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Livorno, corteo del 25 Aprile con polemica: «Insulti alla comunità ebraica»

di Claudia Guarino
Un'immagine del corteo
Un'immagine del corteo

Grida “Fuori i sionisti" durante la manifestazione. Celeste Vichi, presidente dell'associazione Italia-Israele: «Scortati per tutto il tempo dal servizio di sicurezza»

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LIVORNO. Un corteo che da largo Divo Demi ha sfilato per le vie del centro città fino a Palazzo Civico, passando da piazza Magenta, piazza Cavour e via Ernesto Rossi. Ed è qui che, arrivati al monumento dedicato al partigiano, c’è stata della tensione quando «un gruppo di persone (pro Palestina, ndr) ha gridato “Fuori i sionisti dal 25 aprile", frase seguita da insulti e provocazioni rivolti a noi e alla comunità ebraica». A raccontare l’accaduto è Celeste Vichi, presidente dell’associazione Italia-Israele di Livorno e presidente nazionale dell’unione delle associazioni Italia-Israele. «Inoltre per tutto il tempo – specifica Vichi – abbiamo sfilato scortati dal servizio di sicurezza». Ma andiamo con ordine.

Le celebrazioni

Anche a Livorno il 25 aprile si è celebrato l’ottantesimo anniversario dalla liberazione dal nazifascismo. Il tutto con la deposizione di fiori e corone d’alloro ai monumenti ai caduti e attraverso un partecipato corteo per le strade della città, aperto dal sindaco Luca Salvetti e dal prefetto Giancarlo Dionisi, durante il quale sono stati intonati corsi ed è stata intonata "Bella Ciao". Il sindaco Salvetti, invece, ha chiuso il suo discorso citando lo storico Alessandro Barbero: «Vorrei vedere chi avrebbe il coraggio di dircelo in faccia che preferivano che vincessero le Ss e non i partigiani. Lo faranno? Non penso proprio. Penso invece che i più preferiranno nascondersi dietro qualche discorso di circostanza o qualche maldestro e imbarazzato escamotage per non essere qui insieme a noi a sostenere la coscienza civile di questa città, anticorpo etico e politico contro la degenerazione e l’impazzimento di questo nostro mondo». Il prefetto ha invece insistito sul concetto di libertà dicendo che «il 25 aprile ci ricorda che la libertà fu conquistata da donne e uomini che hanno lottato per liberare l’Italia dalla dittatura fascista, affermando un principio fondamentale: nessuno può essere lasciato indietro. Una società libera è una società giusta, che riconosce la dignità di ogni persona, che non esclude, che protegge i più deboli, che costruisce sicurezza vera: quella che nasce dall’inclusione e dal rispetto. Tutelare la libertà significa costruire una sicurezza che non si misura solo in ordine pubblico, ma in dignità, diritti, eguaglianza».

Le contestazioni

Nel corso della mattinata ha preso parola anche l’ex ministra Rosy Bindi, che, tra le altre cose, ha ricordato come a Livorno «i partigiani entrarono anche prima delle forze armate» e così «la resistenza aiutò la costruzione di una nuova Italia». Contestata, invece, la parte del discorso in cui Bindi ha fatto riferimento a Israele e alla guerra. Perché c’è chi, tra i presenti, si è sentito colpito dalle parole pronunciate. «Nel chiedere alla comunità ebraica di fermare Netanyahu – ha detto una donna – ci chiamano in causa in una situazione di guerra. Perché? Dobbiamo ancora espiare?».

Le tensioni

E qualche tensione tra un gruppo di persone che gridavano slogan pro Palestina e la brigata ebraica c’è stata anche in via Ernesto Rossi. O meglio, c’è stato lo sdegno della brigata per le frasi pronunciate dall’altro gruppo. La brigata, spiega Vichi, «ha dovuto sfilare sotto scorta per tutta la durata della cerimonia». Inoltre «ad accoglierci (al monumento al partigiano, ndr) non c’erano applausi, ma cori d’odio come "Fuori i sionisti dal 25 aprile", seguiti da insulti e provocazioni rivolti a noi e alla Comunità ebraica. Quanto ancora dovremo sopportare tutto questo? Quanto a lungo si potrà permettere che chi si richiama agli alleati di Hitler alzi la testa proprio nel giorno della Liberazione? Il 25 aprile è memoria, ma anche responsabilità. E oggi, più che mai, dobbiamo ricordarci da che parte stare». 


 

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