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In Toscana parte la caccia ai tartufi: «Sarà una grande stagione per due motivi» – I consigli dell’esperto e la zona top


	Inizia la stagione del tartufo
Inizia la stagione del tartufo

E a San Miniato si scaldano i motori per la storica mostra mercato del nostro “oro bianco”

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Ci siamo. Da mercoledì 1 ottobre parte la “caccia” al tartufo bianco a San Miniato e in tutte le zone attorno alla città della Rocca dove si sta avvicinando l’appuntamento con la mostra mercato che attira ogni anno migliaia di visitatori da tutta Italia e da molti Paesi europei. Quest’anno però, c’è una novità, come ha spiegato il sindaco Simone Giglioli: «San Miniato si conferma terra di eccellenze, dove il cammino dei pellegrini si intreccia da secoli con la cultura, la spiritualità e i frutti unici della nostra terra, come il Tartufo Bianco. Il riconoscimento Unesco della Via Francigena e del Tartufo come patrimoni mondiali dell’umanità, apre a nuove opportunità di sviluppo sostenibile, promozione turistica e valorizzazione del nostro patrimonio culturale e ambientale. Proprio quest’anno, per la prima volta, la raccolta del tartufo bianco si apre il primo ottobre, dopo la decisione della Regione di posticipare l’avvio della stagione per tutelare la qualità del prodotto, messa alla prova dai cambiamenti climatici».

Il parere dell’esperto

E come ogni inizio di raccolta che si rispetti, arriva la domanda su come sarà il tartufo. Secondo l’operatore del settore Giampiero Montanelli, «le stagioni sono sempre difficili da prevedere. Rispetto all’anno scorso il prodotto dovrebbe essere sano visto come sono state le condizioni meteorologiche nel mese di settembre, ovvero, con acqua sufficiente, non troppa. Anche il terreno boschivo sembra abbia il suo grado di umidità ottimale. Questo fa pensare a un buon inizio della stagione». È il momento tanto atteso, quindi, anche se da tempo ormai a San Miniato e dintorni si punta a destagionalizzare una delle principali eccellenze dell’enogastronomia locale e della cultura di questo territorio. Rientra in quest’ottica il quadro che unisce Via Francigena, pellegrini, tartufo ed esperti del settore con la “cercata” e la “cavata” del tartufo in Italia che sono state riconosciute dall’Unesco come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità il 16 dicembre 2021. Ora si sta lavorando per la candidatura a Patrimonio dellUmanità Unesco per la Francigena, operazione di cui la Toscana è capofila.

Prospettive

«Tutto questo meritava attenzione, specie alla luce delle prospettive che si aprono per i territori e la vigilia dell’apertura della stagione di raccolta del tartufo bianco, spostata quest’anno al primo di ottobre, il giusto momento di restituzione. Da qui l’iniziativa Francigena e Tartufo patrimoni dell’umanità, nuove prospettive di sviluppo con il riconoscimento Unesco – spiega Fabrizio Mandorlini del gruppo di lavoro di “Toscana tutto l’anno”. Un evento che si è svolto martedì 30 settembre nell’auditorium di San Francesco a San Miniato alla presenza, tra gli altri, di Mandorlini, Giglioli, anche in qualità di coordinatore regionale dell’Associazione nazionale Città del tartufo; Marino Lupi, presidente Associazione Toscana vie Francigene 2.0; Paolo Sani, Club per l’Unesco di Vinci; Federico Eligi, che ha parlato del “Dossier della candidatura Unesco e prospettive per i nostri territori”; Samantha Cesaretti, presidente Associazione Sentieri di Felicità Aps; Vittorio Gasparrini, Club Unesco di Firenze; Roberta Benini, presidente del Comitato regionale delle Rievocazioni storiche della Toscana; Simona Rossetti, presidente Associazione nazionale Città dei presepi.

Il protocollo

L’iniziativa si inserisce nel percorso di “Toscana tutto l’anno” a seguito della firma del protocollo tra le associazioni e i cammini con la Regione Toscana e ha come scopo quello di creare un arricchimento di proposta che si autoalimenta mettendo in rete manifestazioni, rievocazioni storiche, infiorate, canto del maggio, presepi e facendoli incontrare con prodotti di eccellenza che il territorio esprime. E il tartufo è senza dubbio uno di questi. «Molti dei territori della Toscana, quasi la metà della sua superficie, sono a vocazione tartufigena e in particolare sono luoghi dove il tartufo bianco cresce», ha aggiunto Mandorlini. 

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