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Grosseto, scioglie droga nella birra e violenta la collega: lo stupro e l’sms – «Dormi, ti passerà»

di Pierluigi Sposato

	La droga sciolta nella birra
La droga sciolta nella birra

Un 27enne originario della Lombardia ha patteggiato e ha risarcito con 50mila euro la donna

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Una birra, poi un’altra. In bocca le era rimasto un sapore amaro. Lei sempre meno lucida, poi la discesa sulla spiaggia: «Mi ha trascinato verso di sé per buttarmi in acqua, mi ha baciata, io non capivo più nulla». Poi un rapporto sessuale. Una violenza, secondo l’imputazione, denunciata qualche anno fa da una quarantenne grossetana: una sera di luglio sarebbe stata ridotta in uno stato di incapacità perché avrebbe bevuto della birra ignara che vi fossero state sciolte delle sostanze stupefacenti, come Mdma-ecstasy. In quello stato non avrebbe potuto esprime alcun consenso al compimento di atti sessuali.

L’imputazione e la condanna

Per questo episodio è stato messo sotto accusa un 27enne abitante in Lombardia, collega di lavoro della donna in un’attività a Monte Argentario, in provincia di Grosseto. Cosa sia avvenuto esattamente non potrà essere un dibattimento a chiarirlo perché il giovane uomo indagato ha scelto di non discutere le accuse: ha patteggiato due anni, dopo aver risarcito con 50mila euro la donna, che non si è costituita parte civile, e dopo aver effettuato una donazione a un centro antiviolenza; ha anche intrapreso di sua volontà un percorso psicoterapeutico. Il giudice Giuseppe Coniglio ha sospeso la pena purché l’imputato frequenti un apposito corso di recupero, per almeno un anno. La pena base era partita da sei anni, la scelta del rito con la riduzione di un terzo e l’applicazione delle attenuanti hanno portato ai due anni.

Le indagini della Procura

Dopo che la donna aveva reso il proprio racconto alla squadra mobile, quando era ancora al pronto soccorso, la Procura aveva disposto un serie di attività, che hanno compreso anche il sequestro dei campioni biologici della stessa quarantenne e una perquisizione con sequestro a carico dell’indagato. La Procura aveva incaricato anche il professor Silvio Chericoni per una consulenza tossicologica. Il gip aveva autorizzato l’acquisizione dei tabulati, la donna aveva consegnato alcuni messaggi Whatsapp scambiati con l’indagato. Documenti erano stati acquisiti sul luogo comune di lavoro. Anche i colleghi erano stati sentiti. Era seguito un incidente probatorio. Ne era uscito un quadro che secondo la Procura aveva attribuito le responsabilità al 27enne, che avrebbe costretto la donna in stato di menomazione a subire un rapporto sessuale contro la sua volontà.

Il racconto della donna

Cosa aveva raccontato la donna? Che dopo il lavoro, a sera, un gruppo di colleghi aveva raggiunto un bar di Porto Ercole per una festa di compleanno. Lei aveva bevuto una birra, dopo mezzanotte. Dopo l’una qualcuno aveva proposto di andare a fare il bagno: lei era contraria ma aveva seguito il gruppetto. «Lui aveva una borsa a tracolla con delle birre, ne aveva aperta una, me l’aveva offerta e io avevo accettato». Erano poi rimasti in due. Saliti in auto, mentre lei guidava, lui le aveva offerto un’altra birra. Mentre i due andavano verso la spiaggia, la donna non si era sentita più lucida: aveva finito la bottiglia, ricordando di aver avvertito un sapore molto amaro, «sembrava veleno». Lui aveva insistito per fare il bagno: alla polizia lei aveva raccontato di essere stata prima baciata e poi trascinata da lui per essere gettata in acqua e di non essere stata in grado di determinarsi, confusa, come se fosse ubriaca. «Io da lì non ricordo quasi nulla, solo che avevo freddo e volevo andare a casa». Il rapporto non consenziente sarebbe avvenuto in acqua, sempre secondo quanto raccontato alla polizia di stato. Usciti, lui le aveva proposto di andare a casa sua, lei si era rifiutata: ricordava di aver avuto come delle allucinazioni nel tragitto. Era arrivata a casa, aveva chiesto ai familiari di essere portata al pronto soccorso. «Hai messo qualcosa nella mia birra?» aveva scritto lei in un messaggio. «Dormi, ti passerà. So già chi è stato». E anche il messaggio in cui lui confermava il rapporto sessuale, negando però di averla drogata, era finito nel fascicolo della Procura.

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