Il Tirreno

Grosseto

Dopo 20 anni

Grosseto, demolita la chiatta dello spreco. Ora il via alla bonifica dell’area

di Matteo Scardigli
Grosseto, demolita la chiatta dello spreco. Ora il via alla bonifica dell’area

Le lamiere sono state portate alla fonderia per essere riciclate

08 giugno 2023
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GROSSETO. Dopo 20 anni di attesa e battaglie, e 200mila euro gettati “al fiume”, la chiatta simbolo dello spreco finalmente è stata demolita.
Il barcone avrebbe dovuto solcare l’Ombrone ma non è mai stato utilizzato. Praticamente da sempre era rimasto parcheggiato “temporaneamente” in un campo privato, dimenticato fino a diventare un ferrovecchio semicoperto dalla vegetazione. Era costata circa 200mila euro. E da ieri non c’è più.
In poche ore, dalle 9,30 alle 17, salvo un momentaneo inconveniente con il gancio (tempestivamente risolto), il macchinario della ditta Busisi di San Martino ha smembrato la carcassa metallica pezzo per pezzo (circa 4 in totale, come preventivato), caricando i resti a bordo dei camion dotati di gru in direzione fonderia: di questo scempio di soldi pubblici – almeno questo – niente andrà sprecato e tutto verrà riciclato.
Pane quotidiano per l’azienda a conduzione familiare che vanta 60 anni di presenza sul territorio, le cui redini sono oggi saldamente nelle mani dei fratelli Daniela e Riccardo Busisi, che venderanno il materiale ferroso (alla collettività, la rimozione, non viene a costare un euro).
La ditta, complice la stagione calda, ha optato per un taglio “a freddo” con l’escavatore dotato di cesoia: quello col cannello a fiamma, anche se più rapido, avrebbe potuto comportare un rischio incendio.
Al palo da tempo, la pluridecennale questione si era sbloccata nelle scorse settimane quando il Comune ha impresso un’accelerata all’iter di rimozione, per scongiurare le conseguenze giudiziarie del procedimento intentato dai proprietari del terreno dove la chiatta del municipio era stata lasciata dai primi anni del 2000.
I proprietari del Podere Isonzo, nei pressi del ponte ciclopedonale sull’Ombrone, si erano tenuti la chiatta nel campo a lungo e con infinita pazienza, ma dopo tutti questi anni avevano deciso di andare per le vie legali, assistiti dall’avvocato Franco Ciullini (che ringraziano).
Trovata la quadra con l’ente pubblico, la pendenza è stata risolta senza (più) colpo ferire.
I proprietari hanno assistito alla demolizione e anche personalmente “partecipato”, offrendo un caffè all’operaio che conduceva il macchinario.
Cessato il grido delle lamiere contorte, nel loro podere è infine tornata la pace. «Dopo tanti anni pensavamo che non la portassero più via», confessano, e aggiungono: «Ora, poi, si era messo in mezzo anche il maltempo». Il loro orizzonte è finalmente libero dal turbamento, ma soprattutto «ora almeno si vede il panorama, ché questo ammasso di ferraglia ce lo deturpava».
Prossimo – e ultimo – passaggio delle operazioni di rimozione del barcone è la bonifica del terreno, su cui nei decenni la pioggia ha dilavato i residui del mostro metallico.
Tempo al tempo, e la Natura riprenderà possesso di quel rettangolo di terreno lungo la strada che porta in fondo al podere per dargli nuova vita. I proprietari si preparano a “inaugurarlo” con una bella passeggiata.
Le decine e decine di migliaia di soldi pubblici sprecati con la chiatta, invece, quelli sono perduti per sempre.
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