Dentro la vita di un paracadutista: il racconto di un protagonista e di una figlia, orgogliosa del padre
Un militare della caserma Marini di Pistoia racconta: «Devi saper gestire situazioni rischiose restando calmo e lucido. Nel lancio è impressionante la velocità: provo una scarica di adrenalina»
Il paracadutismo è una professione che richiede forza fisica e impegno mentale, tanto per chi la pratica quanto per chi è vicino a chi la vive. Ho intervistato un militare della caserma Marini di Pistoia (che ha chiesto di rimanere anonimo), che ha ammesso di aver scelto il paracadutismo per il fascino della divisa e il colore amaranto del basco, simbolo di un corpo che si distingue. «Non è solo un colore, è un marchio di appartenenza che rappresenta sacrificio e onore», spiega.
Un paracadutista deve affrontare i momenti più difficili senza perdere il controllo. «Devi gestire le situazioni più rischiose, restando calmo e lucido - dice - Durante il lancio la velocità è impressionante e provo una forte scarica di adrenalina». Una sensazione unica, dove paura e serenità si mescolano. «Corpo e mente devono essere in sintonia - aggiunge - Solo così puoi affrontare al meglio le sfide, in missione o nella vita quotidiana». Le missioni internazionali sono le esperienze più significative: «Ognuna ha una sua storia, ma l’importanza del lavoro di squadra resta centrale. Se uno sbaglia, sbagliano tutti, quindi è fondamentale fidarsi dei compagni».
La disciplina è la chiave: «L’aspetto più impegnativo è la disciplina verso i colleghi e i superiori». È questa disciplina che gli ha insegnato a rimanere lucido nei momenti difficili. A chi sogna di diventare paracadutista, dice: «Serve grinta, forza di volontà e la capacità di affrontare le prove difficili».
Il paracadutismo non è solo una professione, ma uno stile di vita che richiede impegno. Quello dei paracadutisti è un corpo fiero, disciplinato e tenace, che si distingue da tutte le altre forze armate.
Ci sono poi coloro che sono in qualche modo legati a un paracadutista. I familiari, ad esempio. Avere un papà paracadutista significa affrontare emozioni diverse. Lo racconta Siria De Donno, figlia di un paracadutista, e da sempre orgogliosa di lui. Fin da piccola, ha ammirato il lavoro del padre. Ogni missione porta con sé rischi, una realtà che Siria ha imparato a conoscere sin da bambina, quando la paura era più forte della consapevolezza.
«Da bambina avevo più paura, ma con il tempo ho imparato a gestirla, anche se la preoccupazione non va mai via», dice. Da lui ha imparato i valori che l’hanno formata: disciplina, rispetto, spirito di squadra, «e non lasciare nessuno indietro, anche nelle difficoltà».
Suo padre le ha dimostrato che, nonostante tutto, non bisogna mai arrendersi: «Un paracadutista deve sapersi sacrificare per un bene comune e restare lucido anche nei momenti più difficili».
Per suo padre, il paracadutismo non è solo un mestiere, ma è una famiglia. «Ho perso dei camerati, ma ne ho incontrati tanti altri. Ogni giorno è una nuova esperienza, che mi ha reso quello che sono», dice.
Siria lo ammira per la forza con cui affronta ogni sfida e per la sua capacità di trasformare la paura in determinazione: «Nel momento del salto provo paura, ma dopo l’apertura della vela arriva la calma».
Siria è orgogliosa di lui ogni giorno: «Non ci sono momenti in cui lo sono di meno», dice. Anche quando è lontano «noi siamo sempre qui ad aspettarlo a braccia aperte».
*Studentessa dell’istituto Einaudi di Pistoia