Un bambino può avere due mamme. Glenda e Isabella, la coppia toscana simbolo dei diritti: «Vinta la battaglia»
Storica sentenza della Corte Costituzionale che dà ragione a una coppia lesbica. Le due avvocatesse versiliesi potranno riconoscere una figlia avuta con Pma
ROMA. Anche in Italia i bimbi nati da procreazione medicalmente assistita (Pma) potranno avere due mamme, come succede in molti altri Paesi del mondo. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, con la sentenza numero 68 depositata mercoledì scorso, che afferma che non si può vietare alla madre intenzionale (quella non biologica) di riconoscere il figlio al momento della nascita. «È incostituzionale – scrivono i giudici – il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita legittimamente praticata all’estero».
La Consulta ha rilevato anche che «non è irragionevole negare l’accesso alla procreazione medicalmente assistita a donne single» e ha ribadito «che non sussistono ostacoli costituzionali a una eventuale estensione, da parte del legislatore» all’accesso anche a nuclei familiari diversi da quelli attualmente indicati, e nello specifico alla famiglia monoparentale.
La circolare di Piantedosi
Non sarà dunque possibile cancellare dagli atti di nascita il nome della madre intenzionale come indicato nella circolare del giugno 2023 inviata dal Viminale alle Prefetture che aveva portato all’impugnazione degli atti per molti bimbi nati in Italia da procreazione assistita con due mamme, come nel caso di Padova, dove il provvedimento, unico caso in Italia, era stato interpretato in modo retroattivo, a partire dai nati e registrati all’ufficio anagrafe dal 2017.
Il caso versiliese
La Consulta si è espressa sul caso del riconoscimento di un bimbo, il secondo di una coppia di Camaiore, Isabella Passaglia e Glenda Giovannardi, per il quale era stato impugnato l’atto di nascita, creando nella stessa famiglia una doppia distorsione: la coppia aveva già un’altra bimba più grande, ma l’impugnazione era arrivata solo per il secondo. Nello scorso mese di luglio, il tribunale di Lucca aveva inviato gli atti alla Consulta sollevando questione di costituzionalità.
La gioia delle mamme
«Avevamo tanta paura, temevamo di poter perdere questa nostra battaglia ma alla fine abbiamo vinto per i nostri bambini e per quelli di tante altre coppie come la nostra – commenta entusiasta Isabella Passaglia – siamo entrambe avvocate e quindi sapevamo che potevamo farcela ma l’esito non era affatto scontato. È stata una lunga battaglia ma ne è valsa la pena. Siamo felici e frastornate, perché non pensavamo che la questione potesse avere così tanta eco e attenzione. Ringraziamo il supporto che ci ha dato il Comune di Camaiore anche nella fase del procedimento e il tribunale di Lucca che ha portato la questione all’esame della Corte Costituzionale».
Il Comune di Camaiore
«Camaiore ha vinto – commenta il sindaco Marcello Pierucci, Pd, che è anche presidente della Provincia di Lucca – ha vinto una battaglia di umanità, di morale, di istituzione. Da anni a Camaiore stiamo riconoscendo i bambini nati in Italia e figli di due madri: un atto sacrosanto e doveroso, perché siamo certi che una civiltà, per essere tale, deve avere istituzioni che non discriminino nessun cittadino, qualunque sia la sua scelta di vita. Nel 2024 la questione era stata rinviata alla Corte Costituzionale, soprattutto dopo che, nel 2023, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca – che ringrazio per l’impegno profuso su questa pratica – aveva presentato una richiesta di rettifica dell’atto di nascita di un minore emesso dal Comune di Camaiore. Adesso la Corte Costituzionale si è espressa e ha dato ragione a Camaiore, determinando l’esistenza di una lesione dei diritti costituzionalmente garantiti, in fatto, soprattutto, di discriminazione e tutela. E ha definito incostituzionale opporvisi. Questa è una sentenza storica, che cambia la vita di tante madri e afferma un principio di civiltà giuridica nell’interesse di tutti i bambini. Siamo fieri che il nostro Comune sia stato il primo in Italia a capire che la giustizia e l’umanità stanno da questa parte, dando concretamente tutela con i riconoscimenti all’anagrafe. Io che vengo dal mondo cattolico – sottolinea il sindaco – mi sono posto con molta serietà e rispetto di fronte a questo tema. Ho voluto conoscere le mamme, ho seguito il loro percorso fin da prima della nascita. E mi sono convinto che i diritti civili delle persone vanno rispettati».
Il tribunale di Lucca
Cruciale, come detto, è stato il tribunale civile di Lucca, che a differenza di altri si è posto dei dubbi sulla legittimità costituzionale del divieto ordinato dal governo e ha rimesso la questione all’esame della Consulta. Dalla scelta del collegio formato dal presidente Gerardo Boragine con a latere i giudici Alice Croci e Maria Giulia D’Ettore è derivato il verdetto della Corte Costituzionale.
La reazioni politiche
Diviso ovviamente il mondo politico. Se la destra esprime netta contrarietà nei confronti della sentenza («cancellare per scelta dalla vita dei bambini il papà o la mamma resta un mutamento antropologico che non potremo mai considerare un progresso dalla vita dei bimbi» ha detto la ministra per la famiglia Eugenia Roccella) , la sinistra la saluta come una conquista di civiltà («i legami affettivi e familiari non si cancellano per decreto o con crociate ideologiche e non ci sono figli di serie B» le parole della segretaria del Partito democratico Elly Schlein).
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