Il Tirreno

Livorno

Storia e memoria

Livorno e la storia dell'ex caravanserraglio davanti all'ingresso del Castel Sonnino

di Franco Marianelli
Livorno e la storia dell'ex caravanserraglio davanti all'ingresso del Castel Sonnino

La vecchia stazione-albergo dei viandanti oggi è l’attuale casa del custode

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LIVORNO Offuscate dalla bellezza della”casa madre” del Castel Sonnino quelle dimore, accorpate in un unico edificio a ridosso del monte, proprio di fronte al cancello del maniero, hanno sempre avuto l’effetto di provocare un’ombra di curiosità sulla propria storia. E grazie alla dottoressa Rita Dragoni eccone la storia: «La passerella pedonale sospesa sull’Aurelia, all’altezza per il bivio che porta al Castellaccio, serve già a capire come le tre case che compongono l‘edificio fossero della servitù del barone Sonnino», racconta.

Ancora oggi vi risiede un custode. La parte della storia più avvincente riguarda il “caravanserraglio” ovvero la stazione di posta per cambio cavalli e riposo del viandante che lì operava nell’ottocento”.

Sul gruppo Fb “Livorno com’era” spunta il testo di un manifesto ( chiamiamolo pubblicitario) che si trovava nella stazione – albergo: “Qui si mangia, si beve e si mette trapeli” ( i trapeli erano i cavalli di rinforzo per superare le salite e che peraltro, una volta arrivati questi a destinazione, venivano lasciati liberi per tornare da soli alla stalla di partenza corrispondente alla trattoria Il Calesse di Quercianella).

“E la stessa cosa col passar del tempo – ricorda Giuseppe Di Egidio sul gruppo Facebook – poi riguardò le motrici dei camion: ne dovevano aggiungere due per fare la salita”. “Fra gli abitanti di quelle case c’era il sarto- custode Barbagelata – ricorda Elena Evangelisti sempre sul gruppo “Livorno com’era” – e, nonostante sembri un nomignolo, Barbagelata era proprio il suo cognome. Cuciva abiti per clienti da Quercianella al Castellaccio, a me cucì l’abito per la prima comunione”.

Tornando alle case: nonostante l’aspetto spartano sono dotate di garage, l’ingresso è visibile dall’Aurelia e gli appartamento su due piani non hanno nulla da far rimpiangere ad abitazioni analoghe. Dietro le case, fra l’edificio e il monte, uno spazio verde nel quale i viandanti in attesa del cambio degli equini si potevano riposare, un orto e una strada sterrata nascosta nella vegetazione che permette ancor oggi di raggiungere una delle sovrastanti curve del Castellaccio di via di Quercianella la strada che sale alla frazione collinare con inizio proprio davanti all’ingresso di Castel Sonnino.

E c’è anche in quelle case ritrova affetti familiari: ”Lì nacque il mio bisnonno Giovanni Nuti – ricorda sempre su “Livorno com’era” Luciana Braccini – figlio di Ulisse Nuti e di Angiola Ciaponi che dal Castellaccio erano scesi ad abitare lì”.
 

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