquistato la struttura all’asta anni fa per 607mila euro e c’è voglia di farla rinascere. Di riportare quegli spazi progettati negli anni ’20 dall’ingegner Bozzoli e sotto le Belle Arti alla propria identità: all’ascolto, alla musica, alle attività compatibili con le attrezzature che saranno presenti. Si pensa a conferenze, danza, sala registrazione, sala prove, presentazione di libri e concerti. Con una platea intorno ai 250 posti che uniti a quelli che saranno ripristinati in galleria potrebbero aggirarsi sui 400. La storica scritta Teatro Lazzeri con motivi liberty guarda via del Fante, piazza Guerrazzi: questa facciata non era l’ingresso principale. «Le grandi porte sono sempre state le uscite di sicurezza», scandisce Stefania Lazzeri, discendente della storica famiglia. «Si entrava da via Grande dove c’era il Caffè della Posta, alla fine degli anni ’70 l’ingresso unico fu da via Buontalenti, che c’è sempre stato: era considerato l’accesso di servizio per le compagnie».

La storia

Il viaggio del Tirreno comincia da via Buontalenti: c’è ancora la tenda “Madame Sitrì ristorante”, locale al primo piano del teatro che fu una piccola parentesi che si chiuse nel 2015. Fino a fine anni ’70 era la vecchia biglietteria, quando in quella sala scorreva la storia cinematografica - dai film muti a quelli a luci rosse – e da quel palco passavano le più importanti compagnie di varietà e personaggi leggendari dell'avanspettacolo. L’ingresso principale delle origini era da via Grande, l’allora via Vittorio Emanuele. Qui l'8 dicembre 1923 si inaugura il Lazzeri, realizzato usando l'area del famoso e storico Caffè Chantant della «Posta» e l'annesso giardino in piazza Guerrazzi. Tra i clienti famosi Angelica Palli, Giosuè Carducci, Francesco Domenico Guerrazzi, Giovanni Pascoli, Giovanni Marradi.

Gli ambienti del «Caffè della Posta» incluso il giardino si trasformarono nel cinema-teatro Lazzeri l'8 maggio 1851. Di fatto la data ufficiale del «concepimento» del Lazzeri è il 21 luglio 1921: si costituì, infatti, la Società Toscana Esercizi Cinematografici con Corrado, Luigi, Muzio Lazzeri, insieme a Florestano Costella, Achille Rougier, Pietro Asprea, i fratelli Giuseppe e Ernesto Gammellini. Col tempo il perno dell’attività rimase alla famiglia Lazzeri. Con evoluzioni e rapporti che si intrecciano coi Gragnani e coi Marinari, altre storiche famiglie livornesi che hanno fatto la storia dei teatri cittadini (Gragnani e Gran Guardia).

«Dopo gli eventi bellici – racconta Stefano Ceccarini profondo conoscitore della storia locale e tra i fondatori del gruppo Fb Livorno come era – riaprì nel 1945, il 22 marzo, con una nuova inaugurazione e la proiezione del film “La porta d’oro” e a seguire un documentario degli Alleati». Poi ecco gli anni della discesa del vecchio cinema: niente più film da prima visione. Erano gli anni del porno, dei film a luci rosse. Poi più niente e il cinema Lazzeri venne abbandonato.

Dai film ai libri

Nel 2008 un gruppo di imprenditori decide di investire sull’immobile, restaurandolo e trasformandolo in una libreria. All’inaugurazione di Edison partecipa anche la cantautrice Nada: nel 2012 Edison lascia e subentra Mondadori che chiuse i battenti nel 2015. Poco prima si era arreso anche il ristorante dell’ultimo piano, “Madame Sitrì”. Poi, a gennaio del 2020, l’annuncio: all’interno dei 1. 800 metri quadri dell’ex Lazzeri arriva la libreria Ubik. Il sogno dura poco: il 31 dicembre il franchising milanese abbandona il palazzo. La società Primerose fallisce e arriva la vendita all’asta.

Lazzeri: presente e futuro

Il grande lampadario a cascata, che scende dal soffitto in platea, fa ancora un grande effetto. Fa parte del progetto di recupero dell’ex cinema teatro del 2008: scale in ferro, vetri e vetrate creano una bella illuminazione naturale, anche nell’ambiente interrato. Il presidente e il direttore dell’istituto musicale Mascagni si guardano intorno. Ovviamente già ci sono stati, ma ogni “viaggio” porta a nuove scoperte in quel dedalo di stanze, porte e porticine che spuntano un po’ in ogni dove. Piano strada: un tempo era la sala del teatro (e poi libreria e sala consultazione opere). Poi quella che era la torre scenica, divisa in tre “mezzanini” per la lettura: ebbene, si tornerà alle origini. «Qui tornerà il palco – va nei dettagli Rovini – Toglieremo questi mezzanini, magari ne lasceremo uno per le luci delle macchine teatrali».

Nella parte opposta, belle e ancora monumentali, le due colonne storiche delle origini: oltre quelle una porta ad arco con la scritta “magazzini” introduce ad un dedalo di stanze. E là ancora si trova un mobile d’epoca dimenticato, un’agenda datata 2020: dentro, a lapis anche turni di lavoro, nomi. Era l’ultima vita dell’ex teatro, quella legata alla libreria Ubik.

«In questi spazi molto grandi potremo fare il bar a servizio della nostra struttura», continuano Rovini e Rossi. Poi si sale. In quella che una volta era la galleria poi trasformata in spazio bar-ristorazione-tavoli. C’è ancora una armadiatura a parete che un tempo sicuramente conteneva bottiglie e quant’altro. Il banco frigo è là. Dentro sacchettini di cioccolata, bottiglie. «Qua tornerà una galleria con sedute per godersi gli spettacoli e i concerti», concordano.

Sì, proprio come era in origine. Sedute a destra, sinistra e nella parte centrale. Si sale fino alla terrazza che guarda su quella parte di centro città: ci sono un banco cocktail e una struttura probabilmente stagionale, tipo giardino d’ inverno, per essere usata per eventi, aperitivi.

Si torna giù, fino al piano sotterraneo. Si vedono chiari segni di umidità e infiltrazioni. Un tempo qua si consultavano i libri, invece nel trapassato, come tornano a raccontare i discendenti della famiglia Lazzeri «c’erano l’orchestra e i camerini». Nel futuro, invece, si prevede qui di creare una piccola buca per le opere e poi quel che il progettista, in accordo col Mascagni, consiglierà. «Nella nostra idea – riprendono Rovini e Rossi – c’è quella di cablare tutto come sala di registrazione e trasmissioni tv, un ulteriore servizio che vogliamo creare qui dentro per attività di registrazione che poi ci aiuterà a mantenerci con le alte spese di gestione che una struttura del genere ha».l


 

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