La tragedia
L'ex 5Stelle Di Battista: «Il killer dell’astensionismo colpirà anche le regioni rosse»
L’ex enfant prodige del Movimento ha fatto tappa a Carrara per partecipare alla festa del Fatto a Carrara: «La Meloni? La presidente di uno Stato Usa»
Acuto, tagliente, senza filtri. Non è cambiato il piglio del “Diba” che affiancò Beppe Grillo nel momento d’oro dell’ascesa dei Cinquestelle, che fu poi parlamentare per il Movimento (dal 2013 al 2018) da cui poi prese le distanze nel 2021. Ma dalla politica, tiene a puntualizzare, non è uscito, tutt’altro. Oggi Alessandro Di Battista, 47 anni, si occupa a fondo di geopolitica, scrive libri, è un opinionista ricercato, realizza documentari nei luoghi di guerra. Riempie le piazze contro la guerra e per i diritti civili: lo ha dimostrato con la manifestazione per Gaza organizzata dall’associazione Schierarsi, di cui è vice presidente. In questi giorni ha fatto tappa a Carrara per partecipare a “Paper Fest - Libri in piazza”, festival sui libri e la politica ideato dall’editrice Paper First della società editoriale Il Fatto. Appena arrivato ha partecipato a un pranzo sociale della parrocchia, gomito a gomito con chi solo grazie alla mensa di una onlus può riuscire a mangiare ogni giorno.
Di Battista, come definirebbe il mondo in cui stiamo vivendo?
«Un mondo in cui la politica non ha il primato di democrazia, è la grande finanza che detta legge. Un mondo in cui c’è la guerra, in cui l’Unione europea è serva di questo capitalismo finanziario; anzi, direi un vero totalitarismo. L’Ue ha varato diciotto pacchetti di sanzioni contro la Russia, nessuno contro Israele. E Putin sembra santa Maria Goretti rispetto a Netanyahu».
E lo scenario politico italiano, invece?
«Quelli che hanno preso voti spacciandosi per sovranisti sono in realtà i peggiori servi di Washington e Tel Aviv, i peggiori che l’Italia abbia mai avuto. Il loro è un operato a favore di lobby estere, perlopiù americane».
Anche la stessa Giorgia Meloni?
«Meloni non si comporta da presidente del consiglio dei ministri, ma da governatore di uno stato americano, ma di un piccolo stato americano, il cinquantunesimo degli Stati Uniti d’America».
Per quale scopo governerebbe così?
«Lei pensa che agendo così possa guadagnare facilitazioni rispetto all’Unione Europea, ma sotto sotto c’è solo del servilismo verso Trump».
«Come giudica la politica estera dell’Italia in questo momento storico?»
«L’Italia non ha alcuna politica estera; la politica estera dell’Italia la fa piuttosto la Casa Bianca».
Accadeva anche nell’ultima legislatura prima di quella guidata dalla presidente Meloni?
«Mario Draghi era sulla stessa linea».
A suo avviso, a cosa può portare, nel lungo periodo, una politica interna ed estera improntata su questi schemi?
«Io onestamente non me ne capacito: credo che stiamo impoverendo il nostro Paese. Credo che questo tipo di politica non porti a nulla. È sufficiente guardarsi intorno: l’Italia sta affrontando la peggiore crisi demografica della sua storia, la popolazione italiana si sta estinguendo e questi politici spendono milioni in armamenti, è incomprensibile. A Carrara ho partecipato al pranzo della onlus Centro Sociale, presso la locale parrocchia. Tra i partecipanti, la presenza di italiani e di stranieri era assolutamente pari, prima era del settanta per cento di stranieri e del trenta di italiani. E noi dobbiamo sentire che spendiamo il cinque per cento del prodotto interno lordo in armamenti. E dire che Meloni era quella delle culle vuote e della famiglia tradizionale. Il fatto è che oggi è difficilissimo fare figli. Si parla di aumento di occupazione, ma che tipo di occupazione è? Di schiavi moderni».
È da poco in libreria il suo ultimo libro, “Democrazia deviata”. Perché “deviata”?
«I cittadini non vanno più a votare, per la consapevolezza che la politica non conta più nulla. Conta molto di più un amministratore delegato di un fondo di investimento che Meloni. Purtroppo è vero. Democrazia significa che chi decide è il popolo. Noi decidiamo? No. Israele è democratica? Il fatto che in uno stato si voti non significa che solo per questo ci sia democrazia. Ho scritto questo libro perché non ha più senso parlare di democrazia».
La Toscana è alla vigilia delle elezioni regionali. La Toscana, come l’Emilia Romagna, è una delle regioni “rosse” dove il voto era qualcosa di sacro. Qual è la sua previsione?
«L’astensionismo colpirà anche nelle regioni in cui la partecipazione alla politica era alta. Nel prossimo futuro, la lotta sarà fra potente e cittadino. Non credo più nella destra e nella sinistra, specialmente nella politica del capitale. Del resto, chi ha acuito l’ex articolo 18 sono gli ex comunisti».
Lei, Di Battista, da anni ha preferito uscire dalla scena della politica attiva, dal Movimento Cinque Stelle, dalle candidature per ricoprire ruoli istituzionali. Nel suo futuro potrebbe esserci un ritorno?
«Guardi, io di politica attiva io ne faccio ogni giorno. Alla manifestazione di pochi giorni fa a Roma contro la guerra nella Striscia di Gaza abbiamo portato in piazza quindicimila persone. Sfido tutti i partiti politici a portare sotto il sole quindicimila persone a manifestare per Gaza».