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Il primario: la nuova guardia medica aiuterà anche il Pronto soccorso

di Matteo Tuccini
Il primario: la nuova guardia medica aiuterà anche il Pronto soccorso

Il dottor Pepe: «Importante fare filtro sul territorio per le cure non urgenti»

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VIAREGGIO. Il nuovo numero di riferimento per la guardia medica, entrato in funzione da ieri sera, sarà un aiuto prezioso non soltanto per i cittadini che lo utilizzeranno direttamente. Ma anche per il personale del Pronto soccorso dell’ospedale Versilia, che potrà concentrarsi sulle vere emergenze. 

Ad assicurarlo è Giuseppe Pepe, direttore del reparto e coordinatore a livello regionale per l’emergenza-urgenza: «La vera scommessa per i servizi sanitari del futuro - dice Pepe - è trattenere e filtrare sul territorio le cosiddette "cure primarie", cioè i casi che non sono urgenti e possono essere assistiti senza rivolgersi all’ospedale». Compito che viene demandato alla guardia medica e al numero 116117, da ieri sera operativo a tutti gli effetti.

Il dottor Pepe parte da un dato, che è lo stesso per tutti i Pronto soccorso della Regione Toscana: il 50%, quindi metà, degli accessi «sono relativi ai vecchi codici bianchi, cioè pazienti non urgenti o problemi minori - spiega il primario - Di questi, il 70% si presentano di propria volontà in ospedale, senza chiamare prima il 118 o la guardia medica». Nel gergo del sistema sanitario è il fenomeno della "autopresentazione", che dagli addetti ai lavori non viene giudicato in maniera positiva: infatti, secondo Pepe la sanità del futuro «dovrà ridurre il più possibile questo tipo di accessi; non dico portandoli a zero, che è molto difficile, ma quasi». Perché questo? «Il Pronto soccorso - prosegue Pepe - è considerato generalmente un servizio di pronta disponibilità, a cui tutti possono accedere direttamente e senza filtri. Una porta di ingresso alla sanità pubblica. Ma questo modo di vedere, questa "narrazione" come si usa dire adesso, porta all’errore. E produce storture anche nel modo in cui gli utenti vedono il personale: si pensa che tutti i pazienti abbiano diritto a essere visitati rapidamente, con risposte veloci e qualitativamente eccelse. Lo stesso approccio al Pronto soccorso - continua il medico - evidenzia questa aspettativa che si pensa non verrà mai rispettata: "Vado al Pronto soccorso, ma so già che dovrò aspettare", si dice». In questa maniera, secondo chi lavora su questo fronte, «si crea frustrazione, e il rischio di aggressioni al personale diventa più frequente. Proprio perché ci si trova di fronte a una situazione che crea tensione». Tensione che, secondo Pepe e gli addetti ai lavori, «non corrisponde ai dati in nostro possesso: il tempo medio d’attesa nei nostri reparti è di 70 minuti, tenendo inoltre conto che le vere emergenze e i malati urgenti non aspettano in nessun caso».

Con il numero 116117 si dà al cittadino l’opportunità di rivolgersi a un servizio che può prendere in carico le sue esigenze, naturalmente quando non esiste un fattore tempo determinante. Lombalgie croniche, dette più semplicemente mal di schiena; ustioni minori che non richiedano il ricovero; le escoriazioni da caduta, purché non trauma cranico; la pressione alta: tutte queste problematiche «possono essere gestite sul territorio, che avrà a disposizione anche ambulatori attrezzati con apparecchi diagnostici - assicura il primario Pepe - I problemi di salute primari, che quindi necessitano di cure primarie, possono essere seguiti senza che si crei la necessità di andare in ospedale». Questo non significa che non si andrà più al Pronto soccorso. «Quando un professionista, come una guardia medica, ritiene importante fare degli ulteriori accertamenti, a quel punto la richiesta verrà passata a chi di dovere, ospedale compreso - chiarisce Pepe - A cambiare è la gestione del paziente, che sarà sicuramente più corretta. Gli stessi cittadini ne avranno un beneficio evidente: eviteranno di imbottigliarsi in attese a cui non erano destinati, e quando avranno bisogno del Pronto soccorso avranno a disposizione una struttura meno sovraffollata. Non voglio dire che il personale in più non ci serva: medici, infermieri e operatori sociosanitari sono fondamentali, e averli con noi è sempre importante. Ma ridurre la pressione sui nostri reparti aiuterà a gestire meglio le risorse che abbiamo a disposizione». Evitando che, in un solo giorno, arrivino 170 pazienti in poche ore, come avvenuto quest’estate al Versilia.

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