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Grosseto, operaio cade sotto la pioggia in stazione: «Nessuno lo ha aiutato»

di Matteo Scardigli
Grosseto, operaio cade sotto la pioggia in stazione: «Nessuno lo ha aiutato»

Oltre mezz’ora a terra sul binario ferroviario. Un testimone: «Nessuno ha offerto nemmeno un ombrello. È il segno di un mondo dominato dal menefreghismo».

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GROSSETO. «Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona». Così “l’Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti”, o più semplicemente Treccani, definisce l’empatia, detta anche identificazione o immedesimazione): un tipo di competenza sociale, generalmente descritta come la capacità di riconoscere, comprendere e condividere emozioni, pensieri, stati d’animo e sentimenti altrui. Se qualcuno soffre, soffre anche chi lo guarda; e magari lo aiuta.

Capita allora che domenica pomeriggio, alla stazione, mentre il nubifragio si abbatte sulla città con acqua a catinelle e vento forte, intorno alle 17 il dipendente di una ditta incaricata di effettuare la pulizia a bordo dei treni cade accanto alla scaletta di una carrozza e si ferisce; e resta a terra sotto la pioggia scrosciante e le raffiche intense assistito solo da un collega e, più tardi, da un ferroviere.

«Nessuno che abbia offerto loro una bevanda calda, una coperta o semplicemente un ombrello», racconta Roberto Mazzà, sessantunenne romano titolare di una società di consulenza turistica della Capitale. Sta aspettando il treno diretto a Sud e assiste a tutta la scena: «Sul nostro marciapiede c’era una trentina di persone mentre loro erano su un binario di servizio. È vero che davanti a noi c’era un convoglio fermo, e molti non potevano vedere al di là; ma quelli che erano accanto a me si sono accorti di quello che stava succedendo e non hanno fatto niente».

Il collega («sant’uomo», lo definisce il viaggiatore) chiama i soccorsi e copre il ferito con quello che ha a disposizione: sacchi di plastica ma non si azzarda a spostarlo perché quello lamenta forti dolori. Mazzà, nel frattempo, si mette in cerca del presidio delle forze dell’ordine, ma di domenica la porta della Polfer è aperta soltanto la mattina, e si rivolge anche alla biglietteria.

«L’ambulanza è arrivata, finalmente, verso le 17, 20», conclude il viaggiatore, che intanto è riuscito a tornare a casa; ma non riesce a scrollarsi di dosso quella sensazione: «Come lo sentivamo noi il freddo, all’asciutto riparati della tettoia, certamente lo sentivano quei due operai esposti alle intemperie, e anche più di noi. Episodi come questo, oltretutto, sono un pessimo biglietto da visita per una città (soprattutto quando avvengono in un luogo di transito come una stazione) così come per una società di trasporto ferroviario. Ma è stato l’atteggiamento dei presenti che mi ha colpito: non mi capacito di come sia stato possibile che molti abbiano visto ma nessuno abbia mosso un dito. Purtroppo, ormai, viviamo in un mondo dominato dal menefreghismo».

L’operatore delle pulizie, si apprende, è stato ricoverato al Misericordia per un trauma all’anca riportato a causa della caduta. Le sue condizioni non sono gravi. L’azienda sanitaria precisa infine che il mezzo di soccorso ha impiegato 20 minuti per rispondere alla chiamata data la non gravità dell’evento nel contesto delle altre richieste pervenute al centralino in quelle ore.


 

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