Quando il crociato fa crac, il prof Castellacci: «Dodô non deve avere troppa fretta. Quella telefonata dopo l’intervento a Masinga...»
L’ex medico della Nazionale: per recuperare ci vogliono almeno 6-8 mesi. L’operazione più complicata a Masinga, mi chiamò Mandela dal Sudafrica...
«Nel corso della mia carriera ho operato, e tuttora lo faccio, moltissimi atleti non solo calciatori ma anche ciclisti e appartenenti ad altre discipline. L’intervento più grande e particolare fu quello che feci al centroavanti del Bari, Phil Masinga. Fu il capitano della nazionale del Sudafrica durante l’Apartheid e si ruppe completamente il ginocchio. Era devastato con lesioni profonde. Il suo intervento durò circa 3-4 ore», spiega il professor Enrico Castellacci, presidente nazionale dell’Associazione Medici Italiani del Calcio. Esperto in ortopedia, traumatologia e medicina dello sport, è stato il responsabile medico della Nazionale italiana di calcio ed oggi svolge la sua professione presso la Casa di Cura San Rossore di Pisa. Dopo l’infortunio al legamento crociato a Dodô, con lui proviamo a capire quanto potrebbe impiegare il brasiliano a rientrare e quale è stata l’evoluzione della chirurgia sui traumi più frequenti per i calciatori di serie A.
Professore, quali sono gli infortuni più frequenti nel calcio?
«Sicuramente le lesioni muscolari sono tra le più frequenti. Si tratta di infortuni che accadono a seguito di diversi fattori. In primis bisogna capire come sta il giocatore a livello muscolare. Un altro fattore dipende dal tipo di preparazione atletica ricevuta. Ma non devono essere sottovalutati anche gli agenti atmosferici come l’umidità e il freddo che irrigidiscono i muscoli e quindi possono andare incontro ad un rischio di infortuni».
Rispetto a vari anni fa è cambiata la terapia e i tempi di reinserimento di un calciatore?
«Gli infortuni vengono curati a seconda della gravità del caso. Ci sono vari gradi di gravità. Il primo riguarda lesioni minime e non si ha una fuoriuscita di sangue, solitamente il ripristino totale avviene in 10-15 giorni. Nel secondo si ha, invece, una lesione delle fibre e quindi uno stravaso di sangue e infine il terzo prevede l’intervento chirurgico. Oggi gli infortuni sono sempre di più perché sono cambiati i ritmi di gioco: il calciatore partecipa a molte più partite e quindi i muscoli si sovraccaricano dato che non ha modo di recuperare in tempi brevi».
Uno tra gli infortuni più recenti è quello del giocatore della Fiorentina Dodô, di cosa si tratta?
«Dodô si è provocato una lesione di un crociato che prevede una riabilitazione di circa 6-8 mesi. Si tratta di una lesione che nessun giocatore vorrebbe perché i tempi di recupero sono abbastanza lunghi e bisogna fare un trapianto per risistemare il tutto. Questo comporta una riabilitazione sufficientemente lunga. Non esistono degli standard di ripresa uguali, ci sono chirurghi che fanno recuperare in sei mesi e altri in otto. Se anticipiamo troppo i tempi di recupero, intensificando la fisioterapia e cercando di recuperare in pochi mesi, si ha una più alta percentuale di ricadute e di altre rotture. In linea di massima bisogna operarsi e poi rieducare con calma».
Quali sono gli infortuni più gravi e quali i tempi di recupero?
«Le lesioni più gravi, che possono comportare problematiche più serie per un giocatore, sono i traumi distorsivi di ginocchio perché provocano lesioni legamentose che possono causare ricadute e quindi mettere a repentaglio l’attività sportiva. Tutte le lesioni si possono riparare e sistemare però i rischi di ricadere in un nuovo infortunio, dopo averne già avuti altri, è molto alto. Un atleta professionista sa che se gioca possono esserci questi rischi del mestiere».
Quale è stata, per lei, l’operazione più complessa?
«Nel corso della mia carriera ho operato, e tuttora lo faccio, moltissimi atleti non solo calciatori ma anche ciclisti e appartenenti ad altre discipline. L’intervento più grande e particolare fu quello che feci al centroavanti del Bari, Phil Masinga. Fu il capitano della nazionale del Sudafrica durante l’apartheid e si ruppe completamente il ginocchio. Era devastato con lesioni profonde. Il suo intervento durò circa 3-4 ore. Mi ricordo di questa operazione anche per una gaffe che feci. Una volta uscito dalla sala operatoria ero molto stanco, arrivò il mio assistente e mi disse che mi stavano cercando a telefono, ovviamente non sapevo chi fosse, dissi di far rispondere qualcun altro. Era Nelson Mandela che voleva sapere come fosse andato l’intervento dato che per lui Masinga era un giocatore importantissimo».