Anastasia, 31 anni: una dei lemuri più longevi d’Europa vive nel parco zoologico di Cecina
La sua è una specie minacciata di estinzione, è stata inserita nella “Lista rossa” dell’Unione internazionale per la conservazione della natura
Una signora di origine francese in pelliccia rossa, di quelle che ti guardano un po’ dall’alto in basso, soprattutto quando se ne sta in cima a quel ramo a fare yoga o a prendere il sole e preferisce non essere disturbata. L’età avanza, ma lei porta i suoi anni con eleganza e non li dimostra affatto. Anastasia il 9 maggio festeggerà 31 anni, un’età di tutto rispetto per una “vari”. È infatti una dei lemuri più longevi d’Europa e vive nel parco zoologico Gallorose di Cecina, in provincia di Livorno. È nata nello zoo di Montpellier ed è arrivata qui nel gennaio del 2007, quando aveva 17 anni.
In natura l’aspettativa di vita di un lemure è di circa 20 anni e Anastasia l’ha superata ampiamente. Purtroppo appartiene a una specie, quella dei lemuri, “criticamente minacciata” di estinzione, inserita nella “Lista rossa” dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).
Il lemure, animale simbolo del Madagascar, paga fortemente la caccia senza regole e il disboscamento selvaggio delle foreste pluviali che sono il suo habitat. «Il compito dei parchi zoologici moderni – spiega Margherita Ceppatelli che insieme alla sua famiglia gestisce il parco Gallorose – è anche quello di proteggere e preservare le specie animali, in particolare quelle a rischio, contribuendo alla conservazione della biodiversità. Lo facciamo nel nostro parco e anche finanziando progetti di conservazione in natura come il Volohasy che nasce per la riforestazione degli alberi dragone nella foresta di Maromizaha, un serbatoio unico di biodiversità del Madagascar. La perdita di questi ecosistemi è la principale causa di estinzione dei lemuri».
In Madagascar ci sono almeno 100 specie diverse di lemuri. Anastasia è una vari, uno dei lemuri dalle dimensioni maggiori. Il suo vicino, Leonardo, è un vari bianconero. È più giovane di lei, ha 14 anni, ed è arrivato al Gallorose che era poco più di un cucciolo. «Aveva appena un anno e un fratello gemello, Filiberto. Sono cresciuti qui praticamente», sottolinea Ceppatelli. Ma dallo scorso autunno Leonardo è rimasto solo: l’alluvione che ha colpito la zona sud di Cecina ha causato grossi danni al parco Gallorose e provocato anche la morte di Filiberto. Ma Leo non ha perso il suo spirito socievole e giocherellone, per lui anche il training è un divertimento. Proprio perché appartengono a una specie inserita in progetti di conservazione, il loro stato di salute deve essere rigorosamente controllato, così come il peso, ad esempio. Per far sì che queste procedure siano meno stressanti possibile, i keeper, il personale che si prende quotidianamente cura degli animali, porta avanti appunto dei training, un particolare addestramento che mira a creare un rapporto di fiducia e collaborazione tra l’animale e il suo keeper.
Appena la keeper entra nell’exhibit, Leonardo le corre incontro, saltando da un ramo all’altro, curioso e impaziente di vedere se ha qualche “dono” goloso nascosto da qualche parte. Anastasia è una signora, ovvio che sia più cauta e diffidente, ma con pazienza e costanza, con il tempo, anche lei ha iniziato a fidarsi: si avvicina e con delicatezza prende quello che le viene offerto, ma sempre se e quando le va. «A volte sembra una vecchia burbera. Leonardo adora le coccole, Anastasia ha meno voglia di moine, capita che faccia finta di non sentire neanche e se ne sta lassù in posizione yoga e a malapena ti guarda. In compenso però è molto golosa», evidenzia Ceppatelli.
E anche la dieta è strettamente controllata. Cosa mangiano? Frutta, tanta e di tutti i tipi. «Quattro etti tra mele, banane, kiwi, fragole… E anche un po’di verdure. Anastasia impazzisce letteralmente per l’insalata, mentre Leonardo preferisce le carote. Poi prendono una piccola quantità di mangime specifico e piccole integrazioni di insetti, vermicelli e semi, come quelli dei pappagalli. Una volta a settimana il miele, di cui vanno ovviamente matti, e lo yogurt», racconta Margherita Ceppatelli. Capita, poi, di vedere che appesi ai rami degli alberi nei loro exhibit ci siano dei sacchetti di carta o delle scatole di cartone forate a terra. «Servono per gli arricchimenti. Ci mettiamo dentro dei semi o del cibo. Per prenderlo devono ingegnarsi e passarci del tempo. Sono piccole attività che ne favoriscono il benessere», evidenzia. E ammirarli mentre si impiastricciano il musetto con i barattolini di yogurt è uno spasso. «E dovreste vedere con gli specchi: passano ore a guardarsi», conclude Ceppatelli.
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