Pandoro gate, chiesta la condanna per Chiara Ferragni: accusa di truffa aggravata
La Procura ha chiesto inoltre un anno di reclusione per Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID, e un anno e otto mesi per Fabio Damato, ex manager dell’influencer, entrambi imputati nello stesso procedimento. La sentenza è attesa per il 14 gennaio 2026
Nella giornata di martedì 25 novembre 2025 si è svolta una nuova udienza del processo per truffa aggravata che coinvolge l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni. Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pubblico ministero Cristian Barilli hanno richiesto una condanna a un anno e otto mesi per l’influencer, tenendo conto del rito abbreviato che comporta lo sconto di un terzo della pena. La Procura ha chiesto inoltre un anno di reclusione per Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID, e un anno e otto mesi per Fabio Damato, ex manager di Ferragni, entrambi imputati nello stesso procedimento. La sentenza è attesa per il 14 gennaio 2026.
Le dichiarazioni dell’imputata
Durante l’udienza, Ferragni ha rilasciato dichiarazioni spontanee, ribadendo di aver agito «sempre in buona fede» e di non aver mai tratto profitto personale dalle operazioni contestate.
La difesa e le parti civili
Gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, difensori di Ferragni, interverranno nella prossima udienza fissata per il 19 dicembre. Il giudice dovrà anche pronunciarsi sulla richiesta di costituzione di parte civile avanzata dall’associazione Casa del Consumatore, che ha rifiutato un’offerta di risarcimento pari a 5mila euro. Le vicende contestate risalgono al 2021 e al 2022 e riguardano la promozione del Pandoro Pink Christmas e delle uova di Pasqua “Sosteniamo i Bambini delle Fate” Dolci Preziosi.
Le accuse della Guardia di Finanza
Secondo le indagini del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza, la comunicazione pubblicitaria avrebbe indotto i consumatori a credere che parte del prezzo dei prodotti fosse destinata a iniziative benefiche. In realtà, per l’accusa, sarebbero stati ottenuti profitti indebiti per circa 2,2 milioni di euro. Nel caso del Pandoro, la società di Ferragni avrebbe incassato oltre un milione di euro per la campagna promozionale, mentre la donazione all’ospedale era stata limitata a 50mila euro.
Le sanzioni già subite
Ferragni era stata inizialmente multata dall’Antitrust. Successivamente è stata aperta l’indagine penale per truffa aggravata, reato che prevede pene da uno a cinque anni di reclusione e multe tra 309 e 1.549 euro.
Le altre parti civili
Il Codacons aveva presentato esposti in diverse Procure, poi ritirati dopo un accordo con l’influencer. Altre associazioni, come Adicu, e una pensionata di Avellino, la 76enne Adriana, avevano chiesto di costituirsi parte civile. Entrambe hanno poi rinunciato dopo aver ricevuto risarcimenti extragiudiziali (500 euro per Adriana e un assegno transattivo per Adicu). Complessivamente, tra multe, risarcimenti e transazioni, Ferragni ha già versato oltre tre milioni di euro.
