L’analisi sui porti italiani, Livorno bene per ro-ro e occupazione femminile: i dati
Presentata dal Randstad Research Institute una ricerca sul presente e sul futuro del settore portuale nazionale
LIVORNO. Primo porto in Italia per traffico internazionale ro-ro, secondo (dopo Genova) per la movimentazione complessiva delle merci, pari al 9,1%, quinto nel traffico container e ottavo, col 5,6% del complessivo per quanto concerne le merci movimentate in Italia. Sono i numeri relativi al porto di Livorno inseriti in una ricerca condotta dal Randstad Research Institute sul futuro del settore portuale italiano e, in particolare, sulle professioni.
Dati e riflessioni
I dati relativi ai traffici e alla manodopera attualmente occupata negli scali marittimi italiani si riferiscono al 2022. A quella data, il sistema portuale nazionale contava su 16.530 addetti, quasi il 30% in meno rispetto a quelli che erano presenti negli anni ‘80. Tra questi, il 40,8% era occupato nelle imprese ex articolo 16, il 40,2% in quelle ex articolo 18, il 15,3% nei cosiddetti pool di manodopera e il 3,7% nell’interinale.
Nella ricerca, si legge che «a confronto con altri settori italiani il conteggio degli occupati non presenta numeri particolarmente alti, tuttavia occorre fare alcune considerazioni. In primis che i porti italiani sono attraversati dai tre quarti delle merci totali in entrata ed in uscita dal nostro paese. In secondo luogo, occorre tenere a mente che il conteggio esclude la totalità degli occupati che quotidianamente attraversano i porti e che non vengono conteggiati nelle ricognizioni dirette poiché facenti parti di altri settori (marittimo, altri sottosettori logistici etc.) o appartenenti a servizi esternalizzati. Ad ogni modo, alla luce delle numeriche ridotte, una gestione corretta della forza lavoro stabile dei porti risulta strategica per il ruolo così importante che questi svolgono per la nostra sussistenza».
L’occupazione
Importante anche il capitolo della ricerca dedicato all’occupazione femminile. Anche in questo contesto Livorno non sfigura, piazzandosi al terzo posto in ambito nazionale con il 9% di donne impiegate, sopravanzato soltanto dall’Adsp dello Stretto (16%) e da quella del Mar Adriatico Centrale (15%). Si parla sempre di dipendenti che fanno parte delle imprese portuali regolamentate dagli articoli 16, 17 e 18, dove complessivamente solo il 6,3% è di sesso femminile e «dove la percentuale più bassa si riscontra tra i fornitori di manodopera temporanea, ovvero l’ex articolo 17, nel quale le donne rappresentano appena il 2% e dove, tradizionalmente, era richiesta maggiore forza fisica». Diverso il discorso per i dipendenti delle Adsp, dove si raggiunge quasi la parità con 699 donne su 1.507 dipendenti, pari al 46%.
«Tuttavia – conclude la ricerca – sebbene si raggiunga un equilibrio complessivo tra i generi, solo il 31% delle posizioni dirigenziali è occupato da donne, mentre la percentuale sale al 47% tra i quadri e al 48% tra gli impiegati. Un segnale incoraggiante viene dai giovani: tra i dipendenti under 40 delle AdSP, le donne rappresentano il 52%, e tra i 41 e i 54 anni si raggiunge quasi la parità con il 49%».