Firenze, bambino morto al lago di Bilancino: aperta un'inchiesta per omicidio colposo. Il dramma riaccende l'allarme sicurezza
Già disposta anche l’autopsia per chiarire come è annegato. Per ora non ci sono indagati nel fascicolo della procura di Firenze. Ecco chi era il piccolo
FIRENZE Prima è arrivato il dolore. Poi, l’inchiesta. Aperta dalla procura di Firenze con l’accusa più neutra e insieme più tremenda: omicidio colposo. Nessun nome, nessun indagato per ora. Ma un bambino è morto, e questo basta. Mohamed Erraji, dieci anni appena, annegato nel Bilancino, a Barberino del Mugello. Una giornata di giugno, il caldo che brucia la pelle, il desiderio di bagnarsi, il lago che attira e non avvisa. E la fine. Il fascicolo serve a capire perché. Serve a stabilire se quella morte poteva essere evitata.
Le indagini
I magistrati vogliono sapere come è successo, e se qualcuno - un adulto, un gestore, un’autorità - avrebbe dovuto impedire che accadesse. Perché Mohamed è affondato nel lago di Bilancino, e nessuno lo ha riportato su in tempo. Perché un bambino, che stava giocando in un’area apparentemente balneabile, ha smesso di respirare sotto due metri d’acqua, senza che nessuno potesse fare nulla.
L’autopsia è già stata disposta. Non servirà a dire quello che il lago ha detto con l’ultima bolla d’aria: che Mohamed è annegato, che forse non sapeva nuotare abbastanza, che l’acqua era più profonda di quanto sembrasse. Ma potrà confermare le tempistiche, escludere un malore, e dare una prima risposta a questa indagine aperta tra il dolore e la rabbia.
Il post del sindaco
Nel frattempo, Lorenzo Falchi, il sindaco di Sesto (Mohamed risiedeva lì con la famiglia), ha affidato alla rete il proprio cordoglio. Un post sobrio: «Una tragedia che ci colpisce tutti. Alla famiglia di Mohamed va l’abbraccio dell’intera città». Parole che valgono, ma non bastano. Non davanti alla perdita di un figlio. Non davanti alla riva da cui una madre guarda, e non vede tornare suo figlio.
Chi era il bambino
Mohamed era un figlio di seconda generazione. A Sesto c’era nato e fiorito. Giocava nei Pulcini del Rinascita Doccia, gloriosa squadra di calcio sestese. C’era arrivato un anno fa. Lo ricordano come un bambino sempre sorridente. In alcune foto lo si vede mentre solleva un trofeo, il suo primo trofeo, e la medaglia. Vivace, scattante. Anche il fratellino di sette anni gioca lì. Stasera si sarebbero dovuto ritrovare tutti insieme per la cena di fine stagione, ma la società sportiva probabilmente deciderà di annullare tutto. “Siamo vicini alla famiglia, in questo momento rispettiamo il lutto che l’ha colpita”, dice il presidente Francesco Casari. Troppo dolore, è il momento del lutto. Quel bimbo inghiottito nel lago costruito per salvare Firenze dalle alluvioni è l’ennesima vittima di una scia che non si ferma, come se l’invaso artificiale pretendesse una vita quasi ogni anno per preservarne migliaia. Un infernale obolo oscuro.
I tragici precedenti
E allora riaffiorano tutte le altre storie. Il lago Bilancino ha memoria. E non è corta. Nel 2015, un diciannovenne, Mirko Reali, morì dopo un tuffo da una piattaforma gonfiabile: il gestore fu condannato per omicidio colposo. Nel 2021, una trentunenne sparì in acqua mentre nuotava con le amiche: la ritrovarono due giorni dopo. Nel 2016, un canoista si perse, e il suo corpo riemerse solo nel 2018. Tra il 2011 e il 2021, almeno sei persone sono morte qui. E sempre più o meno allo stesso modo: scivolati dentro un'acqua che sembra tranquilla, ma non lo è mai abbastanza.
Il lago è pubblico, aperto, gratuito. È libertà, certo. Ma anche rischio, se nessuno controlla. Se non c’è un presidio fisso, un bagnino, una sorveglianza. Se le aree balneabili sono lasciate alla discrezione del buonsenso, o del caso. Il Bilancino è bello, grande, utile. Ma non è sicuro. Non lo era ieri, non lo è oggi. Forse, dopo Mohamed, qualcuno inizierà a chiederlo davvero.
Il fascicolo adesso è lì. Si chiama “atti relativi al decesso di Mohamed Erraji”. Dentro ci saranno testimonianze, relazioni dei vigili del fuoco, rilievi della scientifica. Ma quello che non ci sarà, mai, è l’urlo che i familiari hanno lanciato quando il bambino è sparito. Non ci sarà il tempo che si è fermato. Né il rumore di una vita che va giù, e non torna più su.