Il Tirreno

Grosseto

Ambiente

Consumo di suolo, a Grosseto più 37,95 ettari: «Nel 2024 persi 30 campi di calcio» – Il report

di Sara Venchiarutti

	A Grosseto consumati oltre 37 ettari di suolo in un anno
A Grosseto consumati oltre 37 ettari di suolo in un anno

I dati arrivano dal nuovo studio dell’Ispra: «Sviluppo residenziale, è una scelta miope»

5 MINUTI DI LETTURA





GROSSETO. Nel comune di Grosseto tra il 2023 e il 2024 il suolo consumato è aumentato di altri 37,95 ettari in un anno. «È un numero preoccupante», commenta Cecilia Gentili, presidente dell’Ordine degli architetti di Grosseto. In pratica «circa 30 campi di calcio» sono “spariti” dai terreni naturali per andare a ingrossare quelli che hanno perso le loro condizioni di permeabilità, spesso mangiati dall’asfalto.

I dati arrivano dall’ultimo rapporto Snpa (Sistema nazionale per la protezione all’ambiente) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, accompagnati dall’EcoAtlante di Ispra, e fanno riferimento al suolo consumato in modo sia permanente – ad esempio, strade pavimentate, parcheggi – sia reversibile, come i cantieri, che quindi possono essere “restituiti” alla naturalità. Scorrendo la tabella, l’incremento registrato a Grosseto tra il 2023 e il 2024 – in termini assoluti – è il più alto non solo in Provincia, ma anche in Regione. Un aumento che s’accompagna ad almeno un elemento più positivo: la superficie artificiale complessiva che è stata rilevata nel 2024 corrisponde a 3.032,21 ettari, il 6,42% rispetto all’estensione totale. «Una percentuale sicuramente più bassa se confrontata ad altre realtà, anche provinciali», sottolinea Gentili,

Tornando però allo scarto 2023-2024, «uno dei fattori – spiega Gentili – riguarda i tempi lunghi della programmazione urbanistica, per cui lo sviluppo delle costruzioni è andato avanti attraverso i piani di lottizzazione degli ultimi anni, che esulano dal piano strutturale e anche dalle norme di salvaguardia». In pratica «negli ultimi anni ci sono state delle nuove lottizzazioni create ai margini della città, ad esempio a nord dell’entrata di Grosseto e a sud, dietro l’Aurelia».

E qui c’è una prima considerazione da fare. «In generale – spiega Gentili – non sono contraria al consumo di suolo a priori; sono piuttosto titubante su questo modo di operare quando è finalizzato all’espansione al di fuori dei territori urbani per costruire case e villette in un momento di stallo demografico. Secondo me questo comporta una visione miope dell’espansione urbana perché l’offerta di nuove residenze è maggiore rispetto alla richiesta e, anche se nell’immediato sembra porti lavoro e ricchezza, alla fine non è così, anche per gli stessi operatori». Se infatti «la richiesta è minore dell’offerta, anche i costi per vendere le nuove costruzioni devono abbassarsi; al contrario quelli di costruzione sono lievitati dopo il covid. Così le stesse ditte sono costrette a ad avere margini risicati». Ben diverso se invece si tratta di «un’opportunità di sviluppo come un’azienda che ha intenzione di investire: in quel caso non sono contraria all’idea di consumare suolo pubblico, avrebbe un ritorno diverso», sottolinea.

In ogni caso «l’impiego di suolo – avverte l’architetta – comporta dei problemi immediati: dalla diminuzione delle aree naturali all’aumento delle temperature del suolo e quindi di quelle all’interno delle città, fino all’incremento del rischio idrogeologico visti i cambiamenti climatici che si traducono in piogge improvvise e potenti: se si consuma troppo suolo, quest’ultimo perde la sua permeabilità proprio quando cade una quantità d’acqua che non è facile da ricevere in tempo».

Invece di consumare, quindi, «sarebbe più importante ripristinare il suolo consumato – spiega Gentili – e riqualificare l’esistente». E, quando si ricostruisce, «bisogna pensare anche al come, ad esempio sostituire le zone non permeabili con parcheggi che invece lo sono, utilizzare prodotti diversi dall’asfalto: esistono anche altri materiali carrabili ma permeabili». O ancora «pensare a scelte progettuali green come coperture o pareti verdi, che contribuiscono a limitare la mancanza di natura in città».

Poi, in quest’ottica, «penso anche che il ruolo dell’architetto – invita Gentili – debba giocare un ruolo centrale: per nostra natura siamo tecnici, ma abbiamo anche una preparazione con un approccio storico, umanistico, di restauro anche ambientale, con un’attenzione al paesaggio capace di interpretare i bisogni della collettività, svolgendo un ruolo di intermediari tra l’amministrazione e i cittadini». Il recente consumo di suolo si inserisce anche in un contesto in cui «è scaduto il precedente Piano strutturale, per cui – sottolinea Gentili – si poteva eventualmente procedere solo con i piani di lottizzazione. Ora dovrebbe essere approvato il nuovo strumento urbanistico, per cui ripartirà una pianificazione programmata attraverso questo strumento. In ogni caso il Piano passa al vaglio della Soprintendenza, della Regione, quindi si deve attenere alle prescrizioni della legge regionale. Mi auguro che sia ben studiato. Spero che nella previsione ci sia una spinta al riuso e alla riqualificazione dell’esistente con una diminuzione del consumo di suolo». Per quel che riguarda invece le tempistiche dell’iter di approvazione, «secondo me vanno rivisti alcuni aspetti del procedimento della pianificazione: la legge 65 regionale – spiega Gentili – è valida, ma ha anche alcuni passaggi ripetitivi che si sovrappongono e allunga i tempi. Spesso quando il Comune riesce a portare a termine il Piano, questo è già vecchio perché sono passati molti anni e la maggior parte degli enti comunali – se non tutti – non riescono a rispettare le tempistiche. A quel punto scattano le norme di salvaguardia, per cui non vale più il vecchio Piano e si blocca la pianificazione».

Un dato importante, arriva da quello che è stato fatto a livello di pianificazione nel recente piano del Parco della Maremma, i cui confini si avvicineranno fino al confine con la città nella parte dell’Ombrone. «Questo – conclude Gentili – è interessante perché delimita un’espansione selvaggia su quel lato della città».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


 

Sangue sulle strade
La tragedia

Gianmarco morto a 23 anni nello schianto in auto. Il lavoro con la mamma, il paese sotto choc e il messaggio sui social

di Redazione web