Il Tirreno

Firenze

L'infortunio

Quando il crociato fa crac, il prof Castellacci: «Dodô non deve avere troppa fretta. Quella telefonata dopo l’intervento a Masinga...»

di Chiara Vignolini
Quando il crociato fa crac, il prof Castellacci: «Dodô non deve avere troppa fretta. Quella telefonata dopo l’intervento a Masinga...»

L’ex medico della Nazionale: per recuperare ci vogliono almeno 6-8 mesi. L’operazione più complicata a Masinga, mi chiamò Mandela dal Sudafrica...

27 settembre 2023
4 MINUTI DI LETTURA





«Nel corso della mia carriera ho operato, e tuttora lo faccio, moltissimi atleti non solo calciatori ma anche ciclisti e appartenenti ad altre discipline. L’intervento più grande e particolare fu quello che feci al centroavanti del Bari, Phil Masinga. Fu il capitano della nazionale del Sudafrica durante l’Apartheid e si ruppe completamente il ginocchio. Era devastato con lesioni profonde. Il suo intervento durò circa 3-4 ore», spiega il professor Enrico Castellacci, presidente nazionale dell’Associazione Medici Italiani del Calcio. Esperto in ortopedia, traumatologia e medicina dello sport, è stato il responsabile medico della Nazionale italiana di calcio ed oggi svolge la sua professione presso la Casa di Cura San Rossore di Pisa. Dopo l’infortunio al legamento crociato a Dodô, con lui proviamo a capire quanto potrebbe impiegare il brasiliano a rientrare e quale è stata l’evoluzione della chirurgia sui traumi più frequenti per i calciatori di serie A.

Professore, quali sono gli infortuni più frequenti nel calcio?

«Sicuramente le lesioni muscolari sono tra le più frequenti. Si tratta di infortuni che accadono a seguito di diversi fattori. In primis bisogna capire come sta il giocatore a livello muscolare. Un altro fattore dipende dal tipo di preparazione atletica ricevuta. Ma non devono essere sottovalutati anche gli agenti atmosferici come l’umidità e il freddo che irrigidiscono i muscoli e quindi possono andare incontro ad un rischio di infortuni».

Rispetto a vari anni fa è cambiata la terapia e i tempi di reinserimento di un calciatore?

«Gli infortuni vengono curati a seconda della gravità del caso. Ci sono vari gradi di gravità. Il primo riguarda lesioni minime e non si ha una fuoriuscita di sangue, solitamente il ripristino totale avviene in 10-15 giorni. Nel secondo si ha, invece, una lesione delle fibre e quindi uno stravaso di sangue e infine il terzo prevede l’intervento chirurgico. Oggi gli infortuni sono sempre di più perché sono cambiati i ritmi di gioco: il calciatore partecipa a molte più partite e quindi i muscoli si sovraccaricano dato che non ha modo di recuperare in tempi brevi».

Uno tra gli infortuni più recenti è quello del giocatore della Fiorentina Dodô, di cosa si tratta?

«Dodô si è provocato una lesione di un crociato che prevede una riabilitazione di circa 6-8 mesi. Si tratta di una lesione che nessun giocatore vorrebbe perché i tempi di recupero sono abbastanza lunghi e bisogna fare un trapianto per risistemare il tutto. Questo comporta una riabilitazione sufficientemente lunga. Non esistono degli standard di ripresa uguali, ci sono chirurghi che fanno recuperare in sei mesi e altri in otto. Se anticipiamo troppo i tempi di recupero, intensificando la fisioterapia e cercando di recuperare in pochi mesi, si ha una più alta percentuale di ricadute e di altre rotture. In linea di massima bisogna operarsi e poi rieducare con calma».

Quali sono gli infortuni più gravi e quali i tempi di recupero?

«Le lesioni più gravi, che possono comportare problematiche più serie per un giocatore, sono i traumi distorsivi di ginocchio perché provocano lesioni legamentose che possono causare ricadute e quindi mettere a repentaglio l’attività sportiva. Tutte le lesioni si possono riparare e sistemare però i rischi di ricadere in un nuovo infortunio, dopo averne già avuti altri, è molto alto. Un atleta professionista sa che se gioca possono esserci questi rischi del mestiere».

Quale è stata, per lei, l’operazione più complessa?

«Nel corso della mia carriera ho operato, e tuttora lo faccio, moltissimi atleti non solo calciatori ma anche ciclisti e appartenenti ad altre discipline. L’intervento più grande e particolare fu quello che feci al centroavanti del Bari, Phil Masinga. Fu il capitano della nazionale del Sudafrica durante l’apartheid e si ruppe completamente il ginocchio. Era devastato con lesioni profonde. Il suo intervento durò circa 3-4 ore. Mi ricordo di questa operazione anche per una gaffe che feci. Una volta uscito dalla sala operatoria ero molto stanco, arrivò il mio assistente e mi disse che mi stavano cercando a telefono, ovviamente non sapevo chi fosse, dissi di far rispondere qualcun altro. Era Nelson Mandela che voleva sapere come fosse andato l’intervento dato che per lui Masinga era un giocatore importantissimo».


 

Primo piano
Le testimonianze

Alluvione in Toscana, un mese dopo niente ristori: «Abbiamo perso tutto, siamo soli e abbandonati»

di Martina Trivigno