Il Tirreno

Livorno

La tragedia

Livorno, si gettano in mare dalla nave per sfuggire al rimpatrio: uno muore risucchiato dall’elica, l’altro è disperso

di Stefano Taglione

	Il luogo della tragedia (foto Stick)
Il luogo della tragedia (foto Stick)

In mattinata erano stati trovati nascosti in un container sulla “Stena Shipper” salpata da Rades (in Tunisia), identificati e affidati al comandante per il ritorno in Africa. Poi la fuga dal cargo, dove hanno forzato la cabina all’interno della quale erano rinchiusi. Ricerche senza sosta

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LIVORNO. Erano stati sorpresi dentro un container perché volevano entrare clandestinamente in Italia. Inseguivano la libertà. Ma purtroppo, dopo essersi gettati dalla nave, uno di loro è morto risucchiato dall’elica di un traghetto in transito e l’altro è disperso in mare.

La tragedia

Tragedia nell’area portuale di Livorno, dove due cittadini nordafricani – ai poliziotti della frontiera marittima avevano raccontato di essere marocchini, ma l’ipotesi è che siano tunisini – dopo che nella mattinata di giovedì 30 ottobre erano stati trovati nascosti nel contenitore, identificati dagli agenti e affidati al comandante della stessa nave per il rientro in patria (il cargo ro-ro “Stena Shipper”, salpato il 29 ottobre da Rades, ormeggiato a Livorno alle 6,30 di mattina e diretto nuovamente verso la Tunisia dopo una tappa prevista a Genova) hanno aperto la porta della cabina dove erano stati chiusi e si sono buttati in acqua nel canale fra il varco Zara e la calata Bengasi mentre la “Stena Shipper” era ormeggiata. 

La ricostruzione

Uno dei due è stato visto dai marittimi scomparire sott’acqua risucchiato dall’elica del motore della Eco Napoli della compagnia Grimaldi, un traghetto ro-ro che in quel momento stava entrando in porto “spinto” da un rimorchiatore Neri. Il cadavere, in ogni caso, non è stato ancora trovato e le ricerche, dopo la pausa notturna, riprenderanno nella mattinata del 31 ottobre. L’altro ha continuato a nuotare verso la sponda opposta del canale e non è stato più visto, quindi al momento risulta disperso. I due avrebbero all’incirca 20 anni, stando a quanto ricostruito, anche se non avendo documenti addosso i poliziotti si sono dovuti fidare delle loro parole. L’identificazione è stata compiuta, come da prassi, al solo scopo del rientro in patria: in questi casi, infatti, non avendo ancora oltrepassato l’area doganale gli agenti della frontiera si sono limitati come la legge prescrive ad affidarli allo stesso comandante della nave a bordo della quale avevano viaggiato clandestinamente, che deve garantirne la sicurezza e l’incolumità anche nel tragitto di ritorno, in questo caso verso Rades, in Tunisia. La nave cargo era quindi ancora a banchina quando i due, forzando la serratura di una cabina, sono scappati e si sono gettati in mare speranzosi di poter risalire a banchina e far perdere le loro tracce per circolare liberamente in Europa. Ma il traghetto in transito vicino alla “Stena Shipper” ha ucciso almeno uno di loro.

Le ricerche e l'attacco di Usb

Immediati i soccorsi e le ricerche, coordinate dalla prefettura e operativamente guidate dalla capitaneria di porto, con le motovedette e un elicottero. Impiegati, oltre agli agenti della frontiera marittima e ai militari della guardia di finanza, i sommozzatori e la squadra nautica dei vigili del fuoco. Le ricerche sono senza sosta: si spera infatti di recuperare viva la seconda persona fuggita. Non sarà semplice, complice anche la temperatura del mare non alta e le condizioni meteo proibitive. Purtroppo, i due, dopo la fuga non sono stati più visti nello specchio d’acqua dove sono scomparsi. Dopo la pausa notturna le operazioni riprenderanno nella mattinata del 31 ottobre. E nel frattempo il sindacato Usb va all’attacco: «Nonostante le prime ricerche i corpi delle due persone non sono stati trovati. Uno – si legge – sembra sia stato visto risucchiato dalle eliche di un’imbarcazione. Mentre l’altro, secondo i nostri testimoni, è stato visto nuotare verso la sponda dalla parte opposta del canale. Ci chiediamo come sia possibile che solo poche ore dopo le operazioni siano state interrotte. Ci chiediamo come sia possibile che la Msc Agadir, sia stata autorizzata a transitare nel canale senza che vi sia ancora certezza rispetto alle sorti di almeno uno dei due dispersi. Da quale ente è stata data tale autorizzazione?».

Le indagini

Parallelamente si è aperta anche la fase delle indagini, in mano alla capitaneria di porto e alla polizia di frontiera marittima, che in queste ore stanno ascoltando diversi testimoni. L'obiettivo è capire, sperando di ritrovare almeno uno dei due ragazzi vivi, come abbiano fatto a scappare dalla nave merci e se siano state adottate tutte le misure necessarie a garantirne la sicurezza. 

Primo piano
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