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L’inchiesta di Report su scafi veloci e traffico di armi tocca la Toscana

Lo scafo incompleto di una delle barche mostrate durante il servizio di Report
Lo scafo incompleto di una delle barche mostrate durante il servizio di Report

Dalla crisi di un cantiere navale allo strano ritrovamento di mitragliatrici

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MASSA-CARRARA. Mitragliatrici abbandonate in un cantiere navale in Veneto, vicino Rovigo, destinate (ma mai vendute) a essere montate a bordo di due motovedette passate anche per un cantiere navale in Toscana, a Massa-Carrara.

È l’ultima inchiesta di Report, firmata dal giornalista Daniele Autieri, che pare rivelare un possibile traffico internazionale di armi. I cantieri navali oggetto dell’inchiesta sono un’azienda strategica che, tra le altre cose, produce motovedette militari e persino la nave ammiraglia della Guardia di Finanza. Per cento anni è stata sotto il controllo di una famiglia ma due anni fa è andata in crisi e il tribunale di Rovigo l’ha messa all’asta.

Li acquista un imprenditore edile, che ha ottenuto il via libera da parte dei creditori e anche dall’ufficio della presidenza del consiglio del golden power. L’acquisto del cantiere costa 8.2 milioni di euro, soldi di non chiara provenienza secondo Report. L’operazione ottiene l’ok del governo, perché essendo l’azienda di interesse strategico per il Paese, è sottoposta al golden power. L’imprenditore, spiegano nella trasmissione, impone delle condizioni al tribunale, chiedendo che venissero fermate le produzioni precedenti. «Se non avessimo fatto così ci saremmo trovati in grosse difficoltà, non si capisce cosa stessero combinando», spiega nel servizio andato in onda ieri sera, domenica 16 novembre, su Rai 3.

Autieri si stava occupando della crisi finanziaria di questa azienda, quando scopre le due mitragliatrici pesanti non registrate. Sono armi che generalmente vengono montate sulle motovedette e che invece sono inspiegabilmente “abbandonate” nel cantiere. Come mai? Un perito balistico intervistato da Report, durante il servizio, spiega il viaggio delle armi e che avrebbero dovuto «essere registrate e venendo da un mercato legale non se ne dovrebbe perdere traccia».

La bolla sulle casse, si vede nel servizio, riporta che il destinatario è uno dei figli della vecchia proprietà, la famiglia che possedeva il cantiere prima della crisi finanziaria. Pochi giorni dopo l’attentato al conduttore di Report Sigfrido Ranuci, uno dei manager assunti dalla nuova proprietà del cantiere racconta di aver ricevuto una «irrituale richiesta di dimissioni».

Gli scafi delle motovedette che dovevano essere realizzate dai cantieri in Veneto rimangono incompiuti e vengono spostate da Adria a La Spezia. Le motovedette dovevano essere vendute insieme alle mitragliatrici che invece rimangono in Veneto. Gli scafi finiscono a Massa Carrara, in un’azienda incaricata dal cantiere veneto di realizzare gli scafi, nota per la sua abilità nel costruire «le Ferrari del mare».

Il proprietario dei cantieri navali spiega a Report che i pattugliatori erano destinati all’Oman e le armi avrebbero dovuto montarle nei cantieri veneti, gli unici autorizzati a farlo. Le barche tornano in Veneto ma lì i fucili non vengono montati. Documenti in mano a Report mostrano come ci sono due accordi con l’Oman, uno in cui è previsto l’accordo dei fucili e il secondo dove i fucili scompaiono e la cifra relativa si riduce proprio di quell’importo.

L’ipotesi di Report è che le armi siano state sfilate da una commessa autorizzata per essere vendute altrove. Nella seconda parte del servizio si ricostruiscono poi anche intrecci del cantiere navale con faccendieri e politica veneta. 

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