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Nonna Vivi, 105 anni da giramondo: «I libri, la musica di Morricone e quella volta a cena accanto a Mandela...»

di Marco Rossi*

	Dina Meriggi, per tutti Vivi, nei giorni scorsi ha spento 105 candeline
Dina Meriggi, per tutti Vivi, nei giorni scorsi ha spento 105 candeline

Livorno: Dina Meriggi vive a Montenero ed è fiera della sua grande famiglia: «Ho avuto tanti dolori ma ho sempre amato la vita. Del mondo di oggi mi fa paura l’intelligenza artificiale»

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LIVORNO. Una chiacchierata di diverse ore in più giorni con una delle poche centenarie ancor viventi di Livorno (i supercentenari in Italia non arrivano a 500 e sono meno di 10 in città). Lei è Dina Meriggi, vedova Savigni, nota come Vivi nata nel lontano 28 ottobre del 1920 da Ugolino ed Ada che quindi ne ha compiuti pochi giorni fa 105.

Sport e libri

Anche grande appassionata sportiva (basket e scherma) e consorte di un maestro di canottaggio (Giuseppe, 1902- 1995, amministratore in FFSS) famoso per la traversata Livorno-Palermo in 4 nel 1929, Dina Meriggi aveva la patente sino ad una quindicina di anni fa, col suo Maggiolino per le ripide erte di Montenero. Qui la figlia maggiore Patrizia, noto architetto d’interni, ha trasformato un casale in una villa di sogno dalla spettacolare vista sulla città. Prima di sposarlo nel 1942, il marito l’aveva conosciuto perché appassionata di sport, tornata a Livorno dopo una gioventù brada trascorsa all’Elba col padre impegnato a portarvi l’elettricità per la Selt (poi assorbita da Enel). Dal primo libro letto col fratello Livio (1924-1987) negli anni ’30 (La capanna dello zio Tom, 1852, di Harriet Beecher Stowe) non ha più smesso di sfogliarne, sino al recente Le perfezioni di Vincenzo Latronico (candidato Premio Strega 2023) conservando però nel cuore come preferito il celebre I Buddenbrook, Decadenza di una famiglia del 1909 ad opera del tedesco Thomas Mann (1875-1955).

La famiglia

La prima figlia (Patrizia) è sposata con un discendente del Filippo Mazzei che emigrò in Usa portando a Jefferson (mentre stava scrivendo la costituzione Usa) le Livornine. La seconda figlia Elisabetta è interprete da 30 anni dei presidenti Usa. Il fratello Livio emigrato in Argentina e poi in Venezuela. Il nipote che a 12 anni nel 2018 salvò col surf un cinquantenne preda dei crampi mentre nuotava in mare mosso a Vada, la nipote nata negli Emirati Arabi Uniti e ricercatrice in Congo sui pangolini. E ancora 6 bisnipoti dai nomi ricercati, indicanti un’ascendenza greca (Oona ed Aelia), un riferimento letterario (Tancredi dal Tasso), la citazione di un grande italiano (Tazio dall’automobilista Nuvolari), una citazione biblica (Vanina, diminutivo di Vanna=dono) od una rarità originale (Petra).

Più dolori che gioie

Poi si trincera dietro il dolore più grande di una madre, la perdita del 2° figlio (Marco) di 5 mesi nel 1947 per un’improvvisa bronchite fulminante. Si cambia discorso e si parla della routine: la ultracentenaria si alza di solito alle 8,30, spesso dopo una notte insonne a rivangar memorie e dolori. Cambio di nuovo indirizzo e torno alle sue passioni di lettrice: Montanelli, prima, e Vespa poi si affacciano a sottolinear i suoi studi umanistici sino alla V Ginnasio ma sottolinea come la politica ormai l’abbia delusa. Più dolori o gioie? Forse i primi per la perdita anche di un figlio di Patrizia, pur lui di nome Marco, campione d’immersione in apnea il cui cuore si fermò tragicamente a soli 19 anni a Capraia nel 1988, ma le gioie non son mancate.

A cena con Nelson Mandela

E le soddisfazioni anche, come quando, a Washington, per sostituir Elisabetta ad una cena ufficiale di beneficenza si trovò a sedere accanto a Nelson Mandela ancora presidente Sudafrica. Ha viaggiato tanto Dina Meriggi. Quasi tutta l’Europa e gran parte del Nordamerica, ma il pensiero che la nipote ricercatrice in Africa, fra poco porterà anche il neonato Tazio di pochi mesi la spaventa, inutile negarlo. Lei che figlia fu? Adorata anche più dei due fratelli (oltre a Livio pure Franco) e tuttora entusiasta dei ricordi del sidecar su cui seguiva il babbo per le vie dell’Elba.

Passato e futuro

Che moglie fu? Innamorata ma non gelosa. E che madre? Severa sulle frequentazioni ma orgogliosa ed ambiziosa delle sue rampolle. Che donna? Presente a se stessa e conscia di come la società abbia cambiato il ruolo del suo sesso tanto da portar anche a interviste come quella in corso. Credente? Si ma per niente sicura di una vita ulteriore, quella in via di conclusione è già durata molto. Cosa le dispiace lasciare, al di là della famiglia? «La lettura, il cinema (Via col vento, Marcello Mastroianni), la musica (Puccini, Sinatra, Morricone) ed i ricordi da bimba: al mattino la routine prevedeva una pasticca di Formitrol al primo mal di gola e un cucchiaio di Ovomaltina». Come giudica la realtà di oggi? Informatica, sbarco sulla luna, trapianto del cuore, intelligenza artificiale: soprattutto quest’ultima le fa paura. Lo sguardo è ancora vivace. «Ho sempre amato la vita ed il mio Paese. Una sera, a New York, nel corso di una cena con un vescovo, o cardinale - non ricordo - italiano, là in missione, che aveva avuto toni sarcastici sulla sua (e mia) nazione, ad un certo punto mi alzai e, preso il bicchiere, gridai Viva l’Italia», chiude.

* Amico della famiglia di Dina Meriggi
 

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