Arezzo, uccise a fucilate il vicino che gli demoliva la casa con la ruspa: assolto – Per la Corte fu legittima difesa
L’artigiano esplose sei colpi contro Gezim Dodoli che morì nella cabina del mezzo meccanico. La pm Laura Taddei aveva chiesto la condanna a quattro anni per eccesso colposo di legittima difesa
AREZZO. La Corte d'Assise di Arezzo ha assolto oggi Sandro Mugnai, l'artigiano aretino di 55 anni, che il 5 gennaio 2023 sparò e uccise il vicino di casa Gezim Dodoli, mentre quest'ultimo stava colpendo l'abitazione dei Mugnai con una ruspa a San Polo, frazione del comune di Arezzo. Mugnai esplose sei colpi di carabina caricata con munizioni da cinghiale, uccidendo Dodoli nella cabina del mezzo meccanico.
La sentenza
Il collegio, presieduto dal giudice Anna Maria Loprete, affiancata dal giudice a latere Giorgio Margheri e da sei giudici popolari, ha respinto la richiesta formulata dalla pubblico ministero Laura Taddei, che aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione per eccesso colposo di legittima difesa, sostenendo che l'artigiano avesse reagito in modo «precipitosa, avventata e sproporzionata». Secondo la Corte, invece, Mugnai non è punibile né per omicidio volontario (era questo il capo d'imputazione) né per eccesso colposo di legittima difesa: il fatto non costituisce reato. Una decisione in linea con la richiesta degli avvocati difensori Piero Melani Graverini e Marzia Lelli.
Il racconto in aula
La sentenza conclude un procedimento che ha ripercorso minuto per minuto la notte di follia, paura e violenza in cui Gezim Dodoli, 59 anni, raggiunse l'abitazione dei Mugnai mentre la famiglia era riunita per la cena dell'Epifania. L'uomo prese inizialmente a colpire con la ruspa le auto parcheggiate nel piazzale, per poi dirigere il mezzo contro la casa, sfondando parte della parete. La Procura ha sostenuto che, pur davanti a un'aggressione grave e concreta, l'esito mortale potesse essere evitato. La difesa, invece, ha insistito sulla piena legittima difesa, richiamando le condizioni di estremo pericolo, il buio, la zona isolata e il terrore vissuto dalla famiglia: una situazione degenerata in soli sei minuti, nei quali - secondo i legali - non esisteva alcuna alternativa per proteggere i propri cari. Durante il dibattimento sono stati ascoltati anche i familiari della vittima, costituiti parte civile e rappresentati dall'avvocato Francesca Cotani, che aveva chiesto la condanna dell'imputato. In aula erano presenti numerosi cittadini e figure politiche, tra le quali la deputata della Lega Tiziana Nisini e Cristiano Romani, esponente del movimento Il Mondo al Contrario del generale Roberto Vannacci, che già nei giorni successivi al fatto si erano schierati pubblicamente accanto a Mugnai. A San Polo, la comunità aveva persino organizzato fiaccolate e iniziative di solidarietà a favore dell'artigiano.
L’iter giudiziario
Il fascicolo giudiziario aveva già attraversato passaggi complessi: un primo giudice non aveva accolto la richiesta iniziale di condanna a due anni e otto mesi, disponendo ulteriori accertamenti sull'ipotesi di omicidio volontario. Successivamente, la magistrata Giulia Soldini aveva disposto la scarcerazione di Mugnai, riconoscendo la legittima difesa. Alla lettura della sentenza, l'aula è esplosa in un misto di lacrime, abbracci e applausi da parte dei sostenitori dell'artigiano.
Le parole di Mugnai
Mugnai, commosso, ha detto: «Ho sparato per salvare la pelle a me e ai miei cari. Non potrò dimenticare quello che è successo, ora spero che possa cominciare una vita diversa. Tre anni difficili, pesanti». Secondo il pm Taddei, la reazione dell'artigiano - nata da banali ruggini con il vicino - aveva travalicato i limiti della proporzione. Per la difesa, invece, la minaccia concreta rappresentata dal mezzo meccanico che stava demolendo la casa giustificava pienamente l'uso dell'arma. Quel 5 gennaio 2023, tutto avvenne in pochi minuti: Dodoli prima danneggiò le auto in sosta, poi puntò la macchina operatrice contro l'abitazione. Mugnai, spinto dal terrore per l'incolumità propria e dei suoi familiari, imbracciò il fucile e sparò verso la cabina della ruspa, uccidendo l'aggressore.
