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Maltempo a Cecina, famoso campeggio in ginocchio: «Lasciati soli a evacuare 120 ospiti» – Video

di Ilenia Reali

	Due immagini del campeggio colpito
Due immagini del campeggio colpito

Il racconto della presidente del club che gestisce il camping Bocca di Cecina. Quaranta bungalow invasi da acqua e fango sono da buttare, bruciati i motori della piscina

20 ottobre 2024
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CECINA. L’avvocata Samantha Corsi cammina sotto la pioggia che ieri mattina continuava a scendere a Cecina. Venerdì era arrivata da Firenze al campeggio, è la presidente del club di 1.300 soci proprietari del camping Bocca di Cecina, superando il blocco della strada a causa dell’acqua del torrente che stava tracimando e allagando l’area circostante. Erano le 13 quando dal camping si era deciso «autonomamente» di evacuare i turisti, ce n’erano ancora 120 ospitati nei bungalow della struttura. «Ho portato via io un turista disabile», dice e mostra le braccia nel gesto di alzare, di spingere. Forse una persona, forse una sedia a rotelle: è difficile decifrare i gesti della disperazione, della paura che ritorna nella mente.

Il camping è la struttura forse più danneggiata dagli allagamenti che hanno colpito Cecina e i dintorni mentre una valanga d’acqua scorreva dentro il letto del Cecina. Quasi 11 metri di altezza, un’ondata di piena attesa per ore e che fortuna non ha determinato rotture di argini ma «solo» straripamenti. Poteva essere una tragedia ancora peggiore: anche qui, al camping dove per fortuna nessuno si è fatto male e dove l’acqua è arrivata piano piano.

Samantha Corsi non piange, il viso è rigato dalla pioggia, ha i capelli bagnati mentre gira per le strade coperte di fango della struttura. È arrabbiata, furente. L’acqua se n’è andata ma ogni “casina” ne aveva almeno 10-15 centimetri e ha la base completamente inumidita. «È tutto da buttare», dice. «Sono realizzate in materiale che non si può sistemare e poi ci sono gli impianti, i motori della piscina, i campi sportivi. Non si è salvato nulla. Saranno 40 i bungalow in cui è entrato il fango, si vedeva l’acqua salire. Saranno 300mila euro di danni. Investimenti buttati al vento: siamo un’associazione senza fini di lucro, io stessa sono una volontaria anche se legale rappresentante».

Corsi lamenta di essere stati lasciati soli. «Ho visto arrivare l’acqua dal fiume. A noi si è allagata tutta la parte nuova. Devo disdire tutte le prenotazioni da qui a marzo. Ho persone che sono all’aeroporto di Genova e che ho dovuto mandare negli alberghi a nostre spese. Eravamo pieni anche nei prossimi mesi. E la prossima estate? Non abbiamo più i bungalow da affittare. Non ho più nulla».

E ora cosa rimane? Rimane la rabbia, rimane il campeggio da rimettere in piedi, rimane la paura di non riuscire a farcela. Cosa possono fare le istituzioni? «Pagare i danni, darci i soldi per rimettere tutto in piedi».

Ce l’ha con lo Stato l’avvocata Corsi esperta di appalti che dice in modo chiaro che venerdì al camping sono stati lasciati soli da tutti ma che già i cittadini sono soli davanti a nubifragi come quello di venerdì ma anche davanti a un clima che sta cambiando. «Non si fa nulla per porre rimedio, non si fanno opere per regimentare le acque, non ci si assume responsabilità nei confronti di noi cittadini che paghiamo le tasse. Non si realizzano le opere necessarie per metterci in sicurezza. Si dice una pioggia eccezionale, ma quante piogge eccezionali ci sono state e che hanno colpito ora un territorio, ora un altro?».

«Cosa dobbiamo dire ancora?», interviene Rocco Pizzinga, responsabile commerciale del camping che racconta come a un certo punto «siamo dovuti andare via senza neppure salvare il salvabile: i motori di tutte le attrezzature si sono bruciati. A qualcuno la colpa devo pur darla? Se almeno ci avessero dato la possibilità di salvare qualcosa. Se fossero venuti ad aiutarci: i vigili, la protezione civile. Nessuno, non abbiamo visto nessuno».


 

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