Il Tirreno

Il lutto

Rosignano dice addio al maestro di calcio che giocò in serie A con la Spal

di Redazione Cecina

	Mario Bulli a sinistra con Tancredi; poi in una foto recente e nei panni di mister
Mario Bulli a sinistra con Tancredi; poi in una foto recente e nei panni di mister

Ex dipendente della Solvay, è stato un esempio per tanti: il ricordo degli amici Lazzerini e Tancredi

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ROSIGNANO. Non era solo un allenatore, no. Mario è stato un maestro di calcio e di vita. Oltre a un grande centrocampista che da Rosignano è arrivato alla serie A e alla B. Mario Bulli è stato un faro, un punto di riferimento per tantissime generazioni di ragazzi del paese cresciuti in tutti i sensi sotto la sua guida.

Si è spento a 82 anni all'ospedale di Cecina dopo una crisi respiratoria e lascia un grande vuoto nel mondo sportivo e non solo. Livornese di nascita Bulli era rosignanese di adozione o, meglio, solvaino. In paese era arrivato ragazzino da Livorno per giocare nelle giovanili biancoblù che a livello regionale erano quotatissime e rivaleggiavano con Fiorentina, Empoli e Pisa. Debutta in serie D nel 1959 e lo adocchia il Pisa dove gioca due stagioni non trovando grande spazio. Per questo nel 1962 torna al Solvay che ha appena conquistato la storica promozione in serie C. È titolare inamovibile (32 presenze e un gol) e anche se i biancoblù retrocedono immeritatamente lui si fa notare ed entra nel mirino della Spal.

La Spal

Famoso l’aneddoto che riguarda Paolo Mazza, mitico presidente dei ferraresi che una domenica di quell'inverno si presenta allo stadio di Rosignano sull'auto guidata dall'autista della società. All'ingresso si qualifica: «Sono il cavalier Mazza, presidente della Spal» e la società lo riceve con tutti gli onori perché oltre ad aver portato gli estensi in serie A Mazza era anche un big a livello federale. Alla fine del primo tempo Mazza saluta e se ne va. A chi gli chiede il perché non attenda la fine della partita Mazza risponde: «Quello che dovevo vedere l'ho già visto». Era venuto per visionare Mario Bulli che lo aveva convinto subito. In estate, infatti, Mario approda a Ferrara dove gioca 14 partite in serie A. Poi due anni di B a Perugia, la C ad alto livello a Rovereto, Siena e Savona. Finirà la carriera di giocatore tornando nel 1971 a Rosignano dove inizia la carriera di allenatore.

La carriera

Nel 1973-74 dopo soli 3 punti in 4 partite il presidente Paolo Vallebona lo promuove allenatore- giocatore e il Rosignano vince sotto la sua guida la Prima categoria approdando in Promozione con Mario 23 volte in campo e il lancio di ragazzi come Marco Taffi, Marco Valtriani e Stefano Sartoni. Tornerà più volte Bulli alla guida della squadra che è il suo grande amore. Ha diretto anche Castiglioncello e Vada ma la sua passione era il forgiare i giovani e lo farà nelle giovanili biancoblù che vincono titoli provinciali e regionali.

Esigente, scrupoloso, molto diretto nel parlare ma con un cuore grande così, Mario era sempre prodigo di consigli che riguardavano la tecnica e il comportamento facendo tesoro di quello che aveva imparato quando era arrivato a Rosignano dove aveva messo su famiglie ed era diventato dipendente della fabbrica. Fu uno dei fondatori e il direttore tecnico della Scuola Calcio Aics, la prima Scuola calcio della zona e anche in questa avventura tanti sono stati i ragazzi da lui lanciati. Lascia la moglie Libera Pericciuoli e il figlio Mauro e un grande vuoto tra quelli che lo hanno conosciuto. Alberto Lazzerini, anche lui prodotto del vivaio biancoblù e poi grande tecnico, era amico fraterno di Mario.

I ricordi

«Ci siamo sentiti fino a pochi giorni fa. Una grande persona, un uomo di grandi valori. Quando con il Solvay lo affrontammo da avversario con il Pisa ci fece un grande effetto vederlo con la maglia nerazzurra. Avevamo fatto tutto il percorso delle giovanili fino alla squadra De Martino insieme e ci abbracciamo forte. Lui poi arrivò alla A e alla B e se lo meritava». Roberto Tancredi anche lui arrivato in A alla Juventus da Rosignano lo ricorda con altrettanto affetto e commozione. «Con noi c'era una grande amicizia, da giocatore era un ottimo centrocampista, un giocatore moderno che meritò di arrivare in serie A. Ci ritrovammo da avversari io alla Sambenedettese, lui al Siena. Era sempre bello rivedersi e quando potevamo lo facevamo a Rosignano».

L’ultimo saluto

La salma è stata composta all'obitorio del cimitero di Rosignano Marittimo dove stamani, sabato 6 dicembre, alle 11,30 si svolgerà il funerale. Il Rosignano Solvay ha chiesto di giocare domenica contro il Donoratico con il lutto al braccio e di osservare un minuto di silenzio.

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