Economia e politica
Il “purgatorio” di oltre 1.600 Oss toscani: mancano posti, ma nessuno li chiama. E ora rischiano una beffa
Nel 2021 hanno superato un concorso pubblico: «Chiediamo di poter lavorare e servire il sistema sanitario semplicemente con dignità e professionalità»
Sono lì che aspettano. Da almeno quattro anni, da quando, nel 2021, hanno fatto quel concorso pubblico che sembrava potergli spalancare le possibilità di un lavoro “vero”, un posto in una struttura sanitaria pubblica della Toscana. E, invece, sono ancora lì, appesi a quella graduatoria che potrebbe essere cancellata, quasi con un colpo di cimosa, da un nuovo concorso. E sono tanti: per la precisione 1. 670. Praticamente un piccolo comune, come Montecatini Val di Cecina o Riparbella per dare un ordine di grandezza. Loro, però, sono Oss, un acronimo che sta per operatore socio-sanitario. Sono quelli che aiutano i pazienti a lavarsi, a mangiare, a camminare quando non riescono. E poi misurano la pressione piuttosto che la frequenza cardiaca. Insiemi agli infermieri, sono i primi ad essere ringraziati dai primari dei reparti e, spesso, anche dai pazienti.
Il caso
Sarebbero preziosi e ricercatissimi, perché mancano: 57 all’Azienda ospedaliera Pisana, settanta all’Ospedale di Careggi a Firenze, solo per fare un paio di esempi. Di quei 1. 670, però, sembra non ricordarsi quasi più nessuno.
«Ai margini»
«Restiamo ai margini, invisibili» sorride amara Dorina Firica, operatrice socio-sanitaria empolese e rappresentante dei cosiddetti “Oss Idonei”, quelli che hanno superato il concorso e sono entrati in graduatoria ma, a quattro anni di distanza, sono ancora in attesa di una chiamata, «anche se gli ospedali lamentano carenze di personale e, spesso, si ricorre a contratti interinali e ad agenzia esterne».
Beninteso, qualcuno ce l’ha fatta: nel 2021, infatti, superarono il concorso ed entrarono in graduatoria in 2. 611. La differenza fra questi e coloro che sono ancora in attesa fa 941, ma, attenzione, «non è così alto il numero di coloro che sono stati assunti – spiega Firica -: non ho un dato preciso, ma credo che non si arrivi a cinquecento».
La graduatoria
E gli altri? «Sono stati chiamati, ma hanno rinunciato e, dunque, sono usciti dalla graduatoria» spiega. Sì, succede anche questo. E non è assolutamente una follia: «Di solito rinuncia chi è in graduatoria ma vive fuori regione oppure, per farle un esempio, abita a Massa Carrara ma gli è stato proposto un lavoro a Grosseto: quando ci sono situazioni in cui il posto di lavoro è molto lontano dalla propria abitazione, quasi tutti rinunciano. Soprattutto quando si ha famiglia e figli piccoli».
Dietro ogni nome di quella graduatoria, infatti, non c’è solo un lavoratore, ma spesso una famiglia, dei bambini, un progetto di vita di cui quel concorso superato, che sembrava preludere a un lavoro sicuro, costituiva, e costituisce ancora, una tessera importante, per tanti addirittura fondamentale. Per questo gli “Oss idonei” hanno cominciato ad organizzarsi.
Sono partiti più di un anno fa dato che alla fine del 2024 quella graduatoria si sarebbe dovuta «estinguere», benché con quasi due mila idonei ancora in attesa. Anche grazie ad una petizione pubblica, hanno ottenuto una prima proroga sino ad aprile scorso e poi un’altra che l’ha lasciata aperta sino a che non sarà bandito un nuovo concorso.
«Vogliamo giustizia»
Per loro, però, non è questo il punto. «Non chiediamo privilegi, vogliamo solo giustizia e che venga rispettata una graduatoria pubblica, trasparente e meritocratica – sottolinea Firica -. Chiediamo di poter lavorare e servire il sistema sanitario con dignità e professionalità. È importante ricordarsi che dietro ogni nome di quella graduatoria c’è una storia, una famiglia, un sogno: non lasciate che tutto questo venga ignorato, dateci futuro».
Poi la precisazione, tutt’altro che irrilevante nella vicenda riguarda gli “Oss idonei dimenticati”. «Desidero anche evidenziare un aspetto spesso trascurato ma fondamentale – conclude – : le assunzioni di operatori socio-sanitari tramite agenzie interinali gravano comunque sul bilancio pubblico sotto la voce “costo del personale”. Le cose quindi non tornerebbero anche dal punto di vista economico. Perché non si tratta di un risparmio, ma di una spesa che, paradossalmente, a volte può risultare persino più onerosa rispetto all’assunzione diretta di personale idoneo da graduatoria».
