Il caso
Livorno, studenti lasciati fuori dalla scuola: «Siete vestiti in modo indecoroso». La replica dei genitori
Il caso al Nautico. Avevano i pantaloni corti: «Si può entrare solo con quelli lunghi o con i bermuda della divisa ufficiale». Cosa prevedono le regole, la protesta dei genitori e la spiegazione del preside Carmine Villani
LIVORNO. Hanno infranto il regolamento d’istituto, entrando a scuola con i pantaloni corti. Per questo, sia martedì 13 che nella mattinata di mercoledì 14 maggio, alcuni studenti del Nautico di Livorno sono stati buttati fuori dalle loro classi: «Se non volete indossare i calzoni lunghi dovete portare i bermuda della divisa, è l’unica deroga consentita», la spiegazione degli insegnanti, alcuni dei quali hanno fatto presente di essere contrari alle «norme pro-decoro» attuate dalla dirigenza, ma di non poter far niente per aggirarle. Esplode la protesta dei genitori degli alunni del Cappellini per quanto avvenuto negli ultimi giorni in piazza Giovine Italia, dove qualche ragazzo mercoledì 14, come si vede anche nella foto pubblicata, è rimasto ad aspettare sulle scale esterne.
Il regolamento
L’articolo 48 del regolamento d’istituto, valido anche per il Buontalenti e l’Orlando, impone infatti di «indossare un abbigliamento consono all’ambiente scolastico». E in una mail del 5 maggio scorso è spuntato il «decreto di attuazione». «Gli studenti – si legge nella circolare 432 – devono presentarsi alle lezioni con un abbigliamento adeguato. È fatto divieto di indossare infradito o ciabatte da spiaggia, magliette scollate, strappate, trasparenti o che tengano scoperta la pancia, pantaloni o gonne molto corte, canottiere, cappelli e cappucci alzati». Una comunicazione ribadita ai genitori anche mercoledì 14 maggio: «Desideriamo richiamare la vostra attenzione – è il testo – per un aspetto che da sempre caratterizza l’istituto: la particolare attenzione al decoro personale e all’ordine, sia nell’abbigliamento, sia nei comportamenti. La nostra scuola, infatti, ha una lunga tradizione nella formazione dei futuri ufficiali, un ambito professionale in cui la disciplina, la cura dell’aspetto e il rispetto delle regole rappresentano elementi fondamentali. Educare i nostri studenti fin da ora a questi valori significa prepararli con serietà e responsabilità a un ruolo che saranno chiamati a ricoprire. Per questo invitiamo le famiglie a collaborare affinché i propri figli rispettino le regole in termini di decoro, sobrietà e correttezza, contribuendo a mantenere un ambiente coerente con la missione educativa. Si chiede di venire a scuola con un pantalone lungo e vestiti in modo decoroso».
Le proteste
«Non siamo né in un istituto militare, né in una moschea – spiega un genitore – ma in una scuola statale. Mio figlio, minorenne, è rimasto fuori: è in giro, di chi è la responsabilità se succede qualcosa? Perché dovremmo comprare per forza la divisa, spendendo all’incirca 50 euro, dato che questa è l’unica maniera per entrare in classe coi pantaloni corti? È in atto una discriminazione, un abuso di potere e un’interruzione del diritto allo studio». «Sono una mamma dispiaciuta e amareggiata – le parole di Monica Rossi –. Come può il Cappellini lasciare fuori gli studenti perché non hanno i pantaloncini imposti dalla scuola, ma altri ben più lunghi e da loro definiti non adeguati? Ragazzini, pendolari, negli ultimi giorni di verifiche? Mio figlio è entrato per la prima volta con i pantaloni a due dita dalla caviglia ed è stato lasciato sulle scale dalla vicepreside, mentre entravano altri ragazzi con pantaloncini ben sopra le ginocchia. Ho telefonato per chiarimenti alla vicepreside e mi ha rifiutato la chiamata. Ho chiamato all’Orlando e il preside, dopo essersi arrampicato sugli specchi dicendo che due giorni fa avevano mandato la circolare, mi ha chiuso il telefono in faccia: è una dittatura».
Parla il preside
Il dirigente scolastico, Carmine Villani, contattato dal Tirreno specifica l’importanza «della formazione degli ufficiali e dell’immagine». «Avevamo avvertito per tempo – sottolinea – e in questi giorni abbiamo anche uno stand alla Biennale del Mare, motivo per il quale ci teniamo particolarmente al decoro. Alcuni genitori, in ogni caso, hanno portato i pantaloni ai ragazzi e sono stati fatti entrare, mentre chi non ha i calzoni corti, fatta eccezione per quelli della divisa ufficiale, è rimasto fuori e ci resterà anche nei prossimi giorni. C’è un regolamento, ma al di là della disposizione in sé, il nostro obiettivo è formare gli ufficiali del futuro e l’abbigliamento è un aspetto fondamentale».
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