L’incidente
Nave incagliata, rimozione e rischi ambientali: incubo relitto sull’estate apuana. Indagato il comandante
A Marina di Massa verifiche dei subacquei per testare le condizioni dei serbatoi dove ci sono 100 tonnellate di gasolio. Il sindaco: «Serviranno mesi»
MASSA. C’è il rischio che diventi la cartolina dell’estate apuana 2025 il relitto della nave-cargo Guang Rong incagliata perpendicolarmente al pontile “decapitato” di Marina di Massa. «Anche volendo essere ottimisti – dice il sindaco Francesco Persiani, riflettendo dalla spiaggia da cui “stacca” il suo molo devastato – l’impressione è che la vedremo qui per mesi». È un problema.
Il naufragio
Battente bandiera cipriota, di proprietà della società Sea Commander riconducibile alla famiglia Boscolo Contandin di Chioggia, della società armatrice Stema di Mestre, la Guang Rong è naufragata – dopo aver scarrocciato a poche decine di metri dalla costa apuana – la sera del 28 gennaio, arenandosi su di un lato del pontile per poi iniziare a urtarlo, spinta dalla forza delle onde, provocando così il distaccamento dell’apice del molo: la rotonda. Sarà un’inchiesta della Procura di Massa condotta dalla pubblica ministero Clarissa Berno – per cui è indagato il comandante della Guang Rong, Milan Durisic, 42 anni, del Montenegro che dovrà rispondere di naufragio colposo – a chiarire che cosa sia accaduto dalle 18,30 del 28 gennaio quando la nave, che era in rada, è partita dal porto di Marina di Carrara, alle 21 quando ha sbattuto contro il pontile di Marina di Massa.
Il rischio ambientale
Adesso però il rebus è un altro. A Marina di Massa sono arrivati i sommozzatori: il reparto subacqueo della guardia costiera di Genova e i sub della polizia di Stato della Spezia. Devono verificare quali danni lo scafo della Guang Rong abbia subito. E soprattutto devono raggiungere i serbatoi dell’imbarcazione e controllare se e (eventualmente) quanto di 100 tonnellate di gasolio e di più di seimila litri di olio lubrificante sia scivolato in mare. Arpat ha già fatto dei campionamenti delle acque. E per l’Agenzia ambientale «allo stato attuale, non ci sono segnalazioni di rilasci significativi di sostanze inquinanti dalla nave nell’area interessata». Al lavoro ci sono due imprese livornesi – la Fratelli Neri e Labromare – che stanno allungando in mare le cosiddette panne per delimitare lo specchio d’acqua intorno al relitto in caso di scarico accidentale della “miscela”. Va da sé che se si verificasse una fuoriuscita, l’immagine di Massa-città balneare sarebbe compromessa. È una corsa contro il tempo: Arpat dice: «Allo stato attuale».
Enigma tempi
«L’armatore ci ha confermato l’intenzione di procedere celermente», dice il sindaco. Ma alla domanda se quel relitto la prossima estate sarà ancora lì, Persiani non sa (comprensibilmente) rispondere: «Se dovessi scommettere. ..», e non termina la frase. Si fanno gli scongiuri ma si cerca anche di essere realisti. La tabella di marcia è chiara ma le tempistiche sono avvolte nella nebbia, riconosce lo stesso primo cittadino. Certo è che prima dovrà essere succhiato via il carburante; poi dovrà essere trasportato altrove il carico di novemila tonnellate di tout venant, la ghiaia di grosse dimensioni prelevata dalle cave di marmo, «fortunatamente materiale – spiega Persiani – che era già destinato ad andare in mare (per la costruenda diga foranea del porto di Genova, ndr) quindi sappiamo che è già stato caratterizzato e non è particolarmente dannoso per l’ecosistema marino». Poi sarà la volta del recupero del relitto, l’operazione più imponente, più complicata. Non sarà la Costa Concordia naufragata all’Isola del Giglio ma tant’è. «Ancora non sappiamo – aggiunge il sindaco – quale siano le ipotesi», le chance da valutare per tirar via la nave da lì, «abbiamo solo il sentore che si tratti di operazioni lunghe, complesse – dice – per le quali ogni fase necessità di un’autorizzazione», di un nulla osta. Ancora non si sa neppure se, per esempio, la struttura del pontile possa essere usata come punto di appoggio per lavorare alla nave: tecnici del Comune stanno verificando se sia stata compromessa irrimediabilmente.
Gli imprenditori del mare
Nel frattempo c’è il no comment di una delle più rappresentative associazioni degli imprenditori apuani che chiedono pane al mare, il Consorzio Balneari Massa presieduto da Itala Tenerani: troppo poco chiara sarebbe ancora la situazione per esprimersi sul futuro, per pensare all’estate 2025, nonostante la fiducia che la categoria ripone nella Capitaneria di porto di Marina di Carrara. Non tacciono invece i Paladini apuo-versiliesi, associazione che si batte per il litorale apuano: «Ancora non si è parlato del danno di immagine provocato da questo naufragio, per una costa già martoriata dai danni erosivi effetto del porto di Carrara». A sollevare gli animi ieri sul pontile di Marina di Massa è giunto il presidente della regione Toscana Eugenio Giani che ha assicurato l’impegno di Firenze per restituire a Massa il suo pontile, Luogo del Cuore sfregiato.